Il mercato italiano dei videogiochi si sta espandendo, inutile e dannoso negarlo e, anzi, a vantaggio di tutti andrebbe persino un maggiore riconoscimento di quanto stia accadendo nell’industria, trasformando (purtroppo pian piano) quella che per molte generazioni è stato soltanto uno svago, un intrattenimento o persino una passione anche (e finalmente) in una professione, un percorso lavorativo certo non semplice ma ad oggi concretamente possibile. Ed ecco che, quando siamo stati raggiunti da PLAYSYS abbiamo notato subito con piacere come lo studio, fondato in realtà nell’ormai lontano 2007, abbia sede a Milano e subito abbiamo intavolato un curioso dialogo che ci ha condotti ad essere tra i primi a poter provare con mano l’opera oggetto del nostro odierno articolo, imbastendo la recensione di un progetto nostalgico, ma al contempo capace di rassicurare sul futuro: del nostro amato mezzo di intrattenimento digitale, forse sempre più capace anche di portare con sé i valori del “made in Italy”.
Dopo il recente Ala Mobile, infatti, e prima del prossimo Soul Tolerance, trattiamo infatti oggi del lancio di Dreamers: A Nostalgic Adventure, ultima opera dello studio PLAYSYS®, dedito allo di sviluppo software e videogiochi ormai da oltre un decennio. Team di programmazione che ha sin da subito visto le potenzialità interattive e non soltanto dell’ambiente VR, con diverse produzioni legate a questo particolare tipo di tecnologia, tanto in ambito Escape Room piuttosto che Horror, quanto per quel che concerne approcci più esplorativi o legati alla risoluzione di puzzle, senza disdegnare saltuariamente però anche una capatina in ambito console, con approccio forse più tradizionali. Tanto che, come si può facilmente desumere dal sottotitolo di questo gioco per Switch, lo sguardo è spesso rivolto al passato, pur abbracciando le tecnologie più contemporanee, come sono gli stessi sviluppatori a sottolineare a più riprese, nel corso delle interviste pre-lancio, piuttosto che nei materiali promozionali dedicati alla loro ultima fatica. Un’opera, questa disponibile sull’eShop dell’hardware ibrido della casa di Kyoto, che pare essere pensata per coloro che nutrono nostalgia per i videogiochi di una volta, con l’obiettivo di riaccendere le sensazioni e le emozioni vissute giocando negli anni ’90. Con il ritmo calmo della storia, l’atmosfera malinconica, i personaggi carismatici e la colonna sonora orchestrale, il gioco immerge i giocatori in una vibrante ambientazione low-poly e a mappa aperta, offrendo circa 15 ore di gioco piuttosto particolari. Scopriamo il perché!
L’impostazione del gioco è sostanzialmente quella di un’avventura, dove potrete esplorare placidamente diverse aree, interagendo con oggetti e personaggi al fine di progredire nella storia, accompagnati sempre e comunque dal pacato ritmo di avanzamento che permea l’intera isola e i suoi diversi ambienti: un’atmosfera a metà tra l’onirico e il vacanziero, favorita senza dubbio anche dalla delicata direzione artistica, tanto sotto il versante visivo quanto per quello che concerne il comparto sonoro, caratterizzato dal gibberish tipico, ad esempio, di un Animal Crossing. Ma non solo: anche le tematiche si adattano alla perfezione a questo clima in qualche modo spensierato, vagando per l’isola iniziale alla ricerca dei dispettosi pulcini in fuga, cercando di convincere l’indolente pescatore ad accompagnarvi in città con la sua barca, mentre recuperate le assi necessarie al riflessivo falegname per riuscire a ripararla. Insomma, nessuna particolare pressione vi sospinge con audacia, se non quella di raggiungere vostra nonna, di cui misteriosamente non ricordate l’indirizzo, per mangiare con lei una fetta della sua torta di compleanno. Attenzione, però: il gioco, fortemente incentrato sulla sua componente narrativa, nasconde svariati segreti e diversi colpi di scena per cui, pur mantenendo l’impostazione placida sopra descritta, le sorprese non mancheranno, per coloro che sapranno progredire lungo il canovaccio pensato dagli sceneggiatori.