Sì, perché in Dredge non è saggio restare in mare a notte fonda, come i diversi e variegati personaggi del paese non tarderanno farvi presente a ogni piè sospinto, accennando in maniera vaga e misteriosa agli oscuri pericoli che potrebbero tendervi un’imboscata al calar delle tenebre. I fondali marini nascondo infatti non soltanto i più comuni tra i pesci, ma anche mitici e pericolosi esseri viventi, che forse è meglio non affrontare con il proprio traballante peschereccio: meglio quindi non allontanarsi troppo dal porto sicuro della riva abitata, seguendo le indicazioni luminose di boe e di fari per non rimanere completamente scoperti, in balia di potenziali attacchi. Qualora, infatti, rimaste così impotenti e sperduti, un particolare indicatore di follia si manifesterà sullo schermo, lasciandovi intuire il progressivo consumarsi della vostra sanità mentale, come se qualcuno, o meglio qualcosa, non propriamente di questo mondo vi stesse osservando da vicino. Forse fin troppo vicino…alcuni di questi esseri segreti, anche difficili da raggiungere, individuare ed osservare, sapranno infliggere severi danni al vostro scavo, mentre altri…semplicemente potranno distruggerlo con un colpo o ingoiarlo del tutto. Meglio stare al sicuro, navigando solo di giorno? Ovviamente no: il fascino di questi momenti di panico assoluto, dispersi nel buio più totale, illuminato soltanto dalle luci della nostra imbarcazione, tendendo l’orecchio al sussurro dell’Altrove sono forse le fasi più belle ed intriganti del titolo, grazie anche ai continui rimandi alla cosmogonia lovcraftiana disseminata lungo il racconto: che siano ritrovamento in mare, dialoghi quasi occasionali con alcuni NPC, piuttosto che reliquie misteriose, saranno molti gli indizi che cercheranno di indirizzare la vostra esplorazione anche al di là della semplice pesca, lungo questi bacini d’acqua oscuri e sterminati, alla ricerca del prossimo elemento necessario per progredire in un canovaccio davvero ben intessuto, proprio perché almeno parzialmente non-detto. Come il famoso scrittore avrebbe senza dubbio preferito…
Il titolo, oltre che da solide dinamiche ludiche e intriganti presupposti narrativi, è sorretto per altro da un’ottima direzione artistica, capace di infarcire il tutto con un particolare tocco di toon shading noir, grazie ad accostamenti di colore netti, ombre tagliate, continui giochi di sfumature e illuminazione nebulose, in grado di trasmettere in maniera coerente con il tutto quella sensazione di landa abbandonata, di malinconico mistero e di pericolo latente che permea l’opera intera, in perfetto stile “lovecraft moderno”, come se la cosmogonia di H.P.L. avesse incontrato True Detective. Dal punto di vista puramente tecnico, la costruzione poligonalmente minimalista, la piattezza del contesto texture, la pacata progressione delle fasi di gioco non mettono l’hardware di Switch sotto pressione e il tutto scorre liscio, con una discreta qualità dell’immagine e un sistema di controllo più che funzionale. L’unica pecca a livello visivo risiede forse nel pacchetto riguardante i sottotitoli, fin troppo piccoli e scarsamente leggibili in modalità portatile, in alcune occasioni: una pecca probabilmente derivante dallo sviluppo multipiattaforma, non gravissima ma nemmeno totalmente trascurabile, se si considera l’importanza a livello di racconto ma anche gestionale (per il management delle risorse e dei tanti menu di navigazione) ricoperta da questo elemento di comunicazione tra il mondo diegetico e il fruitore. Per il resto, l’avventura saprà catturarvi per un numero sufficiente di ore, proponendo anche una discreta varietà e diversi ganci narrativi pronti a condurvi fino alla fine del racconto. Il tutto, senza contare anche il DLC appena rilasciato, per il quale vi chiediamo di restare sintonizzati sulle nostre pagine…
La recensione
Un riuscitissimo mix di elementi concorrono alla realizzazione di un gioco fuori dai consueti schemi, dove le tradizionali dinamiche di pesca si arricchiscono di mistero grazie a un racconto che ne lega la progressione libera, con un ritmo tanto compassato quanto pronto a stupirvi con improvvisi picchi d'orrore.