THE OUTER WORLD – Benvenuti a un nuovo appuntamento dedicato alla nostra rubrica intitolata “The Outer World”, una finestra nuova per Switchitalia, con vista sui mondi videoludici che si espandono fuori dalle consuete e familiari mura dell’universo Nintendo. Se volete più dettagli sulla nostra iniziativa, vi rimandiamo all’articolo introduttivo con cui ve la presentiamo, sospinti dalla curiosità esplorativa tipica degli amanti dei videogiochi. Oggi è il turno di un titolo oscuro, con origini lontane ma forse poco avvezzo alle luci della ribalta, ma costretto a fare i conti con il successo dei suoi cugini più diabolici: riuscirà Armored Core a reggere il confronto casalingo con il filone dei “Souls” made in From Software? Scopriamolo nella nostra recensione della versione per Xbox Series S!
Titolo completo: Armored Core VI: Fires of Rubicon, l’opera trattata oggi si inserisce nel filone di titoli action della serie From Software, arricchiti sia per quanto riguarda l’esperienza che per quel che concerne le aspettative dagli enormi successi (tanto di critica quanto di pubblico) ottenuti dalla casa di sviluppo nel corso dell’ultimo decennio sott il marchio “Souls”. Armored Core è una infatti serie di videogiochi mecha sparatutto in terza persona sviluppata dal team giapponese reso famoso in via esponenziale anche dall’ultima fatica a nome Elden Ring, storicamente incentrata su un protagonista silenzioso che intraprende il lavoro di pilota mercenario in un lontano futuro fatto di ambientazioni distopiche, gestendo grandi unità di combattimento robotiche conosciute come Armored Core (o “AC” in breve) per volere di clienti aziendali, privati e non. Man mano che il giocatore completa le missioni per questi clienti, guadagna crediti per migliorare il proprio Armored Core e sbloccare ulteriori opportunità per fare soldi, continuando quindi a combattere contro avversari sempre più potenti e progredendo lungo il canovaccio principale del racconto. In particolare questo nuovo, sesto episodio, infatti, propone anche una cornice narrativa piuttosto presente e intrigante: una nuova misteriosa sostanza è stata scoperta sul remoto pianeta Rubicon 3. Come fonte di energia, si prevedeva che questa sostanza avrebbe fatto avanzare notevolmente le capacità tecnologiche e di comunicazione dell’umanità. Invece, causò una catastrofe che sommerse il pianeta e le stelle circostanti in fiamme e tempeste, formando un sistema stellare costantemente consumato dal fuoco. Quasi mezzo secolo dopo questi tragici avvenimenti, la stessa sostanza è riemersa su Rubicon 3, un pianeta ora contaminato e isolato a causa della catastrofe. Le corporazioni extraterrestri e i gruppi di resistenza combattono ora per il controllo della sostanza, in circostanze post-apocalittiche e in condizioni ambientali di estrema emergenza. Il giocatore si infiltra in Rubicon come mercenario indipendente e si ritrova in una lotta senza quartiere per il controllo della sostanza con le altre fazioni nemiche. Non il plot più originale di sempre e, lo ammettiamo: anche nel sesto episodio certi snodi tendono a essere fin troppo diluiti lungo una struttura fin troppo spezzettata lungo missioni separate su obiettivi contestuali, ma uno slancio in più (derivante forse dall’apprezzamento generale riversato nei confronti del narrative design dei titoli Souls realizzati da From Software negli ultimi anni) lo si nota con piacere.
Il titolo mantiene molti dei crismi tipici della saga, ma è innegabile che compia un salto in avanti più che discreto sotto svariati punti di vista. In particolare, l’hardware di nuova generazione consente un netto miglioramento nella gestione della fluidità e della telecamera all’interno di sezioni di combattimento davvero frenetiche, soprattutto perché da sempre caratterizzate dal concetto di omni-direzionalità. In Armored Core VI, infatti, sarà possibile pilotare il vostro mech in battaglie davvero adrenaliniche, con continui cambi di visuale e dimensione, potendo governare il mezzo da battaglia lungo tutti i possibili assi di spostamento, tanto su terra quanto in cielo, sfruttandone al massimo le capacità di mobilità per cercare di sorprendere il nemico, schivandone gli attacchi e assicurarsi la vittoria in ambienti di gioco molto ampi e, appunto, totalmente tridimensionali, anche in termini di esplorazione. Sotto questo punto di vista, la capacità di Xbox Series S di mantenere sempre molto buona la fluidità, garantendo anche una pulizia dell’immagine notevole, si rivelano due aspetti davvero fondamentali per la buona riuscita dell’esperienza in puri termini di fruizione della stessa. Il tutto risulta ancora a tratti fin troppo caotico, perdendo di chiarezza e orientamento nelle fasi più concitate, ma più spesso che non la sensazione è comunque quelle di un estremo senso di coinvolgimento. Un altro aspetto fortemente tradizionale, ma in qualche modo ulteriormente potenziato, è poi quello della personalizzazione del mech: progredendo lungo lo scheletro della storia, infatti, verrete ricompensati adeguatamente per le vostre fatiche, ottenendo crediti necessari per ampliare notevolmente il vostro armamentario. Questo vi consentirà di esplorare un’ampia gamma di stili di gioco e di combattimento personalizzando la costruzione del mezzo tra una missione e l’altra, perché scegliendo ed equipaggiando le parti preferite tramite questo robusto sistema di costumizzazione che può alterare drasticamente la tua strategia di gioco, incidendo soprattutto sulla manovrabilità del mech, nonché sulle sue capacità di offesa a corto, medio o lungo raggio. La flessibilità mostrata sia nella gestione dei diversi tipi di pesi e latenze nello spostamento della vostra armatura robotica, che nel cambiamento anche in tempo reale delle armi selezionate per affrontare i diversi ostacoli che si frapporranno tra voi e la vittoria sono altri elementi gestiti in maniera davvero ottimale, ottimizzata per la console di Microsoft.
