Gravity Circuit: la recensione

Nostalgici di Megaman a rapporto! In Gravity Circuit avrete pane per i vostri denti.

Il nome del gioco potrebbe trarre in inganno molti, me compreso, tuttavia Gravity Circuit, il titolo che ci apprestiamo a provare, non appartiene nemmeno lontanamente al genere racing. Questo anche se, a dire il vero, a prova completata possiamo dire che la frenesia, l’azione ed il ritmo di questo platform rappresentano un po’ una gara, una gara contro sé stessi, i nostri riflessi, e la complessa ma precisa macchina di level design messa in piedi da Domesticad Ants. I circuiti di cui si parla in realtà sono quelli che appartengono ai robotici paladini, i nove Guardiani, che si frappongono fra il nostro mondo e la prima invasione della Virus Army, un’armata robotica intenzionata a completare il proprio percorso di distruzione e annientamento. Nella breve introduzione ci viene spiegato che i Guardiani riescono nell’ardua impresa di respingere la prima invasione, ma ad un carissimo prezzo. Ben otto dei nove difensori, infatti, sono apparentemente deceduti in battaglia, lasciando il solo Kai a tutela dell’umanità in vista dell’imminente seconda invasione. Risvegliato però in fretta e furia Kai scopre ben presto che non solo la Virus Army è tornata, ma che anche i suoi ex colleghi sono vivi, vegeti e soprattutto sono passati col nemico. Infuriato per il tradimento Kai inizia a farsi strada attraverso 12 intensi livelli per rintuzzare l’invasione e vendicare il torto subito dagli altri guardiani.

È fin da subito evidente come Gravity Circuit sia un clone/omaggio al mondo di Megaman, eppure riesce anche a distanziarsene riuscendo a raggiungere una propria identità ben definita, ed un proprio carattere. La rotondità del design dei Guardiani, la grafica in pixel art spesso monocroma, i nemici spesso eccessivi e caricaturali e molto altro ricorderanno in più di una circostanza il capolavoro Capcom.  Eppure, in più di una circostanza questa versione sotto steroidi di Megaman riuscirà a distaccarsene con successo. Nei primissimi livelli Kai potrà solo correre, saltare, scivolare, effettuare attacchi in mischia e caricare l’attacco speciale, ben presto però potremo ampliare a dismisura le nostre possibilità di interazioni ambientali e di attacco nei confronti dei nostri nemici. La propensione data al gioco dagli sviluppatori propende sempre maggiormente per gli attacchi melèe; tuttavia, potremo anche inglobare avversari storditi e spararli come palle di cannone, usufruire di jet pack, doppi salti, arrampicarci sui muri, arpionare i nemici, dondolarci dalle piattaforme e tantissimo altro.

Gravity Circuit rende omaggio ai classici del passato quindi, interpretandolo a modo suo, ma mantenendone intatto lo spirito. I livelli di questo platform sono studiati come degli ingranaggi praticamente perfetti, ricchi di aree segrete e di passaggi che possono essere svelati solo con una perizia, ed una pazienza, non da poco. Ci immergeremo in un’affascinante miscela di mood nostalgico a 8 bit ed estetica futuristica. Come non sempre accade infatti il ricorrere alla grafica pixel art non è solo un espediente estetico, ma è parte integrante del mood del gioco ed è frutto di uno studio dedicato non solo dal punto di vista grafico ma anche cromatico, data la scelta di rendere spesso alcuni livelli ed alcuni personaggi monocromi. I comandi rispondono in maniera sempre precisa e sebbene il livello di difficoltà sia piuttosto alto, non avremo problemi a portare avanti sessioni di trial & error volte a perfezionare l’accesso a una determinata area o la vittoria nei confronti di un determinato boss. Senza svelare nulla di più della trama, infatti, ci troveremo ad affrontare, oltre che i nostri ex colleghi, anche una moltitudine di macchine mortali iper-pompate, tanto stravaganti da essere quasi caricaturali, ma sempre centrate.

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Altro aspetto caratteristico di Gravity Circuit come accennato è la velocità vertiginosa dell’azione e la frenesia di quanto avviene a schermo. Spesso saremo portati a cercare un attimo di quiete fermandoci qua e là per cercare di studiare a mente fredda la prossima mossa, ma semplicemente sarà difficile se non impossibile. Il gioco premia con decisione la nostra intraprendenza e la nostra voglia di esplorare. Questo tramite la possibilità di sbloccare nuove abilità passive e nuovi attacchi caricati. Sia in un caso che nell’altro si tratterà di nuovi circuiti applicabili a Kai ed in grado di rendergli la vita decisamente più semplice sia per quanto riguarda la battaglia (cannoni laser, colpi caricati ecc) sia per quanto riguarda l’esplorazione (doppio salto, arrampicata sul muro, capacità di assorbire determinate tipologie di danni e molto altro). Questo aspetto vagamente ruolistico, atto a personalizzare le attitudini offensive e difensive del nostro personaggio è davvero interessante e fornisce a Gravity Circuit un ulteriore livello di profondità estremamente gradevole. A tanto furore e frenesia non poteva mancare un degno accompagnamento musicale, composto da tracce create appositamente per questo titolo, tutte con il minimo comune denominatore del ritmo sempre  forsennato e accattivante.

La recensione

7.5 Il voto

Quando ispirarsi ad un titolo risulta non in un semplice copia & incolla ma in una reinterpretazione affettuosa i risultati sono quasi sempre degni di nota. E' questo il caso di Gravity Circuit, probabilmente uno dei platform più interessanti usciti in questa prima metà del 2023. Frenesia, ritmo, tante possibilità di personalizzare il pattern di attacco/difesa del nostro personaggio e molto altro fanno di Gravity Circuit un piccolo must sia per i nostalgici di Megaman sia per coloro che sono alla ricerca di un platform fresco e stuzzicante.

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