Xbox Series S: Sand Land: la recensione

Uno dei tanti mondi immaginati dal compianto Akira Toriyama arriva per la prima volta in formato interattivo, con un'avventura pronta a trasportarvi ancora in un universo carico di fantasia

A livello prettamente ludico il gioco riprende in fondo le due anime dell’opera di Toriyama, alternando momenti di combattimento piuttosto action a sezioni di esplorazione a bordo di bizzarri mezzi di trasporto. Partendo da questo aspetto dell’ultima fatica made in ILCA, vediamo come per spostarsi nel vasto mondo di Sand Land i giocatori potranno usare più di dieci veicoli diversi, che si riveleranno fondamentali per coprire le grandi distanze programmate dagli sviluppatori per trasmettere il senso di estesa desolazione proprio di questo universo narrativo, superare terreni difficili o far piovere proiettili di varia natura sui nemici che si pareranno sul vostro percorso. Ogni veicolo può anche essere personalizzato con parti trovate nel deserto o create appositamente, migliorandone le abilità e adattandolo ai diversi stili di gioco. Inoltre, sarà possibile modificarne i colori e aggiungere decalcomanie, in modo da sfoggiare il proprio stile durante le tante avventure, in un tool di costumizzazione anche piuttosto ben articolato, seppur poco convincente dal punto di vista del coinvolgimento emotivo all’interno delle dinamiche di gioco. Il prodotto, infatti, insiste prevalentemente sull’avventura single player che ci mette nei panni di Belzebubù lungo una serie di disavventure, per cui tutta la componente più “social” di “self-expression” finisce per avere ben poco mordente in questa cornice finzionale. In maniera similare, anche le fasi di combattimento, capaci di alternare attacchi basilari a mosse caricate, senza dimenticare le i classici super-colpi da caricare per affliggere i nemici con un ingente quantitativo di danno, non riescono a convincere fino in fondo, vista l’estrema semplicità del sistema di combattimento. Siamo lontani dalla tecnica profondità di titoli puramente action, ma anche dall’adrenalinico divertimento dei picchiaduro di Dragon Ball, cui la mente inevitabilmente torna, ingannata dallo stile inconfondibile del grande autore. La struttura di gioco, quindi, tra inseguimenti di creature gigantesche, scontri tra diverse fazioni, scorribande in desolate lande desertiche fin troppo ripetitive e prive di grandi elementi interattivi finisce per peccare di mordente e risultare fin troppo semplicistico, seppur discretamente variegato.

Rispetto alla serie animata o alle disavventure presentate su carta, gli sviluppatori hanno provato a variare anche il mondo di gioco, andando ad ampliarlo con una storia e un territorio del tutto inediti ed esclusivi, immaginati e supervisionati da Akira Toriyama stesso appositamente per il videogioco di Bandai-Namco: ecco così che Belzebubù e i suoi amici si metteranno in viaggio per attraversare anche le aree di Forest Land, un paese verde e rigoglioso, completamente diverso dal deserto che hanno sempre conosciuto. Nuove location con relativi nemici e sfide per movimentare un po’ il ritmo di gioco dei fruitori del titolo, introducendo anche il supporto di Ann, un’abile meccanica, per affrontare Muniel e la sua fedele armata di temibili avversari. Questo elemento riesce nell’intento di diversificare in maniera almeno parziale il mondo di gioco che, altrimenti, dobbiamo ammettere finisca per soffrire di monotonia nelle fasi di traversing dopo poche ore di giocabilità spesa nelle aree desertiche. Ma un po’ tutto, in questa produzione, illude per poi deludere, anche sul versante tecnico: ottima la resa a schermo dello stile del maestro mangaka giapponese, con una buona mole poligonale nella messa in scena di veicoli e personaggi, spennellati al punto giusto con il tratto nero e marcato a evidenziarne le geometrie disegnate dal character designer, supportate per altro da animazioni discrete a sostegno di un colpo d’occhio a tratti appagante. La resa materica delle superfici non delude, così come buoni sono gli effetti di luce e rifrazione, nonché la resa della distorsione visiva causata dalle elevate temperature del desertico mondo di gioco. Un mondo che però risulta relativamente povero, scevro di grandi elementi interattivi e privo di quei guizzi di curiosità che dovrebbero caratterizzare le produzioni open world di formulazione contemporanea, finendo per ripetersi in maniera scolastica, monotona e piuttosto noiosa. Anche il frame rate non sembra ottimizzato sui 60fps, facendo apparire i combattimenti piuttosto legnosi, vuoi anche per limiti di programmazione nelle loro stesse dinamiche di interazione tra l’utente e il contesto. Non fosse per la grande ispirazione di partenza, difficilmente il gioco riuscirebbe a non passare inosservato.

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La recensione

7 Il voto

La carica stilistica del grande maestro Toriyama è il pilastro su cui ruotano i (pochi) elementi riusciti di un titolo che, tra ritmo di narrazione fin troppo blando e un mix poco riuscito delle diverse fasi di gioco, riesce a trasportare in un universo diegetico potenzialmente intrigante come quello dell'opera originale, ma fin troppo debole sul versante del puro divertimento interattivo

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