Xbox Series S: Mortal Kombat 1: la recensione

Fatality!

Anche dal punto di vista della pura giocabilità il titolo si muove con convinzione lungo i binari tracciati dai suoi predecessori nel tempo, selezionando quanto di più buono sia mai stato proposto dai capitoli del passato e aggiornandolo in chiave moderna sotto diversi punti di vista. La rapidità d’esecuzione è da sempre un marchio di fabbrica e raggiunge qui vette ancor più frenetiche: semplice da imparare ma difficile da padroneggiare, per sottolineare l’impostazione anche competitiva, ma pur sempre d’intrattenimento, obiettivo primaio nelle menti di NetherRealm. Grandi combinazioni di tasti per attacchi diversificati a seconda della loro potenza, ma anche della rapidità di messa in pratica, nonché ampie possibilità di reversal, ci interruzione degli attacchi avversari, di prese ma soprattutto una grande stratificazione degli attacchi a disposizione del fruitore, a seconda della sua capacità di eseguire pressioni di tasti molteplici e complesse, piuttosto che no (favorendo quindi un approccio più basilare, meno efficace in termini di danni apportati, ma più sicuro come possibilità di messa a segno). Il parco mosse poi è davvero studiato con grande cura, diversificando al massimo le azioni appannaggio dei tanti lottatori presenti nel roster, aiutando così ciascun giocatore nel trovare il proprio personaggio ideale, non soltanto in base al design, al carattere o a un innamoramento pregresso, ma optando per scelte basate anche sullo stile di combattimento più vicino ai nostri riflessi e ai nostri istinti. Accanto a quanto appena descritto, in fondo da sempre colonna portante dei giochi di Mortal Kombat, troviamo poi alcuni aspetti più freschi, legati ad esempio ai lottatori Kameo, piuttosto che alla modalità Invasione. Quest’ultima è una modalità in cui i giocatori possono attraversare i reami tramite una mappa interattiva, consentono di sperimentare diverse configurazioni dei personaggi e completare numerose sfide per ottenere svariate ricompense, il tutto in un programma stagionale a tema di sei settimane. Per quanto concerne invece l’intervento di personaggi secondari, Mortal Kombat 1 presenta il nuovo sistema dei lottatori Kameo, con una schiera separata di personaggi di supporto che saranno d’aiuto durante gli scontri. Selezionati dagli oltre 30 anni di storia del franchise e pertanto sempre giustificati nel loro essere presenti e attivi, i lottatori Kameo danno un vantaggio a ogni scontro grazie a un arsenale di mosse speciali offensive di supporto, prese uniche, breaker di difesa, fatal blow devastanti e fatality brutali. Accanto a questi elementi, Warner Bros. si getta poi a piene mani nel concetto di crossover, anch’esso ormai parte integrante dell’esperienza di combattimento di NetherRealm, spingendo su tutti i tasti giusti per il proprio pubblico di riferimento: dalla skin di skin Jean-Claude Van Damme per Johnny Cage (disponibile al lancio) passando per gli altri lottatori aggiuntivi già confermati dal Kombat Pack (come il Peacmaker interpretato da John Cena o all’attesissimo Patriota di The Boys, per il quale dovremo però attendere la primavera del 2024) tutto sembra così pacchiano da risultare perfettamente inserito nell’elaborazione di un franchise che della provocazione fa il suo karma, con personaggi violenti e protagonisti anti-eroi, per la gioia del fanciullino adolescente che vive sempre in ciascuno di noi.

Sotto il punto di vista tecnico, il gioco si comporta molto bene sia per quanto concerne il versante visivo che sotto il profilo della giocabilità; consci dell’importanza del tempo di latenza e della rapidità di esecuzione nell’affrontare tanto l’AI quanto gli avversari umani (in modalità multiplayer soprattutto online) gli sviluppatori hanno optato per una scelga di design molto chiara: su tutte le piattaforme, compresa la Xbox Series S su cui noi abbiamo testato il prodotto finale, c’è un’unica modalità di visualizzazione, fissa a 60 fps e con risoluzione dinamica, aiutata nella resa a schermo dall’utilizzo della tecnica di FSR per un continuo ricalcolo della massa a schermo a seconda delle circostanze (una soluzione proprietaria AMD recentemente inaugurata su Switch dall’aggiornamento realizzato per No Man’s Sky e finalizzata a una costante ricostruzione dell’immagine per migliorarne la risoluzione in maniera dinamica). Sulla console di Microsoft questo si traduce in una risoluzione non fissa, tendendo a 1440p, con saltuari discese a 1152p o addirittura a 1080p, fatto salvo che ogni possessore di questa versione hardware del colosso americano sarà presumibilmente comunque soddisfatto, andando a giocarci su schermi “Full HD”, capaci di punte massime in linea con questa tipologia di offerta. Al di là di queste ininfluenti oscillazioni, se confrontata con altre versioni su hardware più potenti è possibile individuare alcune aree di semplificazione per quanto concerne il titolo per Xbox Series S, con piccoli tagli in alcune impostazioni come la geometria del terreno, gli effetti di post-elaborazione, la densità ncps sullo sfondo delle scene, piuttosto che per quanto concerne le ombre. Le scene animate e i menu, come da bizzarra tradizione NetherRealm, girano invece a 30fps, con un effetto lievemente straniante nel passaggio da una fase giocata ad una, invece, “narrata”, ma niente che infastidisca più di tanto. Anche perché, nel complesso, il livello di dettagli è molto alto, gli effetti di luce e rifrazione molto buoni, le texture materiche senza dubbio di impatto, soprattutto grazie alla maniacale cura riposta dagli sviluppatori ai dettagli più macabri e raccapriccianti legati ai danni subiti dai lottatori, tra chiazze di sangue che andranno a sporcare i guerrieri, smembramenti poligonalmente realistici e minuzia di particolari non adatti agli stomaci di tutti i videogiocatori.

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La recensione

8 Il voto

Forse meno coraggioso del recente Street Fighter 6 nel proporre modalità fresche e più vicine agli odierni gusti del panorama moderno, il titolo NetherRealm conferma però la propria rodata formula di picchiaduro estremamente violento e cinematografico, portando i marchi di fabbrica tipici della serie verso nuove e convincenti vette.

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