Detective Pikachu: Il Ritorno: la recensione

Il più famoso Pokémon di sempre ritorna, ancora una volta nelle vesti di investigatore: in esclusiva su Nintendo Switch!

L’universo dei Pokémon è davvero ampio e variegato, tra capitoli principali e “terzi episodi”, milioni di carte collezionabili, prduzioni video che da sempre allietano i pomeriggio di tantissimi appassionati attraverso lo schermo della televisione, app di varia foggia e natura (avete già provato Pokémon Sleep!?) e via discorrendo, ma, nonostante la bizzarria suprema di un progetto come Learn with Pokémon – Typing Adventure, c’è un contesto che ancora oggi stupisce, in maniera simpatica più che rivoluzionaria, ed è quello legato all’arco narrativo che vede l’amato Pikachu alle prese con il ruolo di investigatore. Questa bizzarra digressione sul tema dei mostriciattoli tascabili più famosi del pianeta nasce quasi come una sorta di esperimento su Nintendo 3DS, tastando le acque di una modalità di rilascio episodica, inizialmente appannaggio esclusivo dello store digitale, salvo poi vedere la pubblicazione sugli scaffali dei negozi in versione completa, poco prima dell’annuncio di un evento cinematografico piuttosto storico: il primo vero film in live action ispirato al franchise milionario della casa di Kyoto, inspiegabilmente incentrato proprio su questa versione parlante di Pikachu e dei suoi umani assistenti. Una pellicola che si comporta piuttosto bene al botteghino, ma senza sfondare record su record come ci si sarebbe potuti aspettare e come dimostrare dai risultati persino migliori delle versioni Holliwoodiane di Sonic prima, e di Mario poi. Certo, in molti si sarebbero probabilmente aspettati un racconto diverso, con allenatori, palestre e tanti scontri a suon di mostriciattoli, ma non per questo il filone investigativo non ha saputo crearsi un suo seguito di accoliti e appassionati, tutti piuttosto intrigati dall’annuncio (piuttosto in sordina e risalente ormai a diversi anni fa) di un seguito, questa volta in esclusiva per Nintendo Switch. Purtroppo, ad oggi questo gioco non è stato accompagnato dalla conferma di una nuova fatica cinematografica, segnando l’ennesimo punto interrogativo di questa sotto-serie giapponese, gestita un po’ a singhiozzo dalla The Pokémon Company e da Nintendo stessa.

Il presupposto è quello di una rarità, nel contesto del racconto tipico di questa serie. Un Pikachu, infatti, è in grado di formulare pensieri complessi, articolandoli persino attraverso il linguaggio, seppur intelligibile soltanto alle orecchie di un singolo umano: il figlio di un famoso investigatore, con il quale la creaturina mostruosa era solito collaborare. Ecco così che la strana coppia si unisce per andare alla ricerca del disperso, risolvendo contestualmente diversi casi all’interno dell’area urbana di Rime City, una città molto particolare visto che in essa umani e Pokémon convivono fiano a fianco nella vita di tutti i giorni, aiutandosi persino in diversi lavori e mestieri. Ciascun caso rappresentava un’avventura a se stante, inserita però, tramite legami e indizi, nel più ampio arco narrativo del progetto e corrispondeva sostanzialmente a ciascuno degli episodi rilasciati inizialmente soltanto nello store digitale della precedente console, proponendo vicende solo in parte ripresentate poi sugli schermi dei cinema (come per altro viene accennato, bucando un po’ la quarta parete, in maniera metacontestuale e piuttosto simpatica, in uno dei dialoghi iniziali di questo seguito per Switch), contribuendo sì a creare un unico universo finzionale di riferimento, ma allo stesso tempo confondendo un po’ le acque. Forse anche per questo le vicende del titolo lanciato oggi da The Pokémon Company resta autoreferenziale, legandosi in maniera diretta alle vicende interattive vissute su Nintendo 3DS, sapientemente introdotte proprio dallo stesso Pikachu parlante, nelle battute iniziali dell’opera qui analizzata. Pertanto non temete: che abbiate avuto modo o meno di assaporare il primo episodio, poco importa: Il Ritorno è pienamente godibile indipendentemente dall’originario Detective Pikachu!

A livello strutturale, il titolo vi metterà nei panni del giovane ragazzo e del suo mostruoso assistente tascabile a turno, a seconda delle fasi di gioco, per esplorare liberamente le diverse scene del crimine o del misfatto, alla ricerca principalmente di due elementi con cui interagire: oggetti da osservare, con inquadrature più ravvicinate che possano mostrarne i dettagli identificabili attraverso la consueta lente di ingrandimento, piuttosto che i vari NPC (personaggi non giocabili, seppur giocanti) coi quali scambiare dialoghi e ai quali porre domande. Lo scopo? Ricostruire il contesto e gli avvenimenti, per dedurne i processi di causa ed effetto al fine di risolvere i piccoli misteri disseminati lungo l’arco principale dell’avventura e, attraverso tale progressione, stracciare il velo di mistero che si nasconde dietro ai macro avvenimento che stanno (ri)creando scompiglio a Rime City: sarà ancora tutta colpa di R e del suo gas, a far impazzire i vari Pokémon sparsi per la città? Il plot forse non è così lineare come ci si aspetterebbe..! Anche se, lo ammettiamo, la narrazione procede in maniera piuttosto lenta, a tratti fin troppo prevedibile, con dialoghi e sceneggiatura fin troppo semplificati e incapaci di creare un particolare senso di mistero o tensione, come ci si aspetterebbe da un gioco comunque investigativo, seppur incentrato primariamente sul piacere e il valore offerti dalla libera esplorazione di un centro urbano popolato dai mostriciattoli tascabili più famosi di sempre.

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