Come capita ogni volta che in Switch Italia arriva un gioco da recensire procediamo con una veloce scrematura a monte, basata sui key point del titolo, in modo da affidarne la stesura al recensore che lo trova più congeniale ai propri gusti. In questo caso specifico sono bastate davvero poche parole chiave (Giappone feudale, Devolver Digital, indie in bianco e nero) per farmi esclamare “signori, avevate la mia curiosità, ma ora avete la mia attenzione” come il personaggio interpretato da Di Caprio in Django. Accaparrarmi Trek to Yomi dunque, da amante della cultura giapponese, è stato quasi un atto dovuto, tanto era l’hype intorno a questo porting per Switch. L’attesa è stata ripagata? Vediamolo subito.
Trek to Yomi è un adventure dalle dinamiche ibride che fa dell’atmosfera e della cifra stilistica il suo punto di forza assoluto. È infatti la parte visiva quella più impattante e più gratificante di questo titolo, la regia, le inquadrature, la cura per il dettaglio dei fondali ed il continuo giocare con le profondità per rendere ancora più immersiva l’esperienza di gioco. La scelta del bianco e nero riesce a colpire nel segno enfatizzando ulteriormente la drammaticità degli eventi, risultando coerente e per nulla pesante, nonché molto raffinata, con quel nemmeno troppo vago richiamo alle opere del maestro Kurosawa ed al cinema giapponese del secondo dopoguerra. Tutta l’avventura è molto cinematografica, dalle inquadrature, ai momenti di calma che precedono un duello, a quanto avviene nei fondali indipendentemente dalle nostre azioni fino anche al canovaccio narrativo. È vero che quest’ultimo non eccelle per fantasia, trattandosi della classica storia di vendetta e redenzione vissuta dal giovane Hiroki, testimone da bambino della devastazione del proprio villaggio e dell’uccisione dell’adorato sensei, ad opera di brutali invasori. Hiroki dovrà convivere con il senso di colpa dato dall’essere rimasto impotente di fronte a tanta devastazione crescerà diventando un samurai implacabile ed assetato di vendetta.
Lo Yomi menzionato nel titolo è, nella cultura giapponese e shintoista in particolare, l’equivalente del nostro inferno, la terra delle ombre verso la quale si muovono le anime dei defunti. È proprio questo infatti il percorso che dovrà affrontare il nostro samurai, un percorso di redenzione per riscattare sé stesso ed il proprio villaggio, dopo i disastrosi eventi della sua gioventù. Trek to Yomi propone un gameplay ibrido tra l’adventure esplorativo ed il picchiaduro a scorrimento orizzontale, un mix tra la profondità dell’esplorazione 3D e la bidimensionalità dei combattimenti che, sebbene all’inizio può spaesare un po’, in realtà funziona piuttosto bene. L’esplorazione è incentivata da una buona quantità di collezionabili che possono essere trovati negli anfratti più nascosti del mondo di gioco, utili sia ad aumentare la salute di Hiroki che ad insegnargli nuove combo di attacco. Tuttavia proprio tale fase esplorativa dopo un po’ finisce per essere un po’ ripetitiva nelle meccaniche, dato che per ogni segmento avremo in sostanza due percorsi: uno evidente, ossia quello che ci consente di proseguire nella storia, ed uno un po’ più nascosto che consiste in un sentiero a fondo cieco nel quale troveremo le risorse collezionabili.
Anche il combattimento, pur essendo piuttosto vario in termini di combo utilizzabili, non è sempre particolarmente ispirato o stimolante. Il difetto principale sta in una intelligenza dei nemici non particolarmente sviluppata. Anche quando dovremo affrontare un gruppetto di cattivi questi ultimi si metteranno diligentemente in fila uno dietro l’altro per farsi prendere a mazzate uno dopo l’altro piuttosto che tentare un attacco di gruppo, che potrebbe risultare più efficace e divertente. Discorso a parte meritano invece le boss fight, decisamente più varie ed ispirate, nelle quali affronteremo nemici più tosti e vari in termini di pattern di attacco. In ogni caso il tutto viene ancora una volta gestito con una precisione di movimenti e con una eleganza che rende ogni combattimento una piccola coreografica, una sorta di danza, davvero appagante. Piccola chicca sono le cruente finisher che potremo mettere a segno dopo aver stordito un avversario, particolarmente sanguinolente ed in grado di ricaricare parzialmente la nostra barra dell’energia.
Dal punto di vista narrativo è pregevole anche lo sforzo di fornire al titolo la possibilità di una serie di finali alternativi, dipendenti da nostre scelte effettuabili in determinati punti di snodo. Sarebbe stato senza dubbio ancor più gradita la possibilità di ricominciare l’avventura proprio da questi bivi narrativi in modo da poter vedere come sarebbero andate le cose con scelte diverse. Purtroppo invece dovremo rigiocare l’avventura dall’inizio per vedere come se la sarebbe cavata Hiroki di fronte a ramificazioni differenti della storia.
La recensione
Trek to Yomi è prima di tutto un'esperienza dal punto vista visivo, scenografico, cinematografico ed appagante. Devolver Digital ha svolto davvero un ottimo lavoro nel creare questa lettera d'amore verso la cultura giapponese ed il suo cinema d'azione del secondo dopoguerra. La produzione non è esente da difetti, tali da rendere un po' piatte alcune fasi di combattimento o di esplorazione. Tuttavia sono davvero delle inezie se paragonati alla goduria che Trek to Yomi è in grado di provocare ad ogni cambio di scenario e ad ogni capitolo di questa sceneggiatura semplice ma affascinante.
Grazie per la bella recensione…. Adorando i film dei Samurai … temo che dovro’ comprarlo appena possibile! 😉