L’aspetto su cui si è puntato molto, infatti, nel secondo capitolo della saga non è tanto il sistema di guida, mutuato dal predecessore e già piuttosto divertente, quanto quello legato alla libertà di espressione della creatività dell’utente. Una componente che, però, è altresì legata a doppio filo con una maggiore quantità di contenuti e, soprattutto, una superiore varietà degli stessi, grazie all’enorme ampiezza di possibili combinazioni di un discreto numero di elementi base introdotti nel gioco dal team di programmazione. Ma spieghiamoci meglio: da un lato, la personalizzazione consentita a ogni singolo fruitore è incentrata sui mezzi di trasporto, con la possibilità di combinare e assemblare soprattutto elementi estetici, capaci di caratterizzare i già tanti e variegati veicoli pensati da parte del publisher, in stretta collaborazione con Mattel e attingendo a piene mani dell’enorme collezione di Hot Wheels reali, presenti sul mercato. La diversificazione di base, tanto visiva quanto ludica come già accennato, arriva qui a salire esponenzialmente grazie alla possibilità di variare le livree, con decals, colori, pattern e chi più ne ha più ne metta, spingendo soprattutto i giocatori più giovani a passare davvero tanto tempo nell’editor a loro dedicato. In secondo luogo, però, troviamo l’elemento forse ancor più creativo e strutturalmente interessante, che è quello legato invece ai circuiti. Se, infatti, c’era un punto dolente nel primo episodio della saga era quello inerente la monotonia delle piste, una volta preso in mano il volante. In questo caso, invece, la possibilità di creare livelli personalmente, nonché l’opzione di poterne scaricare anche di nuovi accedendo all’online (pur non potendoci gareggiare sul web) aumenta notevolmente le possibilità di variare l’approccio alle gare, aumentando di conseguenza il divertimento.
Sotto il versante tecnico, come accennato la versione per Switch soffre un po’ la mancanza dei migliori strumenti di controllo per titoli così improntati alla sfida su pista, in un contesto ludico sì smaccatamente arcade ma altrettanto capace di pretendere precisione millimetrica per ottenere i punteggi più alti. Inoltre è innegabile come la qualità complessiva dell’immagine (non tanto sotto il versante della mole poligonale, quanto per quello che concerne la risoluzione, a tratti fin troppo impastata) non sia il punto di forza del titolo da noi analizzato. Il frame rate si mantiene invece piuttosto stabile, anche se altri titoli presenti sulla console hanno saputo garantire un feeling di velocità più adrenalinico, riuscendo comunque ad offrire un’esperienza di gioco appagante e divertente e non afflitta al punto da affliggere l’utenza dell’hardware ibrido della casa di Kyoto. Fin troppo evidenti alcuni vincoli di fruibilità nell’accesso a un’ampia fetta dei contenuti inizialmente bloccati, così come altri limiti strutturali dell’esperienza di condivisione online: entrambi questi aspetti potrebbero fiaccare l’entusiasmo dei giocatori più giovani, avvezzi a maggiori libertà di approccio alla community e alla costumizzazione, pur restando comunque valida la mole di modalità e occasioni di divertimento accessibili sin da subito per tutti.
La recensione
Gli amanti delle macchinine più famose del mondo possono essere più che soddisfatti da Unleashed 2: Turbocharged: la combinazione tra la natura arcade delle gare con la creatività più sfrenata garantita dall'editor di piste offre un mix molto divertente. Su Switch il gioco fatica un po', in termini visivi ma anche di controllo sui mezzi di trasporto tra i più pazzi dell'industria, ma nell'insieme l'esperienza di corsa e di personalizzazione eleva il seguito in una posizione di vantaggio rispetto al predecessore.