Qui sulle pagine delle nostre recensioni incensiamo spesso il panorama indie, attribuendogli il grande merito di aver preso il posto di tutta quella pletora di produzioni medio-piccole in termini di budget e risorse che, con l’aumentare dei costi di produzione a fronte del rapido passo di espansione della tecnologia era sparito, appannaggio di pochi ma enormi progetti in mano alle compagnie di sviluppo più grandi, nel settore dell’industria videoludica. Tempi più umani, ritmo di uscita imparagonabile, varietà irraggiungibile sono solo alcuni dei vantaggi derivanti dall’esplosione di questa ormai nemmeno più nuova realtà dell’intrattenimento digitale, grazie ai tool di middleware, alla crescita degli store online e alle nuove possibilità di promozione via social, ma c’è un altro aspetto che, a parer nostro, seppur nato sotto i peggiori auspici da parte delle corporazioni ha saputo in realtà porsi come un elemento di vantaggio per noi consumatori appassionati ed è quello dell’aggiunta dei contenuti scaricabili meglio conosciuta come pratica dei DLC. Se, infatti, questa prassi è stata introdotta inizialmente qualche anno fa per aumentare le stream di revenue da parte dei team più corposi, proprio per far fronte agli enormi costi di produzione, spesso e volentieri andando a privare i giocatori di elementi che, normalmente, sarebbero già stati offerti loro con il primo acquisto del software, mano a mano questa strategia è variata col tempo e si è fatta strumento interessante per tutti gli attori coinvolti: da un lato, spesso non si deve aspettare il completamento di un intero nuovo capitolo, mettendo in pausa la propria serie preferita per svariati anni; dall’altro è possibile bypassare uscite discutibili come i terzi capitoli di Pokémon o le così dette Definitive Edition che obbligavano a acquisti onerosi e rigiocabilità appesantite, solo per fruire una parte di contenuti inediti. Pertanto, se gestiti in maniera onesta e vantaggiosa, abbracciamo con piacere la possibilità di scaricare, a volte persino gratuitamente, piccoli o grandi nuovi capitoli delle nostre avventure preferite. Come nel caso di Dredge.
L’affascinante titolo indie che avevamo recentemente potuto recensire si aggiorna, infatti, con una nuova avventura intitolata The Pale Reach, incentrato sulle medesime dinamiche ludiche ma sorretto da un netto cambiamento di scenario e, contestualmente, anche di fauna. In esso potrete infatti esplorare un nuovissimo bioma nel mondo di DREDGE che richiederà attrezzature aggiuntive specifiche, per sfondare gli iceberg ghiacciati delle regioni artiche. Scopo primario, come sempre, sarà quello di portare il vostro peschereccio al largo, navigando questa volta nelle profondità gelide di queste acque ghiacciate, attraversando canyon cristallini per scoprire i segreti della nuova regione. Il tutto, ovviamente e come nel gioco base, accompagnati da una intrigante e lovecraftiana cornice narrativa: dovrete infatti seguire le orme di una spedizione condannata perduta nel tempo, il cui destino è avviluppato dalle fredde atmosfere di queste inospitali e parzialmente inesplorate aree geografiche estreme. Lanciate le vostre lenze o immergete le vostre nasse per cacciare 11 nuove specie di pesci e granchi, senza dimenticare le loro controparti aberrate, mettendole sotto ghiaccio per per prolungarne lo stato di conservazione e aumentarne il valore, così da poter ricavare il massimo dalle vostre vendite e migliorare l’equipaggiamento del vostro peschereccio. L’esplorazione di queste regioni, infatti, non sarà certo una passeggiata!
Il DLC ricalca in tutto e per tutto il prodotto base, tanto sotto il versante del ritmo e dell’alternanza di fasi di gioco, quanto sotto il profilo tecnico. Il loop è interessante, offre intrattenimento prettamente ludico, ma con un pizzico di necessità di organizzazione e gestione delle risorse, in un quadro dove riflessi dei polpastrelli e freschezza mentale sapranno tenervi incollati allo schermo per la durata (discreta) della nuova avventura, anche se non soprattutto grazie a quegli elementi puramente narrativi con cui piccole briciole di mistero verranno disseminate lungo il vostro percorso, salvo poi assalirvi improvvisamente nella solitudine di queste acque ghiacciate. Insomma, tutti gli elementi che in Dredge ci avevano convinto li possiamo ritrovare anche in The Pale Reach, compresa quella direzione artistica finemente convincente e persino capace, grazie a pochi ma sapienti tocchi da maestro, di sorreggere e facilitare la tenebrosa atmosfera di questo nuovo, insidioso viaggio.
La recensione
Il DLC conferma tutto quello che di buono c'era nel gioco base, offrendoci in pratica la possibilità o la scusante di tornare a pescare, immergendoci non soltanto nell'oscurità, ma questa volta anche nei misteri e nella tensione delle regioni artiche, accostando al freddo meteorologico anche il gelo della paura