Tamarak trail: la recensione

La fortuna non è del tutto cieca in Tamarak Trail, costruiamo il dado perfetto ed incrociamo le dita!

In Tamarak Trail godremo di una giocabilità potenzialmente infinita grazie al fatto che ogni run è diversa dall’altra, generata in maniera procedurale e totalmente casuale, fornendoci differenti spunti ogni volta. Una modalità di gioco che avevamo visto declinata in maniera eccelsa in Hades, ma che anche qui svolge più che egregiamente il suo compito. Diversi bonus, diversi malus, diversi nemici, diverse abilità e ricchezze trovate lungo il percorso ed esposte in una modalità che ricorda per certi versi i vecchi libri game, come fossimo noi il protagonista della favola in divenire. Ad esempio, in alcuni segmenti incontreremo una fitta nebbia e potremo scegliere se proseguire, cambiare strada o accendere una torcia, ed ognuna di queste scelte potrà portarci un bonus od un malus in grado di influenzare il prosieguo del percorso. Altre volte un misterioso mendicante ci chiederà qualche spicciolo…la nostra benevolenza verrà ripagata o no? I dadi non sono composti solo dalle abilità ma anche dagli artefatti. Gli artefatti sono item molto potenti in grado di cambiare drasticamente le caratteristiche di gioco del nostro eroe o dei nostri dadi. Ogni dado può avere un solo artefatto in grado, ad esempio, di aumentare il valore dell’attacco, quello della difesa o la stamina del personaggio. Ad ogni dipartita del nostro eroe ripartiremo dal lodge, il campo base, nel quale potremo spendere le monete guadagnate in migliori ed ampliamenti dell’edificio, che ci consentiranno di svelare preziosi dettagli riguardo la cometa malefica e, sopratutto, di sbloccare potenziamenti per i nostri dadi.

Il gioco dal punto di vista estetico prende ispirazione dal folklore e dall’appeal delle foreste canadesi, sterminate ed ancora selvagge. L’unione di questa imagerie con l’universo fantasy di riferimento è perfettamente percepibile sia dallo stile grafico che dalla colonna sonora studiata per l’occasione. Graficamente si è riuscito a rendere perfettamente il senso di malsano e malato emanato da ognuno degli abomini fuoriusciti dalle profondità della foresta. Uno stile grafico che, per stessa ammissione degli sviluppatori, si rifà alle opere de Il Gruppo dei Sette (dall’inglese Group of Seven), un gruppo di pittori paesaggisti canadesi attivo nei primi del Novecento. Il risultato è molto simile a quello di un libro illustrato, con colori pastello tendenti alle tonalità autunnali. Lo stesso discorso inerente ad una ricerca molto accurata dei riferimenti è stato fatto per la colonna sonora, ispirata al teatro dei primi del ‘900, ai balletti ed all’opera, anche in questo caso riuscendo a condire l’esperienza di gioco in maniera credibile e soprattutto originale.

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La recensione

7.5 Il voto

Complimenti a Yarrow Games che al primo tentativo riesce a fare centro con Tamarak Trail, intrigante ibrido tra deck builder, rogue lite e libro fantasy. Il sistema di personalizzazione dei dadi dopo poco diventa estremamente immediato e funzionale. Il gameplay funziona e riesce a catturarlo run dopo run, anche grazie alla costruzione procedurale dei livelli. Il tutto inoltre ben amalgamato da scelte stilistiche, in termini grafici ed audio, davvero ricercate e gradevoli.

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