Cosa non convince fino in fondo, allora, in Worldless? Sostanzialmente una delle sue caratteristiche intrinseche e cioè il suo estremo ermetismo: privo di parole e di spiegazioni, lascia tantissimo all’interpretazione dell’utente, tanto per la definizione dei contorni volontariamente molto sfumati della trama, quanto per quello che concerne anche alcune delle sue dinamiche prettamente ludiche. Turotial scarni e accennati, seppur inizialmente inseriti in un contesto scarsamente punitivo, vi accompagnano nei primi passi per poi abbandonarvi in un universo di difficile comprensione, dove il cardine primo e ultimo per riuscire a progredire sarà il vostro intuito. Intuito soprattutto di videogiocatore, perché sotto sotto saprete cosa fare, ma dovrete allenarvi nel farlo nel migliore dei modi, per soverchiare un percorso irto di ostacoli pronti a sbarrarvi la strada, passo dopo passo. La cosa migliore sarà proprio quella di abbandonarsi, tanto al racconto quanto al ritmo e al flusso dei combattimenti, tenendo un punto di equilibrio di difficile realizzazione, tra attenzione e rilassatezza, quasi che a guidarvi fossero i vostri riflessi inconsci da gamer.
Dal punto di vista tecnico, il titolo regge un frame rate piuttosto fluido e stabile, inserito in un contesto arricchito da svariati effetti di illuminazione, con una buona gestione della luce e delle sue rifrazioni. La cornice è un platform a scorrimento orizzontale bidimensionale, per cui ovviamente non parliamo di mole poligonale o spremitura dell’hardware di riferimento, ma ciò non implica che ci sia pigrizia sotto il versante della componente grafica, sapientemente gestita con accostamenti audaci di luci e ombre, di blu e rossi pronti a fornire un quadro post-moderno in movimento, piuttosto deciso nell’accaparrarsi l’attenzione del fruitore, donando piaceri anche al suo occhio…oltre che al suo orecchio, grazie a immersive melodie appaganti, capaci di creare un profondo legame con gli ambienti e le location dei regni di Worldless: la colonna sonora è davvero meravigliosa e struggente e innalza il livello artistico complessivo dell’opera.
La recensione
Una grandissima direzione artistica unita a una sensibilità fuori dal comune nel raccontare una storia che, in fondo, non è altro che una riflessione implicita sul concetto stesso di esistenza rendono il viaggio assolutamente particolare, anche se a tratti fin troppo ermetico anche a livello di interazioni ludiche, tutte da imparare sulla propria pelle lucente, fatta di stelle.