Trinity Trigger: la recensione

Un talentuoso team si riunisce per mettere in piedi una nuova grande avventura: il risultato sarà all'altezza delle aspettative?

Proprio nella mancanza di particolari guizzi di freschezza o novità, tanto per quello che concerne la cornice narrativa che sotto il profilo della giocabilità, risiedono i principali difetti di questa opera. Il gioco è infatti molto derivativo, ma non per questo privo di interesse. L’avventura raccontata attraverso il punto di vista dei protagonisti è sufficientemente ammaliante e ricca di elementi tipici del genere (terre inondate di lava abitate da pericolosi draghi; spade leggendarie in grado di liberare il vero potenziale dei vostri attacchi; archi fatati con cui infliggere gravi danni ai nemici da lunghe distanze, creature mostruose pronte a mettere a repentaglio l’esistenza stessa del creato e così via…), capaci di intrigare senza dubbio un’ampia fetta di pubblico. Il tutto anche grazie alla leggera ma soddisfacente messa in opera di scontri non molto variegati e, anzi, piuttosto ripetitivi, ma allo stesso tempo divertenti, sempre sul filo del rasoio nel delicato equilibrio tra action frenetico e tedioso button smashing. Probabilmente, vuoi per l’evidente ristrettezza del budget, vuoi per il conseguente ridotto anelito di ambizione che permea quest’opera dall’inizio alla fine, l’inclusione di grandi nomi dell’industria finisce per gonfiare le aspettative rispetto a quanto poi sia effettivamente possibile esperire JoyCon alla mano: il gioco diverte e intrattiene, se si è appassionati del genere, ma senza mai scrollarsi di dosso un certo senso di deja-vu.

Sotto il versante puramente tecnico il gioco è un discreto prodotto “ex 3DS”, laddove l’approccio tanto strutturale quanto stilistico richiama alcuni dei giochi di ruolo action visti proprio sulla precedente console portatile a due schermi di Nintendo. La visuale è isometrica, la telecamera sostanzialmente fissa, i personaggi hanno una mole poligonale minimalista, anche a causa delle proporzioni deformed che aumentano teste e volti rispetto ai corpi e agli arti, per andare incontro a molteplici requisiti e obiettivi: mantenere un impatto visivo buono, anche a fronte di una componente tecnica ridotta un po’ all’osso; garantire una buona leggibilità anche in modalità on-the-go sullo schermo dell’hardware e, immaginiamo, avvicinare il titolo a un target di età ampio, capace di coinvolgere anche pubblico femminile e fasce di età più basse. A fronte di tutto questo, la direzione stilistica, sia grafica che sonora, sorregge il titolo FuRyu ben sopra la sufficienza, ma comunque rimanendo lontani da ipotetici picchi qualitativi, facendo il compitino in maniera curata, ma scolastica appunto. Anche in questo caso, quindi, possiamo senza dubbio dire che ci saremmo aspettati di più, viste le figure di spicco coinvolte, senza che per questo si possa affossare il risultato finale in maniera esagerata.

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La recensione

7 Il voto

L'opera di Marvelous ricorda in qualche modo da vicino il recente Silent Hope, ma con la maggior leggerezza di un'impostazione avventurosa più classica e alcuni discreti tocchi di classe nei vari comparti artistici del progetto, pur mancando del medesimo guizzo di originalità e faticando forse più del dovuto sotto il profilo della varietà. Nell'insieme, però, raccoglie con dignità il testimone dei vecchi Final Fantasy Crystal Chronicles (Ring of Fates, Echoes of Time) del passato portatile di Nintendo

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