L’uscita per Nintendo Switch è il culmine di mesi di lavoro tra NineDots Studio e Sneaky Box, lo sviluppatore coinvolto per guidare il porting del gioco sulla nostra console ibrida. La Definitive Edition include il gioco base, insieme ai DLC “The Three Brothers” e “The Soroboreans” – insieme a una grossa mole di contenuti nuovi e aggiornati, tra cui nuove armi, dungeon e miglioramenti della qualità della vita. Ciononostante, questa versione si porta dietro alcuni degli atavici problemi riscontrati nel gioco di cinque anni fa. Il primo scoglio riscontrato fa parte dell’essenza propria del gioco, ossia la completa e totale libertà di agire all’interno del mondo di gioco. Se da una parte può essere di grande stimolo, dall’altra girovagare senza avere un minimo di indicazione su cosa si deve fare e devo può essere frustrante e alla lunga tedioso. Inoltre, tutto il vasto mondo messoci a disposizione, la grande ambizione degli sviluppatori, cozza con i mezzi che in realtà ha a disposizione un piccolo studio di sviluppo. Quindi accanto ad ambienti ed a quest ben realizzate e ben dettagliate avremo anche ambienti di gioco veramente spogli e privi di mordente, così come missioni piatte e quasi messe li per allungare il brodo. La stessa ambivalenza vale per il sistema di combattimento, da un lato molto ambizioso, fin quasi pretenzioso, tanto da volerci mostrare diverse reazioni da parte del nostro personaggio in base al carico trasportato, agli effetti di stato, al suo stato di salute ecc; dall’altro veramente troppo grezzo, frustrante e tecnicamente vecchiotto. Le imprecisioni e la mancanza di fluidità talvolta riscontrabile nei combattimenti la ritroviamo più in generale nelle animazioni dei personaggi, che ad oggi non evidenziano dei passi avanti significativi. Il comparto grafico non è esente da tutto ciò, vittima di modelli poligonali talvolta un po’ troppo spigolosi e poco rifiniti
In Outward non troveremo la classica alberatura per gestire la crescita del personaggio, cosa che invece avviene parlando, interagendo o svolgendo sotto-missioni con dei personaggi specifici, gli unici in grado di farci progredire nelle abilità. Per livellare dunque le nostre abilità non sarà sufficiente uccidere nemici, conquistare tesori o simili, per assurdo ciò potrebbe anche essere superfluo, salvo interagire con il character giusto. Come detto è un gioco che poco o nulla concede ai compromessi, o lo si ama o lo si odia. Gestire le quest, la crescita del personaggio e i vari elementi di gioco senza un minimo di spiegazione può essere frustrante anche per i giocatori più navigati. Outward sembra arrivarci direttamente dai primi anni 2000, con una patina vintage che talvolta affascina e talvolta infastidisce. Molte idee sono sulla carta veramente interessanti ma finiscono per perdersi per eccesso di complicazioni o per una realizzazione non perfetta. Farselo piacere o meno non è mai stato una questione di gusto personale come in questo caso.
La recensione
Un gioco che sicuramente non lascia indifferenti, in grado di scatenare emozioni tanto positive e tanto negative. Fa arrabbiare per i suoi tanti difetti, che poi sono per lo più frutto di mancanza di mezzi, ma fa anche emozionare per i suoi tanti pregi e trovate quasi geniali. Outward, anche in questa Definitive Edition, si porta dietro una serie di difetti non da poco e che inibiscono l'accesso al gioco ai giocatori più casual. Tuttavia, per chi avrà la pazienza ed il coraggio di mettersi con dedizione ed impegno, saprà anche ripagare con dei bei momenti di intrattenimento.