Xbox Series S: Like a Dragon: Infinite Wealth: la recensione

Il nuovo attesissimo capitolo della serie Yakuza fa il suo debutto sulle console di nuova generazione per inaugurare il 2024 con stile e irriverenza

THE OUTER WORLD – Benvenuti a un nuovo appuntamento dedicato alla nostra rubrica intitolata “The Outer World”, una finestra nuova per Switchitalia, con vista sui mondi videoludici che si espandono fuori dalle consuete e familiari mura dell’universo Nintendo. Se volete più dettagli sulla nostra iniziativa, vi rimandiamo all’articolo introduttivo con cui ve la presentiamo, sospinti dalla curiosità esplorativa tipica degli amanti dei videogiochi. Nel frattempo, preparatevi a un viaggio davvero sopra le righe, con Like a Dragon: Infinite Wealth.

Quello che trattiamo oggi è il primo capitolo di Yakuza recensito sulle nostre pagine, persino andando ad abbracciare le nostre origini ai tempi di Wiitalia. Un’anomalia (considerando l’elevato numero di recensioni variegate e variopinte trattate sulle nostre pagine) presto spiegata osservando da vicino e con occhio critico il complicato e sostanzialmente inesistente rapporto tra l’ormai radicato brand di SEGA e le console a marchio Nintendo (da sempre fulcro principale del nostro sito). La serie nacque nel 2005 su PlayStation 2, sostanzialmente dalle proficue ceneri del Dreamcast e di una delle sue più rappresentative e iconografiche fatiche software, quello Shenmue tanto rivoluzionario e poetico, quanto incompreso a livello commerciale. Tutta l’esperienza però mutuata dal team di sviluppo nel ricreare dinamiche di gioco esplorative inserite all’interno di un contesto simil-open world dai tratti fortemente orientali e, al contempo, prettamente realistici non venne scialacquato e, anzi, gettò le basi per un nuovo filone, strutturalmente simile seppur stilisticamente agli antipodi: basta delicatezza, addio nostalgia, dimenticatevi la contemplazione dei tempi buddhisti e dei dojo dei maestri di arti marziali e catapultate il tutto nelle torbide acque della malavita organizzata, indossando i panni di loschi figuri appartenenti alla famosa Yakuza giapponese. Il brand, in questa chiave forse meno sofisticata e senza dubbio più carismatica riuscì (anche grazie alle fortune della console Sony, contrapposta alle vicissitudini dell’ultimo hardware di SEGA) a trovare un suo perché a livello finanziario, riscuotendo soprattutto nel mercato domestico del Sol Levante un successo anche più che discreto, finendo per inondare il mercato di capitoli principali e spinoff sempre appannaggio dei device a marchio PlayStation, tanto per quanto concerne l’intrattenimento da casa che per quel che riguarda il versante portatile. Quantomeno fino al 2013 quando, in un Direct molto particolare che vide sullo schermo tanto il compianto Satoru Iwata quanto il responsabile dello sviluppo di Yakuza Toshihiro Nagoshi, venne annunciata una raccolta dei primi due capitoli, in versione HD, per il (purtroppo disastroso) Wii U: progetto fortemente voluto dall’allora presidente di Nintendo, per avvicinare un target diverso dal solito alla console che annaspava in grandi difficoltà commerciali, ma sin da subito azzoppato da due fattori principali: la collezione presentava infatti due episodi molto datati, laddove sui lidi della concorrenza continuavano contemporaneamente a confluire sempre nuove produzioni, senza contare come il tutto restò confinato al solo mercato giapponese, eliminando qualsiasi presupposto tra quelli necessari al successo dell’operazione imbastita dal defunto CEO della casa di Kyoto. Ed è così che i pregiudizi nei confronti di una ipotetica incompatibilità tra il pubblico di Nintendo e titoli dalle tematiche così adulte come quelle della mafia giapponese ha finito per radicarsi ancor di più proprio nei colletti bianchi di SEGA, che hanno continuato a restare fedeli al marchio Sony, fintanto che i costi di sviluppo multipiattaforma, la vicinanza delle capacità hardware e l’allettante proposta di avere accesso anche tramite GamePass a un ampio pubblico occidentale non hanno allargato il bacino di potenziali acquirenti quantomeno anche ai possessori di Xbox. Svariati episodi moderni, infatti, hanno iniziato ad essere fruibili anche tramite l’ottimo servizio d’abbonamento ideato da Microsoft (Yakuza 7: Like a Dragon; Yakuza Kike a Dragon Ishin; Yakuza Like a Dragon: The Man Who Erased His Name) per arrivare al nuovo e inedito capitolo principale, qui analizzato, disponibile in versione multipiattaforma, seppur solo tramite acquisto diretto. Like a Dragon: Infinite Wealth.

Ma perché il nuovo episodio di una serie quasi ventennale famosa col nome di Yakuza non riporta tale dicitura nel titolo? Semplicemente perché, arrivati a un certo punto, il franchise sembrava aver perso parecchio del suo slancio in termini di vendite complessive ma con il settimo capitolo principale della serie il team creativo ha ideato due diversi ma interconnessi tentativi di rilancio: da un lato, i giochi “main” ambientati nel periodo storico contemporaneo hanno abbandonato il gameplay action in tempo reale per abbracciare invece un sistema di combattimento a turni, tipico dei così detti JRPG (Japanese Role Playing Games), sottotitolando le nuove avventure con il denominativo Like a Dragon. Apparentemente, il responso commerciale, soprattutto in occidente, è stato discretamente forte, quantomeno in grado di soddisfare le aspettative della casa di produzione che, da allora, ha ufficialmente deciso di utilizzare questa denominazione come titolo principale del brand, abbandonando l’ormai obsoleto (e forse persino stigmatico) nome di Yakuza a favore di un più esoterico e avventuroso rimando al mitico animale leggendario della tradizione cinese, da sempre comunque simbolo di forza, avventura e coraggio, nonché vicino anche a diversi elementi del linguaggio iconografico del mondo delle arti marziali. Ma la conferma di questo passo (teoricamente) più moderno e internazionale non è l’unica novità introdotta per l’occasione: dalle ormai familiare strade giapponesi, infatti, per la prima volta le consuete disavventure si sposteranno anche negli assolati paesaggi delle Hawaii. Senza contare come la sceneggiatura sia stata studiata per far confluire nello stesso arco narrativo le gesta di due dei più grandi protagonisti della saga: Kazuma Kiryu (al centro delle vicende sin dal primo episodio di esordio della serie) e Ichiban Kasuga, vero eroe di questa nuova piega presa dal brand nel corso degli ultimi anni. Entrambe figure estremamente carismatiche, riusciranno a non rubarsi la scena a vicenda? Scopriamolo nel prossimo paragrafo della nostra recensione.

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