Ormai chi ci segue lo sa: conoscendo i nostri gusti e, soprattutto, la nostra linea editoriale i lettori più appassionati di Switchitalia hanno imparato ad amare assieme a noi gli aspetti più bizzarri e creativi del panorama indipendente che tanto terreno florido ha trovato su Nintendo Switch, grazie all’esplosione commerciale dell’eShop: un ambiente ricco di potenzialità che, nel corso degli anni, ha saputo offrire una tela bianca ad artisti provenienti da ispirazioni assai differenti, capaci di trasportare nei loro codici di programmazione concetti ludici assai variegati e, anche solo per questo, preziosi. Fuoriuscire dagli schemi preconcetti del mercato di massa, dal solco tracciato da produzioni ambiziose, ma pesanti ed ingombranti, per cercare la propria strada, esprimere immaginazioni impensabili e sperimentare nuove soluzioni: spesso il panorama indipendente è stato soprattutto questo, per la gioia degli appassionati. Ed è in questo filone nuovo, indescrivibile e indecifrabile se non a posteriori, che si inserisce, con originalità, l’opera trattata oggi: Stray Gods.
Un musical per gli amanti dei videogiochi e un videogioco per gli amanti della musica: questa la descrizione che gli stessi sviluppatori propongono per la propria fatica videoludica nei propri comunicati stampa ufficiali, e già da qui possiamo intuire la carica di novità intrinseca in questo gioco. Se volessimo descriverlo facendo riferimento ad opere già disponibili sul mercato che possano, in qualche modo, trasmettere un senso di familiarità potremmo avvicinarlo tanto a Life is Strange quanto a Sayonara Wild Hearts, ma in entrambi i casi lasceremmo fuori troppo della personalità propria di quest’opera, traendo in inganno il consumatore sia sul versante ludico che stilistico. Sì perché se è vero che la componente musicale è preponderante, altrettanto centrale sono i dialoghi e le scelte che tramite di essi potremo operare per far proseguire le vicende narrate dagli sviluppatori, attraverso stilemi fumettistici piuttosto riusciti. Ma andiamo con ordine, partendo dal presupposto che la messa in scena è tutto fuorché banale, anche nei temi trattai. In un moderno mondo di fantasia, infatti, la protagonista Grace è allo sbando, avendo abbandonato il college senza sapere cosa fare della propria vita. Ma proporio nel momento in cui stava osservando il baratro della propria potenziale depressione, un incontro inaspettato, ma graziato dal dolce dono della musica, la porterà a ricevere il potere di una Musa, che le servirà per scoprire la verità dietro la morte di colei che l’ha preceduta, prima che scada il tempo donatole dagli antichi dei Greci che l’hanno ingiustamente condannata a morte per l’assassinio della loro sorella. Seppur calati in un contesto inverosimile e ricco di magia, la crudezza e l’aspetto profondamente umano dei temi trattati è piuttosto inusuale per il nostro mezzo di intrattenimento preferito, affrontando in maniera non superficiale tematiche come il suicidio, la violenza fisica e psicologia, la depressione nonché, come già accennato, la morte: i toni non sfociano mai nell’eccesso, ma la superficialità resta per fortuna sempre lontana da contenuti tanto delicati, offrendo un’opera sotto questo punto di vista davvero piuttosto matura.
Dal punto di vista puramente interattivo, il titolo potrebbe essere definito come una sorta di graphic novel interattiva, per questo simile a Life is Strange, dove potrete selezionare la personalità del vostro avatar rispetto a tre “allineamenti”, che influenzeranno le possibilità di interazione con gli altri personaggi lungo l’asse portante della storia (visto che alcune selezioni di dialogo saranno appannaggio esclusivo di una certa personalità del protagonista, escludendo la possibilità di selezionare quella specifica linea di testo qualora vi foste indirizzati verso un percorso caratteriale differente). Tramite quindi un albero di possibilità di botta e risposta piuttosto articolato, capace di offrire grande diversificazione di scelta lungo un continuo rimando di azioni e conseguenze, potrete davvero incidere pesantemente sul come il canovaccio andrà a dipanarsi, per altro donando grande rigiocabilità all’esperienza ideata dal team di programmazione. Attraverso questi continui bivi decisionali, potrete decidere con chi si alleerà Grace, di chi potrà fidarsi, cercando di capire invece chi potrebbe tradirla, e così via: la natura del gioco non sarà tanto logico-deduttiva né investigativa, quanto più che altro adesa al vostro modo di vivere gli eventi, potremmo dire a livello addirittura personale. Non esiste infatti un concetto prefigurato di giusto o sbagliato e anche l’idea di un game over è vetusta, davanti a un approccio narrativo poliedrico e dinamico come quello fornito in Stray Gods. Il gioco, infatti, vi spingerà a capire quale sia il vostro posto nella vostra stessa vita (digitale), facendovi carico del vostro destino per ottenere delle risposte, a volte anche non gradite. Le vostre scelte cambieranno i diversi finali a disposizione, così come il percorso che intraprenderete per arrivarci: mai come in questo caso, infatti, viaggio sarà ben più importante della meta, tra dialoghi e interazioni coi quali ammaliare, negoziare e stringere patti o amicizie attraverso la personalità da voi stessi forgiata del vostro avatar. Un percorso reso avvincente non soltanto dall’incidenza, per una volta concreta, delle vostre scelte sul destino del protagonista, ma anche grazie alla profondità e alla personalità dei diversi personaggi che potrete incontrare lungo la strada: Personaggi atipici, a tratti enigmatici e a tratti esilaranti, sempre avvincenti e mai banali: se è vero, infatti, che molti tratti saranno ispirati alle divinità mitologiche da noi tutte conosciute, è altrettanto vero che in Stray Gods incontrerete nomi familiari, dai comportamenti invece assolutamente inaspettati.