Nel genere stealth la serie Hitman è senza dubbio una delle più rappresentative e delle più iconiche, personalmente, tra quelli d’annata, sta tranquillamente tra i vari Splinter Cell o Metal Gear. Dal lancio nei primi anni 2000 il nostro assassino prezzolato ne ha fatta di strada, arrivando a contare una decina di titoli tra saga principale e spin-off, senza contare una serie di adattamenti cinematografici e cartacei. Il perché di tanto successo è da ricercarsi in primi in un personaggio principale estremamente iconico e riconoscibile (alzi la mano chi non riconosce al volo il nostro pelato in abito scuro e cravatta rossa), ma anche in un approccio al genere stealth molto personale e adattabile a diversi stili di gioco. La cifra stilistica di Hitman, infatti, è sempre stata improntata ad un approccio quanto più cucito su misura del giocatore; in ogni missione, infatti, ci siamo abituati alla possibilità di arrivare all’obiettivo secondo la strada più consona al nostro modo di giocare (in termini di copertura, quantità di danni collaterali, arsenale e via dicendo). Hitman Blood Money: Reprisal rilancia su Nintendo Switch quello che cronologicamente è il quarto capitolo della saga, grazie allo sforzo del publisher Feral Interactive e dello sviluppatore IO Interactive, già artefici dell’ambizioso lancio del medesimo titolo su piattaforme mobile. Il gioco ci introduce nel cuore dell’azione tramite una serie di flashback, in particolare il primo riguardante un drammatico incidente avvenuto in un parco divertimenti a Baltimora, dove dozzine di persone morirono in un incidente causato dall’insufficiente manutenzione della ruota panoramica. Agente 47, tramite l’Agenzia, viene contattato dal padre di una delle vittime intenzionato a farsi giustizia da sé. L’ottimo lavoro svolto da Agente 47, gli valgono una serie di contratti sempre più redditizi. Da qui in poi ogni missione verrà introdotta sempre sotto forma di flashback dal vecchio direttore dell’FBI, il quale narra ad un giornalista le attività di pedinamento portate avanti dal suo ufficio nei confronti dell’Agenzia.
Per essere un gioco con alle spalle quasi vent’anni di vita possiamo dire che Hitman Blood Money: Reprisal si difende ancora piuttosto bene, pur evidenziando alcuni aspetti che oggi potrebbero apparire un po’ superati da titoli più recenti. L’avanzamento avviene con la classica sequenza della missione, dal briefing iniziale, allo studio del terreno e delle minacce presenti fino allo svolgimento vero e proprio. In fase di studio sul campo ci viene incontro la fedele modalità istinto, grazie alla quale potremo evidenziare (e mantenere evidenziate per tutto il resto della missione) minacce e nemici, rendendo quindi ancora più fondamentale un accurato studio iniziale per evitarci brutte sorprese. In questo capitolo è stato aggiunto il fattore Notorietà, un modo per aiutarci nella valutazione delle nostre prestazioni da killer silenzioso. Se nella missione uccideremo civili o innocenti oppure se finiremo nell’occhio invadente delle telecamere a circuito chiuso (o peggio ancora se lasceremo dei testimoni) finiremo per fare aumentare la notorietà del nostro killer. Al contrario, se eseguiremo le missioni in modo perfetto, diventeremo dei veri e propri fantasmi irrintracciabili. Più alta sarà la notorietà dell’Agente 47, più facile sarà per la polizia rintracciarci. Per annullare la notorietà e cancellare ogni traccia potremo sempre ricorrere alla corruzione, ma in questo modo intaccheremo pesantemente i nostri sudati guadagni.
Come accennato il giocatore è libero di scegliere l’approccio preferito, da quello più sfrontato a quello più saggio. Talvolta si potrà persino scegliere se travestirsi per passare ulteriormente inosservati o addirittura “apparecchiare” la scena del delitto in modo che possa sembrare un semplice ma drammatico incidente, piuttosto che il passaggio di uno spietato killer prezzolato. Come facilmente immaginabile è dal punto di vista grafico che Hitman Blood Money: Reprisal mostra maggiormente i segni del tempo trascorso. I modelli poligonali per un gioco di vent’anni fa non sono male; tuttavia, sebbene ripuliti risultano talvolta un po’ spigolosi, soprattutto nelle scene cinematografiche di intermezzo. Fortunatamente buona parte dell’atmosfera del gioco rimane intatta ed è riuscita a superare egregiamente la prova, complice un adattamento italiano già ottimo ai tempi. Il gioco in ogni caso riesce a girare a 30 FPS costanti sia a 720p (in modalità portatile) che a 1080p (in modalità docked), anche se va detto che è, ovviamente, proprio in quest’ultima modalità che qualche ruga di troppo emerge in modo netto. Sebbene dal punto di vista della palette di colori utilizzata, e della profondità di campo qualcosa è stato fatto in termini di adattamento, si sente un pochino la mancanza di un refresh più marcato da questo punto di vista.
La recensione
L'Agente 47, nonostante più di vent'anni di onorata carriera da killer prezzolato, si mantiene ancora in ottima forma. Felici di rivederlo su Switch in quello che è generalmente riconosciuto come uno dei migliori capitoli della serie. Dal punto di vista del gameplay e dell'atmosfera, non si discute, il gioco regge ancora molto bene. Peccato per qualche ruga invece più marcata sul comparto grafico, che forse avrebbe necessitato di un restyling più marcato.