Born of Bread: la recensione

Se nasci pagnotta non puoi morire pizza.

Di interpretazioni della favola di Pinocchio, negli anni, ne abbiamo viste davvero molte e delle più disparate, da quelle più classiche a quelle più ardite. Tuttavia, a dire il vero, un Geppetto-Fornaio ed un Pinocchio fatto di pane ad oggi non li avevamo mai visti. È questo il bizzarro punto di partenza di Born of Bread, lo scanzonato RPG sviluppato da Wild Arts e pubblicato da Dear Villagers che ci apprestiamo a recensire. La breve scena introduttiva ci mostra un gruppo di goffi archeologi alle prese con dei misteriosi tumuli di pietra. Il colorato gruppo come è facile immaginare finisce per combinare un gran casino, liberando degli spiriti malvagi (sebbene piuttosto impacciati pure loro), aventi il solo scopo di dare la caccia alla preziosa pietra del sole, nascosta all’interno del castello della Regina Beatrice. Nel trambusto che si crea a palazzo il buon fornaio Papa Baker sta cercando di mettere insieme il pranzo per la sovrana, quando si imbatte in un libro di ricette mai visto; quale occasione migliore per fare venire l’acquolina in bocca alla regina? Dall’impasto di acqua e farina messo in forno invece spunta fuori Loaf (letteralmente pagnotta), un essere vivente senziente e fatto di pane, protagonista di questa avventura. Una serie di sfortunati fraintendimenti porterà Papa Baker in prigione, incaricando quindi Loaf di ripristinarne l’onore e, soprattutto, la libertà. Come facilmente intuibile già da questa breve intro, Born of Bread fa dallo humour uno dei suoi punti di forza, ulteriormente poi sviluppato tanto nella trama quanto nei personaggi. Il party di amici che Loaf si porterà dietro infatti strada facendo si rimpolperà di altri elementi piuttosto strampalati, tra i quali un procione senza fissa dimora ed un maghetto fanatico del web che manderà in streaming tutti i vostri combattimenti.

Born of Bread si propone come un GDR piuttosto lineare e semplice nel suo andamento, sebbene non scada mai nella banalità. Il gameplay è infatti piuttosto classico. Sostanzialmente ci troveremo di fronte a due fasi: quella esplorativa e quella di combattimento. Durante le fasi di esplorazione potremo muoverci liberamente all’interno di ambienti tridimensionali, quasi fossimo in un platform, dovendo infatti anche arrampicarci e saltare per raggiungere aree altrimenti irraggiungibili. Il tutto raccogliendo bonus nascosti qua e là e interagendo con svariati NPC. Il gioco cambia decisamente stile invece nelle fasi di combattimento, realizzate con la classica visuale frontale. Durante i combattimenti i nostri alleati a turno avanzeranno in prima linea pronti a portare avanti le classiche attività disponibili: attacco, fuga, difesa, utilizzo item e attacchi speciali. Una variante piuttosto divertente sul tema è quella fornita dal nostro alleato fissato con i social network. Durante le fasi di esplorazione lo utilizzeremo come punto di salvataggio, utilizzando il suo tablet, mentre come accennato durante le battaglie manderà in “streaming” i combattimenti per accaparrarsi quanti più followers possibili. Questi follower faranno delle richieste al nostro party che potremo visualizzare in una piccola chat a lato dello schermo e che, se esaudite, ci frutteranno dei bonus, dei punti salute o dei punti mana. Un espediente questo piuttosto nuovo e perfettamente in linea con il mood scanzonato e leggero della produzione.

Graficamente Born of Bread ha uno stile cartoon monodimensionale per quanto riguarda i personaggi, un po’ alla Paper Mario, mentre le ambientazioni sono in 3D. Un contrasto al quale siamo ormai abituati grazie al successo di svariati titoli che hanno già utilizzato questa soluzione, ma che a dire il vero non annoia mai. La direzione artistica è piuttosto azzeccata, colorata e piacevole. Il tratto dei personaggi, pur non essendo memorabile, è ben riconoscibile ed in grado di personalizzare bene ogni personaggio. Sul level design delle parti esplorative ci sarebbe qualcosa di rivedibile, in particolare non sempre è evidente il target delle nostre missioni e dove dovremo recarci per portarle a compimento. In questo una maggiore implementazione della mappa di gioco ci avrebbe fatto sicuramente comodo. Il battle system di cui si è detto è piuttosto lineare ed intuitivo, funzionale ma non particolarmente distinguibile dal resto delle produzioni di genere. Ben studiata l’alberatura relativa alla crescita dei personaggi, con un simpatico sistema di timbri, da apporre su una sorta di passaporto del character, tramite i quali sceglieremo quale feature migliorare. Si sente la mancanza della localizzazione in italiano, non tanto per la mole di testo, piuttosto contenuta in realtà, quanto per poter godere meglio delle molte battutine e giochi di parole tra i personaggi.  

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La recensione

6.5 Il voto

Born of Bread è un RPG che tutto sommato è riuscito a catturarci in primis grazie al suo carisma, al suo humour ed al suo cast di personaggi fuori di testa. Un Pinocchio fatto di pane non si era mai visto in effetti, e Loaf grazie alla sua essenza un pò naif riesce con successo a tenere il palco. La produzione qua e la paga soluzioni un pò troppo viste, e qualche peccatuccio evitabile, anche se alla resa dei conti si difende più che bene in un panorama parecchio popolato.

Valutazione

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