Endless Ocean: Luminous: la recensione

Immergiamoci (letteralmente) nelle acque profonde di una muova, rilassante e mistica avventura targata Nintendo

Spesso e volentieri gli appassionati sono i più feroci tra i critici dei propri prodotti preferiti, vuoi per un’insana passione, vuoi per attaccamento e preoccupazione, vuoi anche solo e semplicemente per il continuo desiderio di acquisto e fruizione di sempre nuovi elementi di intrattenimento. Ed è così che si finisce a volte per portare avanti crociate a tratti incongruenti, contraddittorie o anche soltanto esagerate verso questo o quel produttore, anche al di là dei legittimi gusti o delle rispettabilissime opinioni. Un caso particolare è quello da sempre riservato a Nintendo, contemporaneamente criticata per non proporre spesso nuove proprietà intellettuali, ma anche si lasciar passare troppo tempo tra un episodio e l’altro dei propri storici pilastri; di concentrarsi troppo sui soliti brand, ma anche do dedicare risorse a progetti minori o secondaria. Una cosa è certa: accontentare tutti non è possibile, ma con Switch ci siamo andati sicuramente molo vicini.

Lungo questi anni di costante e fruttuosa permanenza sul mercato auto, infatti, l’hardware ibrido ha saputo arricchire la libreria software con un quantitativo elevato di progetti, mediamente supportati da un livello molto alto in termini di qualità, ma anche di varietà. Ecco così che non sono mancate le nuove avventure (come nel caso di ARMS o Astral Chain), i classiconi (dall’onnipresente Mario a un Metrois a scorrimento orizzontale), i titoli per famiglie più spensierati (come i Mario Party), accanto alle opere maggiormente indirizzate ai giocatori più esperti e pretenziosi (vedasi le centinaia di ore in salsa Xenoblade). Il tutto senza dimenticare nemmeno i casi più sperimentali, da Labo a Ring Fit, giusto per chiudere il cerchio di una lista che non pretende di essere né completa, né esaustiva, ma che vuol trasmettere l’idea di uno spettro dell’offerta davvero ampio e variegato. Risultato, questo, di una pluralità di fattori, riassumibili però soprattutto attorno a due concetti, pilastri del prodotto in un virtuoso intreccio tra causa ed effetto: da un lato l’unificazione degli ambienti di sviluppo interni a Nintendo, storicamente separati tra ambito portatile e produzione casalinga con conseguente dispersione di risorse ed energie; dall’altro l’enorme successo riscontrato dell’hardware in questione, capace di garantire un supporto continuo e prolungato nel tempo. Una situazione ideale, tanto per il produttore quanto per il consumatore, che in questo 2024 sta comprensibilmente entrando in una nuova fase: quella del recupero anche inaspettato di IP minori, di nicchia, semi-dimenticate per diverso tempo, ma ora capaci di tornare sotto i riflettori e prendersi la ribalta, complici le acque tranquille in cui navigano tanto la console Switch, quanto la casa di produzione di Nintendo. Ed è così che prende corpo il remake di Mario vs Donkey Kong, che torna in vita la splendida Ashley di Another Code e che (a proposito di acque tranquille) persino un brand come Endless Ocean può addirittura ripresentarsi con un capitolo del tutto inedito.

La serie nasce su Wii, non ironicamente grazie alla famosa strategia “blue ocean” ideata dai vertici aziendali di allora, guidati con mano visionaria dal compianto Satoru Iwata, che indirizzò i prodotti della casa di Kyoto lontano dai mari tempestosi di una concorrenza agguerrita in ambito di potenza computazionale, grazie a un approccio totalmente diverso. Niente corsa agli armamenti, quindi, bensì interfaccia d’uso più accessibile (il famoso wiimote, tanto simile al diffusissimo telecomando per qualsiasi schermo TV nel mondo), i sensori di movimento (introdotti allora e ancora oggi alla base di qualsiasi tecnologia di realtà virtuale), ma anche (soprattutto?) un versante software diverso dal solito, con produzioni fuori dagli schemi e capaci di attirare l’attenzione di fasce di pubblico che, per genere, età o semplicemente interessi generali, fino ad allora erano rimaste escluse. Wii Fit e Wii Sport, certo, ma anche Big Brain Academy, le visual novel di Another Code o…le rilassanti ma misteriose immersioni di Endless Ocean: ben due capitoli di questa sorta di simulatore di sub, in cui immergersi (!!!) nelle profonde acque di oceani sconfinati, tutti da scoprire. Con un ritmo lento e compassato, per quanto sorretto parzialmente da un minimo di cornice narrativa, con la possibilità di fotografare coralli e pesci per ottenerne svariate (e approfondite) informazioni, lungo un software interattivo a sfondo quasi didattico, senza dubbio altamente rilassante. Una specie di Pokémon Snap più realistico, anche se capace di riservare qualche sorpresa e senza dubbio adeso a dinamiche, limiti e vincoli, esperienze e possibilità delle immersioni del nostro mondo, così da avvicinare anche i meno avvezzi al meraviglioso mondo sottomarino che il nostro pianeta è in grado di offrire.

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