Solo pochi giorni fa abbiamo introdotto la recensione di un titolo terze parti proveniente da una casa di piccole e medie dimensioni giapponese, solitamente più avvezza a sviluppare su lidi a marchio PlayStation ma che, visto l’andamento del mercato degli ultimi 6 anni, ha pivotato la propria pianificazione di business indirizzandosi in maniera sempre più convinta verso Nintendo e la sua console ibrida, capace di cancellare la concorrenza sul suolo domestico, riscontrando al contempo grandissimi favori anche sui mercati occidentali. Tra le varie case di sviluppo che, nell’ultimo lustro, hanno virato in maniera decisa in questa nuova direzione strategica rientra a pieno titolo anche Falcom, con le sue due serie principali. YS, da un lato, e The Legend of Heroes (con le sue varie diramazioni) dall’altro, entrambe trasportate in fretta e furia (relativa) proprio su Switch, dopo anni di assenza, appannaggio sostanzialmente esclusiva di Sony. Dapprima tramite i porting affidati a team esterni, sia in termini di programmazione che di localizzazione e distribuzione verso mercati esteri, salvo poi prendere piena coscienza della realtà di mercato locale e decidere, in via ufficiale, di iniziare a sviluppare direttamente anche per l’hardware ibrido della casa di Kyoto: un cambio di rotta di cui inizieremo a vedere i frutti a partire dal prossimo settembre, con il decimo episodio di YS in arrivo contemporaneo anche su Switch, quantomeno nel territorio del Sol levante. Ed è comunque così che ci troviamo oggi tra le mani la versione Nintendo di Trails into Reverie, in contemporanea con quelle PlayStation, per quanto concerne l’uscita occidentale: un bel passo avanti ed ennesima dimostrazione dell’enorme successo e delle sue conseguenze per i possessori dell’hardware targato Nintendo, rispetto al passato.
Questo capitolo di The Legend of Heroes è il decimo gioco della saga Trails ed è un sequel diretto di tutti e nove i giochi precedenti, articolati in maniera complessa anche per i più avvezzi ed appassionati dei videogiocatori. La serie, infatti, si è dipanata lungo diversi archi narrativi, vere e proprio sotto-ramificazioni del filone narrativo principali, anche con nomenclature differenti: Trails in the Sky, Trails in the Sky SC, Trails in the Sky The Third, Trails From Zero, Trails To Azure, Trails of Cold Steel, Trails of Cold Steel II, Trails of Cold Steel III, Trails of Cold Steel IV, per poi arrivare proprio a Trails Into Reverie, oggi disponibile per Nintendo Switch. Le vicissitudini narrate in questo episodio si svolgono dopo la fine della guerra rappresentata in Cold Steel IV, seguendo le disavventure di tre gruppi di personaggi. Una storia segue Rean Schwarzer, l’eroe dei giochi Cold Steel, un’altra segue Lloyd Bannings dei giochi Crossbell, e un’altra ancora segue un nuovo (?) personaggio mascherato di nome C. Un plot ricco ed intricato, come non potrebe essere altrimenti volendo ergersi a punto nodale dell’intera saga, tirando le somme di tutte le precedenti incarnazioni del franchise, vera e propria pietra d’angolo per gli appassionati più fedeli; un ostacolo alla fruizione da parte, invece, degli amanti di Trails non di lunga data? Onestamente sì, almeno parzialmente. Tutti gli snodi narrativi e i colpi di scena puntano in maniera netta su una conoscenza piuttosto approfondita dei numerosi personaggi che, nell’arco degli anni, si sono intrecciati in questo universo finzionale senza dubbio particolareggiato e variegato, perdendo almeno in parte di efficacia, per chi non riuscisse a cogliere tutte le evidenti ma implicite sfumature delle relazioni tra i protagonisti. Per andare incontro a questa problematica, gli sviluppatori hanno pensato bene di fornire, sin dal menu principale, corposi riassunti delle macro vicende più importanti che si sono susseguite lungo l’arco narrativo di tutta la saga, anche se ovviamente riepilogare testualmente in poche pagine così tante ore di gioco risulta meno coinvolgente: avremmo forse preferito un breve filmato capace di narrare i punti salienti, in maniera probabilmente più avvincente. Non scoraggiatevi, però: il titolo ha valori intrinseci sia dal punto di vista ludico che sotto il profilo narrativo anche se preso in maniera indipendente e saprà senza dubbio catturare la vostra attenzione.
In particolare, colpisce la trovata da parte di Falcom di proporre sì ben tre filoni narrativi intrecciati tra di loro, ma offrendo la possibilità al giocatore di passare in maniera piuttosto libera da uno scenario all’altro, all’interno dello stesso “capitolo”: questa particolare modalità di fruizione è chiamata Trails To Walk e in pratica consente di rimbalzare liberamente tra le tre storie all’interno di ogni sezione di gioco, per poi sbloccare la possibilità di passare alla fase successiva del macro arco una volta completati tutti gli eventi di quello specifico “momento”, osservabile quindi da tre punti di vista diversi, seguendo vicende sparse lungo i vari continenti e vissute dai diversi protagonisti del titoli. A quel punto, quindi, sarete liberi di iniziare il capitolo successivo. Una decisione particolare, persino originale, che si sposa bene sia con la natura articolata del racconto della saga, che con la sua volontà di proporsi agli occhi degli appassionati come la degna conclusione di un viaggio lungo ben dieci titoli e, soprattutto, esperito dai giocatori attraverso le disavventure di differenti gruppi di eroi, a seconda della sottoserie specifica di cui l’intero brand è costituito, grazie alla indubbia capacità creativa e alla evidente produttività di Falcom. Ma anche i neofiti, proprio in questo continuo passaggio da un punto di vista all’altro, troveranno non tanto un elemento disorientante, come potrebbe forse apparire da una semplice descrizione testuale qui offerta dalla nostra recensione, quanto un’idea accattivante per mantenere vivo l’interesse ed elevato il grado di attenzione. Una ventata di aria fresca che, chissà, potrebbe essere utile anche in altre produzioni nel prossimo futuro di questo mezzo di intrattenimento interattivo, da noi tanto amato.