Xbox Series S: Resident Evil 4 Remake: la recensione

Si torna a vestire i panni di Leon s. Kennedy, come ai tempi del GameCube

Ma come si comporta questa interpretazione moderna dell’opera di Mikami, operato da Capcom a diversi anni di distanza dalla prima versione, forgiato nella modernità tecnologica del famoso e apprezzatissimo RE Engine? Facile sarebbe il parallelismo con il primo epico remake della serie, uscito per uno scherzo del destino proprio sul GameCube dove nacque anche il quarto capitolo nella sua versione originaria, oppure alle più recenti operazioni della casa giapponese operate verso il secondo e il terzo episodio su console odierne. Ebbene, il risultato è effettivamente un riequilibrio di entrambi gli approcci, che vertono in particolare su due pilastri: da un lato, l’ovvio rifacimento tecnico e grafico; dall’altro la reinterpretazione di alcuni elementi narrativi, più che ludici, rispetto all’antesignano. Per quanto riguarda il secondo punto, senza voler in alcun modo entrare in ambito di spoiler (anche perché come leggerete tra poche righe, sarebbe un duplice delitto nei vostri confronti) vi basti sapere che non tutto sarà esattamente identico alla versione originale. Pur non arrivando ad offrire una mole di contenuti e variazioni pari a quelle viste sul rifacimento del primo capitolo (con tutta la parte sia narrativa che di gioco legata alla triste e raccapricciante storia di Lisa Trevor) in più di un’occasione vi ritroverete spiazzati dal vostro ricordo della run originaria, nell’affrontare questa versione contemporanea della missione di Leon S. Kennedy, direttamente per conto del Presidente, alla ricerca della figlia rapita. Non si tratta tanto di contenuti realmente inediti, per quanto concerne le location o l’arco narrativo, quanto di alcune differenze in ambito soprattutto di level design, come il posizionamento di alcuni nemici od oggetti; nuove composizione di ambienti o architetture; piccole aggiunte o, al contrario, sottrazioni di particolari anche fondamentali, magari riposizionati o, in alcuni casi più eclatanti ma meno frequenti, del tutto stravolti, andando a variare notevolmente la necessità di approccio ad alcuni capitoli tra i tanti che compongono l’opera. Nell’insieme, a nostro giudizio non si tratta necessariamente né di migliorie né di interventi peggiorativi; la verità è che, nel grande rispetto dal titolo che funge da base e ispirazione per questa nuova operazione commerciale, il gioco non ne cambia la pelle, non ne sovverte le basi e non ne stravolge ritmo e natura, ma va ad operare alcuni interventi di modifica che sembrano quasi volontariamente indirizzati agli appassionati di vecchia data, con un intento chiaro: mantenere alta la tensione di un prodotto che proprio nel tenere sulla corda l’attenzione del fruitore basava il suo enorme successo e il suo elevato standard di qualità. Paura per sottrazione, come elemento facente parte del DNA del brand: all’inizio era il non-visto, dettato dalle scelte registiche rese possibili dal sistema di inquadrature fisse, che teneva fuori dal campo visivo l’orrore pronto ad arrecarci danno; in Resident Evil 4 era il terrore costante del cambiamento, capace di togliere qualsivoglia certezza al giocatore a ogni piè sospinto; nel remake dei quell’episodio gli sviluppatori vanno a giocare proprio sull’elemento di possibile debolezza di un tipo di operazione commerciale come questa, cioè il fatto di poter già prevedere tutto (ogni nemico appostato dietro l’angolo, ogni accetta lanciata verso di noi, ogni nuovo possibile nemico che, in quanto datato 2005, in realtà non incute più il timore del non-conosciuto), minando alle basi questa falsa sicurezza, inserendo dalle più piccole alle più significative variazioni sul tema, in un continuo gioco di detto e non-detto, di saputo e non-saputo, di anticipato e, improvvisamente, disatteso. Probabilmente il risultato finale è più riuscito, in termini di tensione, proprio per i fan di vecchia data che non per i neofiti, che si troveranno davanti comunque un titolo carico di adrenalina, seppur forse meno infido nell’insinuarsi sotto la pelle del fruitore presuntuosamente esperto.

Il comparto tecnico si conferma, come per Resident Evil 2 e 3 Remake, di altissimo impatto, seppur vada effettivamente fatto notare come il RE Engine oggi stupisca meno che negli anni scorsi da un lato e come, dall’altro, il capitolo originale per GameCube abbia già visto negli anni alcuni interventi di lucidatura nelle sue versioni HD (per PlayStation 3, 4 o anche Switch, per dire), andando in qualche modo a diminuire l’effetto di stupore nel rivedere l’opera riproposta sotto gli odierni canoni grafici. Al di là però di un minor balzo, confrontato con la rivoluzione strutturale e visiva fatta con gli altri due recenti capitoli riammodernati con questo stesso motore grafico, resta nel complesso un impatto notevole all’occhio, sia sotto il profilo dei modelli poligonali dei personaggi principali e secondari, sia per quanto concerne la ricchezza di dettagli delle ambientazioni in cui il nostro avatar avrà modo di inoltrarsi, esplorando in tutta libertà. Buono anche il comparto di illuminazione, seppur non arricchito (quantomeno nella versione Xbox Series S qui analizzata) dal fantomatico ray tracing, con diverse ombre dinamiche pronte a dar vita agli ambienti più lugubri ed oscuri, in maniera pulsante e tenebrosa. Uno degli aspetti migliori della produzione made in Capcom è poi senza dubbio legato alle animazioni, davvero splendide nella loro fluida e morbida concatenazione, tanto nelle vesti di Leon quanto in quelle meno curate e senza dubbio più insanguinate dei ganados (e compagnia bella): sarà davvero un piacere osservare la cura di quanto proposto a schermo, ma mi raccomando di non farvi distrarre troppo, visto che ne andrebbe dell’incolumità del vostro personaggio! Per quanto concerne il frame rate, il titolo vi offrirà la possibilità di dare priorità alla risoluzione, piuttosto che alla fluidità dell’esperienza di gioco: stando alla nostra prova diretta, non si riscontrano particolari problematiche nella costanza della fruizione nemmeno optando per la via della qualità dell’immagine a schermo, a patto però di personalizzare un po’ le opzioni legate alla velocità di spostamento di mira e telecamera; lasciando che ciascuno possa ovviamente trovare le impostazioni che siano in grado di rispondere al meglio alla sensazione soggettiva pad alla mano, il nostro avviso è quello di slegare la rapidità di mira (mantenendola anche a livelli medi), aumentando invece la rapidità di gestione della telecamera, rispetto allo standard proposto dai settaggi iniziali. Questo dovrebbe riuscire a garantirvi un’ottima sensazione di padronanza rispetto alla frenesia dei combattimenti a schermo, anche se ci teniamo a ribadire come ancora oggi l’efficacia del sistema di controllo offerto dalla versione Wii (con tanto di puntatore) resti la migliore in assoluto per quanto concerne Resident Evil 4! Il pacchetto comunque conferma il prodotto come uno dei più belli da vedere e da giocare sulla console di Microsoft, vuoi per la qualità del prodotto originale, vuoi per la maestria della direzione artistica del team di sviluppo, vuoi per il comparto puramente tecnico, senza dubbio di alto livello. Ci dispiace solo che anche il famoso “venditore misterioso” sia stato doppiato in italiano..!

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La recensione

9 Il voto

L'operazione è riuscita: forse rispetto ai remake del secondo e del terzo capitolo il gap sia grafico che strutturale è meno marcato, nei confronti dell'opera originale, che però di per sé era talmente di rottura con tutto quanto venuto prima e così centrale in tutto quello che è venuto dopo, da mantenersi su livelli di eccellenza davvero notevoli. Manca forse l'elemento rivoluzionario dei tempi andati, ma in più di un momento Resident Evil 4 Remake saprà ricordarvi perché ancora oggi Mikami sia stato in grado di ergersi a pietra miliare per l'intera industria, travalicando i confini di genere.

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