Sì perché l’intero fulcro narrativo verte attorno ad alcuni cardini che, ovviamente, sarebbe pericoloso svelare qui in sede di recensione nei loro minuziosi dettagli, ma che non possiamo esimerci dall’accennare. Il primo è fortemente legato alla dinamica ludica del loop, un po’ come se per certi aspetti stessimo affrontando un rogue-lite, ma con un ciclo di durata predeterminato e non dipendente dalle nostre scelte o azioni; questo perché, indipendentemente da tutto, ogni 22 minuti il sole al centro di questo universo imploderà, tramutandosi in una supernove e distruggendo l’intero sistema solare. Questo andrà ovviamente a coinvolgere anche le sorti del vostro avatar che non potrà fare nulla per evitare la morte, la quale lo riporterà sostanzialmente all’inizio del gioco. Il quid è ovviamente legato però al vostro diario di bordo che manterrà memoria di tutti i passi avanti fatti nello svelare le relazioni logiche tra gli elementi già indagati, consentendovi di continuare dal punto di arrivo della run precedente, interrotta dal collasso della stella. Inutile spiegare come il loop temporale in cui sarete sostanzialmente intrappolati sia legato a doppio filo con il grande mistero al centro del Tutto, lungo un arco narrativo da dipanare, procedendo con il vostro lanternino nell’illuminare gli angoli più oscuri di questo affascinante plot. Di più non vi diremo, se non che la forza del titolo (cioè il suo essere ricco di segreti finemente disseminati in tanti punti solo apparentemente slegati del suo intero universo) per molte tipologie di fruitore rischia di tramutarsi anche nel suo punto debole, essendo estremamente ermetico nel comunicare elementi intra ed extra-diegetici, nonché privo di una vera e propria cornice di giocabilità, se non quella relegata alla libera ma sostanzialmente passiva (nel suo non-proporre elementi di interazione) ludus.
Sotto il versante puramente tecnico, il progetto è ambizioso, ma furbo, laddove il porting mostra lacune, ma confermandosi nel suo insieme degno di nota, assolutamente fruibile e privo di difetti in grado di comprometterne l’esperienza. Il prodotto è a tutti gli effetti un vero e proprio open world, totalmente esplorabile a patto di carpirne i segreti, comprenderne il funzionamento e padroneggiandone gli strumenti, in realtà messi a disposizione dell’utente sin dal primissimo momento di libera interazione, seppur su scala ridotta. L’intero sistema solare riprodotto, infatti, è in pratica in miniatura, potendo esplorare l’intera superficie di ogni globo nell’arco di soli pochi minuti e viaggiando a livello interplanetario in un battito di ciglia, ma non per questo il tutto risulta meno intrigante o, per certi aspetti, stupefacente. Le possibilità sono finite, infatti, ma mutevoli e completamente prive di un flusso di engagement predeterminato, gestendo il tutto con pochissimi tempi di caricamento, finemente mascherati da elementi intra-diegetici che quindi non spezzano mai la sospensione dell’incredulità, in un contesto non ottimale su Switch, ma come detto pienamente sufficiente, o qualcosa di più. Lo stile adottato è lontano dal realismo ottico-retinico e questa direzione artistica che in qualche modo rimanda alle opere dell’universo di Oddworld aiuta a mascherare una certa penuria di volumi, geometrie e in generale una mole poligonale che su Switch evidenzia un minimo di lacune. Anche il frame rate non è senza dubbio un punto di forza, in questa conversione, non arrivando mai a superare i 30fps e, anzi, soffrendo in alcuni frangenti (soprattutto quelli di cambio e gestione della telecamera, piuttosto che nelle fasi più concitate di atterraggio in condizioni ambientali estreme) di evidenti cali e rallentamenti. Il tutto, però, è piuttosto comprensibile e perdonabile, se si considerano gli sforzi operati dalla programmazione per gestire con estrema verosimiglianza tutti i vincoli e le leggi fisiche che soggiacciono alla realizzazione e al mantenimento strutturale di un intero (seppur miniaturizzato) sistema solare intergalattico. Ed ecco che, allora, se le tempeste d’aria e acqua di Profondo Gigantesco con il marasma che finiscono per provocare (extra-diegeticamente) a schermo possono venire anche tollerati, con una scrollata di spalle. Il sistema di controllo immaginiamo possa funzionare meglio su un’interfaccia da PC, piuttosto che tramite pad, ma l’accoppiata dei JoyCon non sfigura, a patto di prendere dimestichezza con il concetto logico ideato dal team di sviluppo, mentre per il resto la particolarissima natura del prodotto finisce per renderlo adeguato tanto a una fruizione su schermo TV, quanto a brevi (22 minuti?) sessioni di gioco anche in modalità portatile. Comunque decidiate di provarlo, Outer Wilds merita senza dubbio la vostra attenzione.
La recensione
La perfezione non è di questo mondo, anzi di questo sistema solare, ma niente deve scalfire il fascino di un'opera tanto spontanea, originale e dirompente. Nemmeno i suoi limiti tecnici, quantomeno nella pur buona trasposizione su Switch, né i suoi eccessi di ermetismo, ludico e comunicativo, per altro facenti parte di una precisa scelta stilistica nella gestione della progressione, ma semplicemente non adatto al palato di qualunque fruitore.