Baten Kaitos arriva come un’oasi nel deserto o quasi, ma non è solo il miraggio di un’avventura dissetante nella penuria di produzioni in esclusiva per GameCube a inciderne il ricordo nella memoria di chi, già allora, era amante dei videogame più intriganti ed artistici dell’intero panorama: la sua qualità stilistica, infatti, unita a scelte ludiche senza dubbio originali e fresche lo impone all’attenzione del pubblico, quantomeno all’interno dei circoli di amanti di JRPG, per poi bissare con un seguito che, complice le enormi difficoltà di vendite della console nel vecchio continente, resterà sempre al di fuori dei confini europei, fino alla riproposizione in HD arrivata proprio su Nintendo Switch. Il titolo ancora oggi è infatti ricordato soprattutto per i fondali ispirati, resti per altro in maniera egregia, grazie alla soluzione di pre-renderizzarli come sfondi delle scene poligonali ed esplorabili in 3D messe invece in primo piano, con pennellate atte a dipingere a schermo suggestioni altamente poetiche e cariche tanto di carisma quanto di ineffabile carica visiva; sul versante puramente interattivo, inoltre, la gestione del parco mosse del proprio avatar e dei suoi compagni di avventure tramite organizzazione e gestione di un mazzo di carte offriva un intrigante variazione sul tema dei più classici giochi di ruolo con combattimenti a turni, rifinendo nel seguito alcune imprecisioni e difetti oggettivi del primo tentativo, a tratti spaesante e ridondante, ma capace anche di garantire grandi soddisfazioni a coloro dotati di sufficiente abnegazione per studiarne i più intimi dettagli e le più intrinseche dinamiche. Alleggerendo in parte complicazioni e fatiche della versione originale sotto questo versante prettamente ludico, Origins riuscì a cementare più che altro il rammarico per una serie incapace di sfondare il muro del mercato di massa e destinata, pertanto, a perdersi nell’oblio delle gemme d’élite riservate soltanto ai grandi amanti del genere.
Ripreso oggi, grazie all’operazione targata Bandai-Namco che lo ripropone in salsa moderna, con un comparto grafico ottimizzato in termini di risoluzione per l’alta definizione degli schermi attuali, il titolo presenta forse il fianco ad alcune critiche comprensibili, in termini di ritmo e gestione del party durante le fasi di lotta, ma si conferma in realtà ancora assolutamente godibile e persino in grado di ammaliare il pubblico. Sotto il versante visivo, infatti, seppur non si tratti di un vero e proprio remake, non sfruttando fino in fondo la capacità di calcolo dell’attuale hardware made in Kyoto, tira a lucido gli splendidi artwork che già allora fungevano da fondali per l’avventura, rendendo giustizia a una direzione artistica di primissimo livello e ancora oggi di grande impatto; allo stesso modo anche il comparto sonoro non è stato minimamente scalfito dal passare degli anni e la OST coinvolge, commuove e ispira come poche riescono a fare al giorno d’oggi; il sistema di combattimento, inoltre, non solo resta originale e fresco ma è andato anche a limare alcune piccole sbavature, inserendo modifiche di QoL atte a migliorarne la fruizione anche per i palati più contemporanei. Nel suo insieme, è chiaro quanto certe cifre stilistiche proprie di Monolith Soft. fossero assolutamente già presenti “in nuce” anche nell’accoppiata Baten Kaitos I & II, sin dai tempi del GameCube: chi conosce profondamente le Pianure di Gaur di Xenoblade o si è innamorato della vista dal titano di Gormott riconoscerà lo stesso anelito di grandezza nelle splendide lande di Baten Kaitos (per quanto riprodotte prevalentemente in maniera pittorica e molto meno esplorabili, anche per i limiti tecnici dei tempi andati); chi ancora oggi canticchia le epiche note di The Monado Awakens avrà orecchio per riconoscere la stessa impostazione fantasy all’accompagnamento musicale sublime di Origins; chi si districa tra legami di forza e relazione nell’intricato sistema di combattimento di Noah e Mio troverà diversi rimandi presi proprio dalla gestione strategica dei mazzi di carte di queste due (ex) esclusive pensate appositamente per Nintendo nei primi anni 2000. Diversi (anche per il diverso responsabile a capo dei progetti) ma sorretti dal medesimo amore per la trama, la grandeur, l’epicità e le sfide tipiche dei grandi JRPG, Baten Kaitos e Xenoblade tessono un filo rosso lungo vent’anni tra Monolith Soft. e gli appassionati di videogame a marchio Nintendo.
L’importanza di questi sviluppi esclusivi, fortemente voluti da Nintendo ma sorretti da grande professionalità e passione internamente al gruppo di lavoro che, all’epoca, svolgeva le sue mansioni sotto egida Bandai-Namco, si ripercuote poi negli anni successivi al loro rilascio: non sappiamo se l’idea di acquisire Monolith Soft. da parte di Nintendo sia nata proprio in questi anni, ma anche solo andando ad analizzare la cronologia degli eventi è piuttosto plausibile che durante lo sviluppo di queste due grandi perle giapponesi sia nata una conoscenza dettagliata di qualità, capacità e visioni reciproche, sorretta da un mutuo rispetto. Il primo capitolo è del 2003/2004, mentre il seguito arrivà nel 2006: il team passò invece sotto il controllo di Nintendo in via definitiva e ufficiale nel 2007, per cui è evidente come lo stretto contatto avvenuto durante le fasi di ideazione e programmazione dell’accoppiata disponibile oggi in HD anche su Nintendo Switch sia stata propedeutica ad un accordo commerciale che è forse tra i più fruttuosi nei tempi recenti della casa di Kyoto. Da allora, infatti, sempre sulla spinta creativa alla base di queste due opere sono arrivati (prima su Wii, poi su 3DS e Wii U e oggi con prepotenza su Switch) svariati episodi della serie tanto amata di JRPG che passa sotto il nome di Xenoblade, continuando un percorso di epicità tutta Nintendo. E, considerando il ruolo decisionale di Iwata e il suo definirsi, prima di ogni altra cosa, un videogiocatore nel cuore…ci piace pensare che sia stata (anche) l’enorme qualità e la grande carica poetica dei due Baten Kaitos a convincerlo nel fare l’offerta e chiudere l’accordo per portarsi a casa il talentuosissimo team di Monolith Soft. E se oggi in tanti si augurano di vedere al più presto l’annuncio di una nuova console con tanto di evento, è anche perché in molti smaniamo all’idea di poter mettere le mani (e gli occhi) sulla nuova opera di Honne e Takahashi!
Articolo ben fatto e che mi ha fatto venire voglia di recuperare il titolo. Attenzione all’utilizzo del “Piuttosto che”.
già mi piaci..! sia per i gusti, che per l’attenzione alla lettura. grazie ai tuoi suggerimenti ho (spero) migliorato l’articolo!