Sentiamo spesso ripetere come, con l’evolversi del mercato, siano ormai sparite dall’industria quelle realtà e quelle produzioni che una volta venivano denominate “AA”, in contrapposizione alla Tripla A dei gruppi di sviluppo più grandi, forti di uno strapotere economico impressionante, in termini di forza lavoro e budget a disposizione. Realtà minori, ma pur sempre professionalmente solide ed esperte, soppiantate in gran parte dalla florida esplosione creativa e finanziaria del segmento indie, complici le nuove possibilità di sviluppo, pubblicazione e promozione proprie del mondo più moderno e contemporaneo. Eppure, non è del tutto vero: da un lato, il successo planetario e poi comunque non indifferente dei portatili di Nintendo a doppio schermo (DS prima e 3DS poi) hanno saputo mantenere attivo e interessante uno scenario di sviluppo dai costi più ridotti e un ambiente di fruizione più sperimentale, non necessariamente legato alle costose dinamiche dei principali trend del settore, favorendo quindi il fiorire di tante iniziative non assoggettate a cliché e necessità di genere e di promozione come su hardware più potenti e performanti. Dall’altro non a caso proprio nel mercato giapponese sono sopravvissute realtà miste di sviluppo e pubblicazione capaci di vedere spiragli di autosufficienza finanziaria proprio nella continua proposta di produzioni forse meno ambiziose, ma più mirate per gusto e dinamiche ludiche verso target specifici. Ed è così che, oggi ovviamente e necessariamente su Switch, finiscono per confluire i progetti di Nippon Ichi, di Falcom, di FuRyu, pubblicati e finanziati da Xseed, da NIS o da quella Marvelous tanto prolifica proprio su console Nintendo.
Come per altro abbiamo già visto con chiacchierati, importanti e a volte pretestuosi progetti su Kickstarter, inoltre, spesso e volentieri questi progetti in qualche modo minori, ma allo stesso tempo fedeli alle radici di genere o di stile che caratterizzava le opere originarie di brand o artisti iconici a cavallo tra gli anni ’90 e i primi anni 2000, vengono supportati (finanziariamente poco, ma contenutisticamente davvero molto) anche da vere e proprie leggende del settore, capaci con i proprio lavori di legare il proprio nome a doppio filo con l’interesse e il gradimento da parte degli appassionati. Ad esempio è stato il caso di Keiji Inafune con Mighty n°9, di Koji Igarashi con Bloodstained, di Yu Suzuki con Shenmue e, recentemente e prossimamente, di Junko Kawano con l’erede spirituale di Suikoden (quell’Eyuden Chronicle finalmente confermato in via definitiva anche per Nintendo Switch). In altri frangenti però, come detto, grazie ad alcune realtà senza dubbio medio-piccole, particolarmente attive sul versante giapponese dell’industria, alcuni progetti riescono a raccogliere attorno a sé grandi nomi, senza dover necessariamente passare attraverso il canale di supporto del crowdfunding, sfruttando invece l’operato di case di produzione specifiche del settore. Nel caso specifico, Marvelous si occupa della pubblicazione e della distribuzione europea di un lavoro di FuRyu che, per l’occasione, richiama alle armi un vero esercito di grandi talenti: Trinity Trigger mette infatti assieme un team di rinomati esperti sviluppatori di giochi di ruolo di stampo giapponese come il creatore di mondi Yuki Nobuteru (Secret of Mana), il character designer Raita Kazama (Xenoblade), lo scrittore Yura Kubota (Octopath Traveler), e il compositore Hiroki Kikuta (Secret of Mana).
Nell’opera qui annunciata l’enfasi è sul combattimento, frenetico e altamente personalizzabile. I giocatori possono prendere il controllo di tre giovani eroi che cercano di salvare il destino del continente di Trinitia da un orribile tormento. Ad accompagnarli ci sono i Trigger, strane creature con l’abilità unica di trasformarsi in otto tipi di armi differenti, che il giocatore deve imparare a padroneggiare per riuscire nel suo intento e completare la sua missione. L’incipit narrativo ricade su svariati tipici cliché di genere, ma si fa seguire senza particolari patemi, grazie anche a dialoghi comunque curati, per quanto privi di grande enfasi e difficilmente in grado di coinvolgervi a livello empatico con i protagonisti, così come la struttura ludica ricalca il solco della tradizione di tanti altri JRPG venuti prima di Trinity Trigger. Il gioco sembra infatti in qualche modo ripercorrere le orme di prodotti come gli spin-off di Final Fantasy su Nintendo DS, mettendovi nei panni di guerrieri capaci di sfidare mostri e avversità attraverso l’utilizzo di svariate armi, in grado di variare ritmo ed esperienza di gioco un po’ come avviene per le classi di altri titoli similari, lungo le dinamiche tipiche di un gioco di ruolo action, con combattimenti in tempo reale. A metà strada tra un hack&slash e un vero e proprio GDR, infatti, l’opera di FuRyu si fa apprezzare per la leggerezza di un gameplay in grado di guidarvi lungo l’arco narrativo senza gravi intoppi né ripensamenti.