Outer Wilds: la recensione

Quando la realtà supera la fantasia, l'unico limite è quello imposto dal coraggio di immaginare

Ambizione e abilità sono due componenti rare, ma fondamentali per elevare alcuni sporadici progetti al di sopra e al di là della media, donando loro il mistico alone di icona ed ergendo queste opere a pietre miliari di genere. Non accade spesso e a volte l’esclusivo status viene assegnato persino indipendentemente dai valori oggettivi intrinseci che caratterizzano l’operato, facendo leva al contrario su elementi particolari che riescono in qualche modo a catturare un certo quid, agli occhi di critica o consumatori, raggiungendo il non banale risultato si emozionare e lasciare il segno ben al di là della semplice somma delle specifiche parti che compongono il tutto. Ed è così che nascono poi progetti capaci di estendere il proprio fascino e il proprio richiamo mediatico in maniera costante E dirompente, come onde concentriche che increspano la superficie del lago comunicativo del settore, toccando con la loro onda lunga le sponde di tanti lidi diversi, emozionando gli appassionati con l’eco della propria fama, ancor prima che con le dinamiche ludiche o narrative insite nel prodotto. Un fenomeno raro, come detto, ma ad oggi non più appannaggio esclusivo delle grandi case di produzione, grazie ai nuovi strumenti a disposizione anche di realtà enormemente più piccole e contenute, capaci di sospingere l’anelito dell’ambizione del panorama indipendente grazie alla forza della propria energia immaginativa finanche al raggiungimento di tali obiettivi, tanto più se portatori di una specifica visione artistica individuale. Come nel caso di Outer Wilds.

Il gioco qui esaminato venne lanciato originariamente per diversi sistemi già nell’ormai lontano 2019, riscuotendo un grande successo tanto commerciale quanto di critica, grazie a diversi elementi che furono in grado di contraddistinguerlo in maniera significativa rispetto alla stragrande maggioranza dell’offerta odierna, nonostante l’aderenza a un concetto piuttosto popolare come quello di open world. Nel cercarne degli epigoni, o degli antesignani, è difficile non citare ovviamente No Man’s Sky, un po’ per la tematica intergalattica, un po’ vuoi anche per il medesimo approccio social che ne ha propagato l’attesa prima e l’encomio poi, quantomeno presso (una comunque ampia) certa fetta di mercato e appassionati. Annunciato successivamente anche per Switch, scomparve dai radar, per il gaudio (ingiustificato, nonché bambinesco) dei detrattori della console, convinti che l’hardware ibrido di Nintendo non fosse in grado di gestire in maniera decente lo sforzo creativo del team di sviluppo che, invece, un po’ a sorpresa è tornato a farsi vivo, per altro in pompa maga e nel migliore dei modi, qualche settimana addietro: durante uno degli ultimi Direct, infatti, è stata annunciata questa Archaeologist Edition ora nelle nostre sapienti mani, per trarne un giudizio diretto. Uno degli ormai tanti e sempre più frequenti porting impossibili? Può darsi, ma senza dubbio non è soltanto il versante tecnico spremuto all’interno di una console grande quanto la custodia di un DVD a rendere interessante il progetto disponibile sull’eShop.

Il titolo sostanzialmente potrebbe in qualche modo essere paragonato a una avventura grafica in prima persona in cui risolvere puzzle ed enigmi ambientali, pur nella cornice esplorativa di un mondo vasto e totalmente aperto e liberamente esplorabile, inserita per altro in un sistema solare come detto in stile No Man’s Sky, per quanto curiosamente di dimensioni ridotte. Contrariamente ad altre opere, non tanto più ambiziose quanto foraggiate da budget chiaramente fuori scala per questo tipo di operazione, completare l’analisi di un intero globo terracqueo potrebbe portarvi via anche solo qualche minuto, così come persino un viaggio interstellare per passare da una parte all’altra di questa galassia alla massima velocità consentita dalla vostra astronave vi basteranno pochissimi secondi; ma attenzione: non fatevi ingannare, perché di tutto stiamo parlando tranne che di un gioco povero di contenuti. Al contrario, l’opera qui analizzata è strabordante di elementi esplorabili, di segreti, di indizi sparsi un po’ ovunque, attorno a voi a 360° (letteralmente nel vero senso della parola, viste le possibilità di spostamento e indagine galattiche). Voi vestirete i panni di un nuovo astronauta, dedito all’esplorazione dei confini della galassia e spinto alla scoperta di tutti i suoi segreti, con una bella navicella tutta per voi, dotata di tuta e vari gadget per gestire al meglio atterraggi, analisi ambientali e, soprattutto, un perfetto diari di bordo, in grado di tenere memoria di tutti gli indizi da voi individuati, correlandoli in senso logico gli uni agli altri in una sorta di mappa sì, ma più che altro mentale. Questo aggeggio si rivelerà presto essere il cardine del concetto di progressione all’interno del progetto, fungendo contestualmente da registro e da guida, indirizzandovi in maniera sottile, suggerita ma chiara anche verso i vostri prossimi obiettivi e passi, non soltanto tenendo a mente quanto già esperito. Ma non fraintendete: il gioco non vi offrirà sostanzialmente mai uno scheletro o un canovaccio precostituito, lasciando la libertà più completa ed assoluta alla risoluzione di tutti i misteri nascosti all’interno dei meandri di questo sistema solare: sin da subito, in maniera altamente straniante e spaesata, dovrete infatti provare, testare, sbagliare e ricominciare a muovervi, lungo il vostro globo e viaggiando verso i diversi planetoidi che costituiscono l’intera area di gioco, senza un vero scopo o una meta precisa: potrete e anzi dovrete decidere di seguire la vostra curiosità o il vostro istinto, portando alla luce ogni più piccolo particolare (che verrà automaticamente annotato nel diario di bordo) per poi provare a unire i puntini, secondo intuito e interpretazione. Sarete letteralmente spinti a fare quello che l’inclinazione del momento vi spingerà a fare, ma man mano che continuerete lungo la libera esplorazione del gioco, ecco che troverete sempre più elementi in grado di stuzzicare la vostra attenzione, facendovi intuire che, a partire da quelle bizzarre statue aliene disseminate lungo tutto l’universo, esiste forse un Grande Mistero attorno al quale focalizzare tutti i vostri sforzi: qualcosa di straordinario su cui indagare, delineando passo dopo passo uno scopo, legato a qualcosa di incredibilmente affascinante nascosto dietro, o meglio dentro, al tutto.

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