Il genere dei soulslike ha visto anno dopo anno crescere esponenzialmente la propria popolarità, aspetto che come conseguenza ha portato con sé una marea di titoli dai successi alterni. Il grande seguito riscontrato dai vari Dark Souls, Bloodborne ed Elden Ring tanto per citarne alcuni, ha fatto gola agli sviluppatori che si sono lanciati in una serie di omaggi/cloni estremamente vari in termini di estetica, ma estremamente simili in termini di gameplay e di rispetto dei topoi del genere. In questo panorama cerca un posto al sole The last hero of nostalgaia, titolo sviluppato da Over the Moon, che cerca di differenziarsi per l’approccio scanzonato ed ironico al genere. Da sempre le caratteristiche dei soulslike indirizzano gli appartenenti a questo sotto-genere ad un pubblico piuttosto hardcore, per via dell’ermetismo nelle trame e, soprattutto, per il livello di difficoltà tra il punitivo ed il frustrante. Gioca su questo sottile filo il titolo che abbiamo testato, che affianca un mood sarcastico e ironico ad una trama e ad un gameplay che invece sono in tutto e per tutto affini alle pietre miliari e fonte di ispirazione del genere.
L’inizio è quanto di più spiazzante e divertente visto recentemente, in grado di bucare lo schermo e rompere quella sorta di “quarta parete”, muro immaginario che si stabilisce fra il narratore ed il giocatore. Il setting iniziale del personaggio è volutamente una farsa, presa in giro dei creator ultra dettagliati ai quali siamo abituati. Avremo infatti la possibilità di settare una serie di caratteristiche per il nostro personaggio (che appare come uno stick-man), che saranno totalmente finte. Una palese parodia che prosegue nella scelta delle classi di appartenenza, che rimandano all’informatica (è bene non spiegare il perché per non spoilerare troppo della trama): Datadino, Formattatore, Risoluzionario, Codicemante, Causaladro. Classi che anche in questo caso sono puramente fittizie. Al pari la voce narrante fuori campo è alquanto sarcastica e consapevolmente creata dagli sviluppatori come deus ex machina, consapevole di essere parte di un gioco palesemente ispirato a Dark Souls & co. La storia narrata è altrettanto interessante ed altrettanto votata all’ironia, con il mondo di Nostalgaia che sta progressivamente perdendo dettagli, a causa di una costante avanzata del nulla, un universo che progressivamente sta morendo. Tale regressione viene resa anche esteticamente, con modelli poligonali che progressivamente perdono definizione e volumi, assottigliandosi intorno al 2D e poi al semplice pixel.
The last hero of nostalgaia dunque spinge forte sul pedale della personalità e del sarcasmo per distinguersi dalla concorrenza, non si può dire altrettanto in termini di gameplay purtroppo. La formula è ultra rodata con un setting di comandi piuttosto classico composto da attacco leggero/pesante, scudo/parata, schivata. Il setting dei comandi, la struttura, la logica di gioco sono identiche a quelle di Dark Souls, modello di ispirazione del titolo. Tuttavia sin dall’inizio c’è qualcosa che non convince. Passi il livello di difficoltà davvero molto, troppo, alto che ci costringerà a sbattere la testa contro un muro già solo per superare la fase di tutorial iniziale, da considerare una sorta di scotto da pagare al quale dobbiamo sottostare per avere il piacere di giocare a questo soulslike. Purtroppo però anche il gameplay soffre di problematiche tutt’altro che sorvolabili, i combattimenti infatti sono troppo confusionari ed imprecisi, con uno studio degli ingombri e delle collisioni rivedibile, tanto che spesso ci troveremo ad essere colpiti anche se fuori portata, o viceversa a mancare degli attacchi palesemente alla nostra portata. L’impressione è che il gioco non sia “severo ma giusto” ma severo e basta, non tanto e non solo per una scelta consapevole degli sviluppatori, ma anche per le mancanze di un gameplay perfezionabile. Anche la scelta di freezare momentaneamente il nostro character ogni volta che subisce un colpo è piuttosto opinabile, in quanto ci rende praticamente impossibile reagire e contrattaccare, portandoci nove volte su dieci a morte certa. Anche la scelta grafica di essere così minimal, sebbene coerente con la storia narrata e con il mood del gioco, non è premiante al palato del giocatore, ci lascia anzi con un certo amaro in bocca. La scelta dunque di omaggiare/copiare Dark Souls paga solo in parte, rivolgendosi ad un pubblico in astinenza dal titolo di From Software, già avvezzo a determinate dinamiche, molto meno ad un pubblico più casual.
La recensione
The last hero of nostalgaia punta tutto sulla personalità, sul sarcasmo e sul prendersi poco sul serio per distinguersi in un panorama ormai piuttosto inflazionato. Purtroppo questo è però uno dei pochi meriti di un titolo che altrimenti appare piuttosto privo di mordente e non esente da problematiche di gameplay piuttosto importanti. La volontà di puntare ad essere un piccolo Dark Souls risulta un pò pretenziosa in quanto i combattimenti risultano spesso imprecisi e confusionari, inficiando in modo significativol'esperienza di gioco.