Una volta realizzati i primi Tarocchi del mazzo inizierete un percorso di chiaroveggenza con diversi clienti, ovviamente tutti piuttosto particolari: esseri sovrannaturali o umani, ma sempre dotati di poteri straordinari e ricoprenti un ruolo chiave nella vita e nel dipanarsi del destino tanto della strega quanto del creato, questi personaggi saranno pronti a sedersi davanti a voi per farsi leggere le carte. Selezionando a caso dal vostro mazzo, potrete ottenere una delle carte che lo compongono come elemento per interpretare un aspetto specifico del futuro di questi ospiti, oppure scartarlo per cercarne un altro, sempre attingendo dal vostro mazzo. Sì, perché ogni carta come abbiamo visto avrà capacità di lettura differenti che, a conti fatti, si traducono in opzioni di dialogo diverse per ogni cliente e ogni circostanza. Il titolo, infatti, nel suo fulcro è in pratica una sorta di visual novel, in cui ogni personaggio offrirà elementi di discussione differenti, per portare avanti i quali potremo selezionare le nostre domande o le nostre risposte sulla base dei Tarocchi che avremo creato per rimpolpare il nostro mazzo e che avremo selezionato per condurre la seduta di chiromanzia: ciascun elemento offrirà diverse possibilità di scelta che avranno conseguenze a loro volta diverse sul proseguo del dialogo e del racconto. L’utilizzo di ogni carta comporta per altro il consumo di alcune risorse elementari, così come la risoluzione del dialogo verso una direzione piuttosto che un’altra impatterà la nostra capacità di raccogliere nuove risorse, per investirle nella creazione di nuovi Tarocchi. Che, ovviamente, a loro volta potranno offrirci una più vasta e ampia gamma di scelte e soluzioni di dialogo con il nostro ospite e così via. Difficile in un contesto di faccia a faccia così ben realizzato, tanto sotto il profilo della sceneggiatura e dei dialoghi quanto sotto il profilo puramente logico della costruzione del flusso di gioco (sempre nascosto “sotto” l’interfaccia grafica, ma notevolmente presente in termini di azioni e reazioni tra noi e l’intelligenza artificiale che regola le risposte dei nostri clienti) andare a definire il concetto di giusto o sbagliato, di game over o vittoria: la verità è che il titolo (che non permette in nessun modo di riavvolgere lo svolgersi degli eventi, optando per scelte diverse da quelle già effettuate) è una vera e propria esperienza, altamente rigiocabile visto quanto potranno variare le run, anche solo per alcuni lievi cambiamenti nelle nostre scelte, siano esse riferite alle carte piuttosto che ai dialoghi da selezionare.
Artisticamente il titolo è molto valido, con una pixel art non tecnicamente pesante, ma discretamente gestita sotto il profilo della direzione stilistica; sapiente l’uso dei colori, ma anche la maestria strutturale con cui vengono gestiti i diversi momenti di gioco, coordinando la necessità di lettura delle immagini e degli spazi, con l’utilizzo dei diversi tasti per riuscire a operare variazioni grafiche per le carte o altri momenti di interazione di questo tipo. Anche le scelte di inquadratura, tra i diorami che rappresentano l’appartamento da esule della protagonista e il vuoto cosmico o i sovrannaturali ospiti delle sue sedute, si affiancano sempre lungo un delicato equilibrio. Molto immersive le musiche d’atmosfera scelte per le diverse occasioni, così come risultano splendidamente realizzate le diverse animazioni dei volti dei personaggi, legate a stati d’animo diversi e molto espressivi. L’apice è però raggiunto da un elemento non puramente di programmazione, ma comunque legato alla capacità di sviluppo del talentuoso team: la sceneggiatura e i dialoghi, infatti, risultano tanto convincenti quanto appassionanti, grazie a un ottimo lavoro di caratterizzazione delle diverse figure che popolano il canovaccio e alla capacità di organizzazione logica della struttura soggiacente dell’albero delle scelte, sempre in grado di restituire sensazioni a volte sorprendenti, ma mai stranianti, rispettando l’intelligenza del fruitore e evitando di spezzare la sospensione dell’incredulità.
La recensione
Senza dubbio un titolo non adatto a tutti i palati, ma non per questo meno raffinato. Una esperienza originale, molto testuale ma altrettanto emotiva, parzialmente ermetica, ma comunque mai frustrante, visto come concetti come gioco, game over, giusto o sbagliato si sfumino lungo questo percorso dove davvero l'elemento più importante non sarà il traguardo, visto anche l'elevata rigiocabilità al centro del concetto stesso della struttura del prodotto qui analizzato. Bizzarro, ma affascinante.