Peccato però che in realtà non tutto sia esattamente come promesso. In particolare, balzano agli occhi tre difetti principali, in questa opera, ciascuno piuttosto importante. Da un lato, infatti, i personaggi saranno sì davvero molti, ma è evidente e piuttosto esplicito il recupero di tantissimi asset proveniente dai giochi passati della serie, tanto a livello poligonale e grafico, quanto a livello di animazioni derivanti dal medesimo parco mosse. Pochissimi se non assolutamente assenti, infatti, nuovi elementi di gioco per quanto concerne il roster mutuato dal passato, ma anche i nuovi combattenti non riescono a proporre chissà quali novità, in termini puramente ludici. Il secondo problema è poi forse ancor più marcato, visto che per un titolo che vedere nell’offerta unitaria all’interno di un unico capitolo dell’interno arco narrativo precedentemente suddiviso lungo diversi episodi della saga la sua principale raison d’etre, ecco che determinate mancanze risultano piuttosto gravi. Più che un compendio esaustivo dell’ampio canovaccio di Naruto, infatti, Connections sembra quasi un bigino, cioè uno dei famosi riassunti utilizzati da tanti studenti universitari per preparare gli esami attraverso il ripasso condensato degli elementi principali della materia da presentare. Troppi, infatti, i buchi narrativi saltati a piè pari o risolti semplicemente attraverso l’utilizzo di una scena tratta dal cartone animato, senza permettere al fruitore di viverla da protagonista, adempiendo alla promessa di ergersi come capitolo definitivo per tutti gli appassionati del manga originario. Il terzo elemento negativo, poi, è prettamente tecnico e ci ha lasciati effettivamente un po’ spiazzati.
Dal punto di vista tecnico, il gioco si difende in maniera più che discreta per quanto concerne la resa “fumettosa” dell’insieme, tanto per quel che concerne i modelli poligonali di personaggi e nemici, chiaramente enfatizzati dall’effetto toon-shading fatto di scure e marcate ombreggiature affiancate da una palette di colore dalle contrapposizione decise, ulteriormente messa in rilievo in maniera convincente dal sapiente e profuso utilizzo delle linee cinetiche di pari passo con i movimento di camera e regia, per sottolineare la spettacolarità di certe scene e di specifiche mosse d’attacco. Il frame rate su Switch si conferma piuttosto fluido, anche se solidamente ancorato ai 30fps, come i capitoli precedenti, mancando un po’ della dovuta frenesia che sarebbe senza dubbio facilitata, in un’opera come questa, dall’innalzamento del dato attorno ai 60 frame per secondo. La reattività del sistema di controllo è assolutamente adeguata alla tipologia di genere, senza presentare particolari anomalie né con i JoyCon né con il Classic Controller, con un sistema di combattimento adeguato tanto alla fruizione portatile, quanto a quella su schermo TV. Al contrario, è la componente sonora che a tratti lascia un po’ di amaro in bocca, generando quella sensazione di negativo stupore precedentemente accennata: il doppiaggio dei personaggi, infatti, appare assolutamente sotto la media qualitativa cui Bandai-Namco ci ha onestamente di solito abituati per questa tipologia di produzioni e licenza ufficiali, tanto da lasciar persino emergere alcuni dubbi sul fatto che non siano stati utilizzati doppiatori originari o comunque professionisti, preferendo forse abbattere i costi sul versante audio utilizzando dei software dedicati alla riproduzione delle linee di testo, con risultati a tratti davvero pessimi.