L’esplorazione della mappa di gioco è centrale in Soul Tolerance, ma anche qui abbiamo dei problemi che rendono poco piacevole l’esperienza, soprattutto nelle fasi più avanzate di gioco, la mappa infatti si svela mano a mano che esploriamo la città, ma gli NPC appaiono su di essa esclusivamente se ci rivolgiamo a loro, rendendo difficile accertarsi che si sia parlato con tutti in una determinata area, magari esplorata per intero senza notare un NPC. Il movimento punta e clicca non aiuta la fruizione, i palazzi che circondano le strade si frappongono spesso tra la nostra visuale e il punto che vorremmo raggiungere, inoltre, quando si deve coprire una certa distanza, non si può cliccare il punto di arrivo selezionandolo sulla mappa, e se si aggiorna costantemente il punto d’arrivo, cliccando più avanti durante il tragitto, ad ogni click il nostro alterego arresterà la marcia per un istante, rendendo lo spostamento un’azione attiva anche quando non lo si vorrebbe. In nostro aiuto accorrono i numerosi punti di interesse presso cui è possibile effettuare viaggi rapidi, se già visitati.
Al fine di rendere l’esplorazione più godibile avrei senz’altro apprezzato un’opzione per il passaggio al movimento libero, via WASD, con mouse e tastiera, o mediante le levette del pad, che purtroppo consente esclusivamente lo spostamento punta e clicca, utilizzando la levetta sinistra alla stregua di un mouse.
Criticità a parte, Soul Tolerance si presenta al livello narrativo fruibile e interessante, divertente e a tratti profondo, senza mai stupire davvero sa essere sempre stimolante. Forse l’unico paletto in ambito narrativo è da attribuire ad un font poco leggibile, a cui non ci si abitua mai del tutto.
L’ultimo elemento di gameplay su cui ci tengo a soffermarmi sono i puzzle, che avrei voluto ben più integrati nell’impianto di gioco, a spezzare il continuo girovagare per la mappa in cerca di stringhe di testo o di interazioni con gli oggetti dell’inventario, tuttavia i pochi puzzle presenti sono ben ragionati, quasi sempre apparentemente impossibili da risolvere, si riveleranno estremamente soddisfacenti una volta scoperta la soluzione. Un’assenza, quella di ulteriori puzzle, che si fa ancora più rumorosa quando l’attività costante di dialogo viene interrotta soltanto nell’ultima porzione di gioco da una missione che ci chiede di raccogliere una serie di collezionabili disseminati per tutta la città, ormai completamente esplorata in lungo e in largo, più e più volte, attività che avrei preferito approcciare a partire da una porzione di gioco ben precedente, in sovrapposizione ad altre attività, e che ho di conseguenza percepito come eccessivamente riempitiva.
Lato tecnico nulla da eccepire, ho fruito il titolo con una Geforce 1070 Ti e un Intel Core i7-3770K, durante le 7 ore di gioco non sono incappato in cali di frame o crash, pur avendo aumentato al massimo la velocità di rotazione della camera, unico parametro editabile nelle impostazioni che presenta un settaggio consigliato in base alle specifiche hardware percepite dall’applicazione.
In conclusione ho trovato Soul Tolerance: Prologue un titolo rilassante, perfettamente inquadrato in una realtà indipendente con un budget contenuto e un ristretto team di sviluppo, più adatto ad una fruizione portable piuttosto che desk. La sostanza c’è, ma anche la speranza che le spigolosità in capo al game design siano sorpassate con l’eventuale uscita di una seconda parte, e che ciò si ripercuota retroattivamente anche per il “Prologue”, rendendolo non per forza un prodotto longevo o estremamente articolato, ma solido in ogni sua parte, perché una sfumatura dell’esperienza di gioco che sono sicuro non rimpiangerete è l’atmosfera sospesa tra reale e post-reale in cui Soul Tolerance: Prologue riesce sicuramente a proiettare il giocatore, in equilibrio precario sull’orlo della Soglia dell’Anima.
La recensione
Soul Tolerance: Prologue è paragonabile all’inizio di un discorso, non sempre brillante alle prime battute, può essere la promessa di una rivelazione o scaturire spunti di riflessione sin da subito negli interlocutori più attivi. Perché, senza una spinta da parte del giocatore, il titolo fatica a ingranare. Le fragilità del game design emergono di pari passo con l’immersione del giocatore, mano a mano che ci si inoltra nelle fasi narrativamente più affascinanti e ci si affeziona al mondo di gioco, rimanendo, nostro malgrado, sempre evidenti. Ma se da un lato dispiace, dall’altro ci fa capire che proprio per questo il cuore del gioco sa farsi notare, e lo fa attraverso il felice incontro tra un’ambientazione esteticamente curata e le tinte noir & neon di un cyber-punk investigativo dall’atmosfera ben congeniata.