DreadOut 2: la recensione

Gioca nei panni di Linda Meillinda, una studentessa delle superiori dotata di poteri soprannaturali, in questo horror ispirato al folklore indonesiano

Ebbene sì, perché a conti fatti pur mutuando in alcuni aspetti le atmosfere degli episodi classici di Silent Hill, o riportando alla mente i valori di narrazione “regionali” di un Cursed Mountain, il titolo si avvicina tremendamente alle dinamiche della serie Koei-Tecmo conosciuta con il nome di Project Zero o Fatal Frame. Utilizzando lo schermo del suo smartphone, impugnato in senso orizzontale, infatti, la protagonista potrà visualizzare i fantasmi, altrimenti soltanto “suggeriti” dalle conseguenze (strani movimenti, macchie di sangue, umani o animali terrorizzati e, pertanto, incapaci di muoversi) della loro presenza, delle loro azioni e via discorrendo: una volta inquadrati essi potranno essere feriti, mantenendoli al centro della fotocamera per alcuni istanti al fine di liberare il colpo “metafisico” adeguatamente caricato. Ovviamente anche per i nemici più basilari non sarà sufficiente un singolo scatto, pertanto dovrete schivarne gli attacchi, tornare a individuare la loro precisa posizione, prepararvi all’attacco e…colpire, letteralmente veloci come un flash! In questo caso il sistema di controllo appare piuttosto ben congegnato, quantomeno per chi avesse già dimestichezza con l’altro e più famoso franchise proveniente dal Sol Levante, pur andando incontro ad alcune difficoltà nella gestione della telecamera di gioco, nei momenti più concitati dell’azione. Azione che saltuariamente vedrà il vostro personaggio anche entrare in possesso di altri oggetti ed elementi di gioco, senza però andare ad intaccare la dinamica principale, che vedrà il device di comunicazione mobile sempre al centro della cornice ludica e interattiva: non soltanto per quanto concerne le fasi di combattimento, per altro, visto che sempre tramite il cellulare potrete sostanzialmente avere accesso a tutti i menu di gioco, con una ben riuscita visualizzazione in-game delle diverse app capaci di richiamare alla vostra attenzione ora la mappa, ora l’archivio fotografico, senza dimenticare il sunto dei principali snodi narrativi o la possibilità di salvare e caricare i diversi checkpoint (visto che il titolo implementa un riuscito sistema di auto-salvataggi).

Il comparto tecnico va correttamente inquadrato: senza dubbio, infatti, ci troviamo comunque davanti a un prodotto indie, con i suoi limiti di budget e ampiezza del team di programmazione, che per una volta prova anche ad uscire dalla usuali (e meno problematiche) dinamiche stilistiche e strutturali dei tanti metroidvania a scorrimento orizzontale, cercando di portarci in un mondo non propriamente aperto, ma costituito comunque da zone piuttosto ampie e liberamente esplorabili, all’interno di un contesto completamente poligonale. Senza dubbio la tridimensionalità contribuisce a trasmettere il senso di avventura e modernità che gli sviluppatori volevano attribuire alla loro ultima fatica, ma va ammesso come, allo stesso tempo, questo finisca per mettere in luce anche i vincoli e le restrizioni dovute all’anelito di ambizione non propriamente sostenuti dagli adeguati fondi e/o dalle adeguate economie di esperienza: il gioco, infatti, presenta per lo più ambientazioni scarsamente popolate e piuttosto povere di dettagli; modelli poligonali semplicistici sorretti da animazioni rivedibili; un sistema di illuminazione piatto e ovviamente non dinamico e un frame rate altalenante (anche se non sempre insufficiente, quantomeno per godere senza problemi dell’esperienza di gioco). Anche la mappatura del sistema di controllo non appare tra le più riuscite, sia in conformazione JoyCon che tramite Pad Pro, con la mancata implementazione dell’HD Rumble che, invece, visto il genere e l’atmosfera presentate dal progetto sarebbe stata senza dubbio un’aggiunta gradita. La cosa peculiare è che, nonostante tutti questi difetti oggettivi, il pacchetto riesce a galleggiare attorno a una risicata sufficienza, perché nel suo insieme, l’amalgama delle diverse parti che lo costituiscono riesce a tenere insieme l’opera in maniera coerente.

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La recensione

6 Il voto

Un budget limitato e un concept fin troppo similare ad altre produzioni videoludiche vincolano l'appeal del prodotto all'adorazione di determinate tematiche e dinamiche di genere, consigliandone l'acquisto solo agli appassionati di survival horror, sempre alla ricerca di un certo tipo di atmosfera, qui comunque presente.

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