Star Ocean The Second Story R: la recensione

Rivivi una storica avventura, reinterpretata in maniera unica: passato e futuro si incontrano in una produzione che arricchisce il presente di noi videogiocatori

Se c’è un pregio che la diversità strutturale e progettuale di Switch ha saputo portare nell’industria moderna del videogioco è quello di una pluralità di approcci tanto concettuali quanto stilistici alle produzioni, non solo interne, ma anche third party. Complice un comparto tecnico non esasperatamente alla ricerca del calcolo computazionale; il form factor ibrido con possibilità di fruizione anche lontani dal salotto di casa con i suoi grandi schermi TV a 4k; mutuando la base di affezionati del panorama portatile pluridecennale; sorretto da produzioni first party estremamente fondate su grande ispirazione stilistica come marchio di fabbrica, ecco che l’esistenza stessa di Switch sul mercato ha saputo portare, grazie al suo carico di limiti ma anche possibilità, una ventata di aria fresca anche in termini di ricerca visiva. Ma, contrariamente a quanto avveniva forse in passato, questo processo è stato caratterizzato da una maturità invidiabile, forse anche per via del fatto che la proposta stessa da parte di Nintendo ha amalgamato in questo hardware anche quella che è da sempre stata la classica inventiva in ambito home console o, ancora, grazie a una modernità notevole dell’architettura del device, con conseguente compatibilità nei confronti di tantissimi tool di programmazione tra i più avanzati: questi aspetti hanno fatto sì che la specifica scelta artistica del caso non si adagiasse su comodi allori tecnologici e, anzi, proprio su Switch abbiamo assistito a un nuovo modo di interpretare gli strumenti più contemporanei, non necessariamente indirizzati alla resa ottico-retinica di una grafica realistica, ma pur sempre sugli scudi per quanto concerne il puro aspetto anche tecnico. Caposaldo di questa particolare iconografia è stato ovviamente Octopath Traveler di Square-Enix, con il suo originalissimo utilizzo dell’Unreal Engine per una proposta visiva retrò, arricchita da tantissime tecniche di resa grafica ultramoderne, capace persino di settare un nuovo standard interno alla casa di sviluppo giapponese che è arrivata a coniare un intero filone di produzioni caratterizzate da quel particolare approccio denominato HD-2D, ma lo stesso publisher non si è fermato lì, ed ecco che decide di rilanciare uno dei suoi marchi storici, proprio includendo la console di Nintendo nella pipeline di sviluppo e, presumibilmente forte di questo, seleziona un nuovo marchio stilistico per l’occasione.

In questo caso parliamo ovviamente della nuova operazione commerciale di Star Ocean, un titolo che non molto tempo fa ha provato a rialzarsi dalle proprie ceneri con uno dei vari progetti simil-ambiziosi provenienti dal Giappone, riservato a console di maggior portata di calcolo: privo di anima non ha saputo conquistare né il pubblico né la critica tanto da spingere Square-Enix a cambiare decisamente rotta. Ed eccoci quindi qui, a provare con le nostre mani il remake del secondo e amato capitolo della saga, reinterpretato in chiave estremamente moderna, ma altrettanto intelligente, giocando su vari livelli la carta della nostalgia, senza scadere però in semplicistiche operazioni a basso costo. Il gioco originale  è stato pubblicato per la prima volta nel 1998 in Giappone su PlayStation e racconta le gesta di Claude, un ufficiale della Federazione, che viene trasportato sostanzialmente per errore su un pianeta alieno intriso di magia. Mentre è alla ricerca di un modo per tornare a casa, incontra una ragazza che lo coinvolge in una missione per salvare il suo popolo, come raccontato da un’antica profezia. Nel progetto della casa di sviluppo proveniente dal Sol Levante sarà possibile iniziare l’avventura con Claude o con Rena, e, a seconda della scelta operata, la prospettiva sugli eventi e gli alleati reclutabili cambieranno. Dotato di finali multipli, vi anticipiamo che sarà importantissimo non perdersi le possibilità di approfondimento del legame con gli altri membri del party attraverso il sistema di Azioni Private, poiché sarà fondamentale per stringere amicizie profonde, intrecciate proprio con sbocchi narrativi diversi e affascinanti. Il canovaccio, da sempre parte integrate delle avventure “ruolistiche” dell’estermo oriente, in The Second Story R è cardine e fulcro e, soprattutto, non delude.

Dal punto di vista ludico, invece, il titolo propone già alcune di quelle novità in grado di mantenere inalterato il fascino dell’originale, riammodernandolo ai gusti più contemporanei, per un’esperienza al contempo profonda, ma forse persino più godibile grazie ad alcuni ritocchi in ambito di fluidità della fruizione e qualità della vita. Partiamo innanzitutto dalle caratteristiche fondanti, che vedono fasi di combattimento alternarsi ad altre di pura esplorazione. Molto ispirati i diversi scenari che andremo a visitare, costellati di piccoli centri abitati tutti da girovagare: in particolare, le fasi di avventura e dialogo sono piuttosto intriganti poiché in esse sono racchiusi elementi importati per l’evolversi del plot, con chicche legate a doppio filo con l’espansione del party e la crescita dei personaggi stessi, sia per quello che concerne l’accumulo di skill necessarie per i momenti di combattimento. Il tutto è basato sul sistema di Azioni private, specifiche missioni attivabili arrivando nelle città del gioco e interagendo tra e con personaggi non necessariamente giocanti e comunque spesso ancora da attivare: incontrandoli e avviando specifiche missioni, potremo ampliare il novero di guerrieri reclutati, ma non solo: molti di questi precorsi ci consentiranno di scavare nel background narrativo di alcuni nostri compagni, conoscendone meglio carattere e motivazioni, aumentando il nostro legame con loro e sbloccando vere e proprie porzioni di narrazione altrimenti precluse. Se, insomma, i finali multipli sono il vostro pane quotidiano, preparatevi a scovare i luoghi e gli anfratti più nascosti, attivando i dialoghi meno palesi e non necessariamente inseriti lungo il cammino del percorso principale, nonché…ad affrontare l’avventura due volte, prima nei panni di Rena e poi in quelli di Claude, per vivere tutta la sceneggiatura ideata dai programmatori, fino in fondo.

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