Sea of Stars: la recensione

Sul nostro sito lodiamo spesso due elementi che, nel corso degli ultimi due lustri, hanno contribuito enormemente a ridare slancio alle produzioni sulla carta “minori”, lontane cioè dalle dinamiche aziendalistiche e troppo spesso più finanziarie che creative dei titoli “tripla A”, caratterizzati da enormi budget (tanto di ricerca, quanto di sviluppo, per non parlare di promozione e distribuzione) e team sconfinati, in mano a pochi capisaldi dell’industria e spesso capaci più di seguire solchi già tracciati, riducendo il rischio di investimento, che di tracciare nuove rotte artistiche e d’intrattenimento: trattasi dello sviluppo degli store digitale da un lato, e dei tool di programmazione middleware dall’altro. Due armi in mano ipoteticamente a chiunque abbia voglia, forza e capacità di esprimersi attraverso una qualsiasi forma di divertimento digitale interattivo, anche se ovviamente è più facile a dirsi che a farsi. Ma non dobbiamo dimenticare un’altra forza in campo, capace a suo modo di dar respiro anche ai team più piccoli, offrendo una sorta di scappatoia dai giganti del business, pronti a schiacciare qualsivoglia forma di concorrenza, anche la più insignificante: stiamo parlando dei finanziamenti tramite crowfunding, per lo più simboleggiati dalla famosa piattaforma Kickstarter (pur non essendo l’unica in circolazione, anzi), tramite i quali è possibile per i creativi dialogare direttamente con i futuri acquirenti che, in un ribaltamento di ruoli vantaggioso per l’intero panorama del videogioco, possono diventare finanziatori. Se adeguatamente catturati dalla premesse, dal pedegree di alcuni membri di spicco della squadra o dai piccoli scorci di cosa il prodotto finito potrebbe essere, ecco che sarà possibile ottenere tutto il budget necessario, offrendo in cambio il titolo nella sua versione finale, adornato da piccole o grandi aggiunte da collezione, pane per i denti dei veri appassionati. Attraverso questo canale è stato possibile persino vedere enormi successi o grandissime rivincite verso quella stessa industria che rischiava di far perire determinati stilemi narrativi o crismi ludici sotto il peso del mercato moderno, come abbiamo potuto vedere con Bloodstained o Mighty No 9, anche se non sempre è tutto oro quel che luccica, ovviamente…anche se riponiamo grandissima fiducia in Eyuden Chronicle, giusto per citare un esempio ormai prossimo ad arrivare sul mercato..alla faccia di Castlevania, MegaMan o Suikoden!

Nel caso specifico parliamo di Sea of Stars, il nuovo titolo di Sabotage che continua il suo viaggio nello sviluppo di prodotti che fondono estetica retrò e design moderno, come avvenuto in The Messenger, passando attraverso una sfida piuttosto impegnativa: realizzare un gioco di ruolo a turni che rendesse omaggi ai grandi esponenti di genere degli anni ’90, apportando allo stesso tempo abbastanza novità per ritagliarsi uno spazio tutto suo nell’odierno panorama di produzioni di questa tipologia. Per farlo, si sono scelti tre pilastri come stilemi distintivi: la grafica in pixel art finemente curata, un sistema di combattimento sì classico, ma speziato da quel pizzico di novità capaci di mantenerlo fresco e un arco narrativo fortemente incentrato sui crismi delle avventure fantasy, con diversi personaggi a puntellare il canovaccio di un racconto ampio e variegato. Come si legano fra loro questi elementi? Sarà riuscito il talentuoso team di appassionati e produrre qualcosa in grado di intrigare gli esigenti palati degli amanti dei giochi di ruolo? Scopriamolo assieme…

Il presupposto narrativo, innanzitutto, è quello di un universo finzionale dove il mondo in tempi antichi è stato infettato con i semi malvagi di un essere supremo pericoloso, lasciando soltanto alcune aree protette da specifiche auree magiche come rifugi sicuri per gli esseri umani privi di poteri magici; coloro i quali, al contrario, nascono graziati dal dono del controllo degli incantesimi hanno il compito, dopo un duro addestramento, di lasciare l’alcova e uscire nelle terre inesplorate, per trovare questi coacervi di malvagità ed estirparli per sanificare il pianeta, sperando che in un futuro prossimo esso torni a essere culla della civiltà umana. Il fruitore vestirà i panni di due piccoli bambini, isolani come tutti, toccati dalla grande potenzialità magica necessaria per riuscire, chissà, nell’impresa e riportare l’equilibrio al di fuori delle mura cittadine, ma per farlo dovranno spendere molti degli anni della loro gioventù nel monastero dove, sotto la guida del Saggio e dei due maestri che li hanno preceduti, impareranno a combattere, a controllare le proprie abilità e a…tessere. Sì, perché anche le vesti magiche saranno cruciali per difendersi dagli attacchi dei mostri ostili che popolano le lande misteriose al di fuori dell’isola. Terminato il tirocinio, inizierà per loro la prima missione ufficiale, nella quale dovranno scalare la montagna della Grotta Proibita per trovare l’emissario maligno che vive sull’isola ed eliminarlo, per riprendere il controllo del territorio e allontanare dal villaggio lo spettro della nebbia mistica. Ma questo, ovviamente, sarà solo il primo passo, lungo un arco narrativo fortemente derivativo, infarcito di cliché, ma a tratti capace di stupire con alcuni slanci di originalità e, nel complesso, dotato dei giusti ingredienti necessari per attirare l’attenzione degli appassionati di genere. In particolare grazie ai numerosi personaggi che, ciascuno con la propria parte di storia, sapranno portarvi in un viaggio sostanzialmente avvincente. A volte epico, a volte sciocco e altre volte emozionante, Sea of ​​Stars fa il suo dovere di gioco di ruolo esplorando i temi classici dell’avventura e dell’amicizia, arricchendo l’intreccio con colpi di scena ed eventi inaspettati, mantenendo una discreta varietà di ritmo grazie al continuo passaggio di registro e atmosfere.