Il titolo in questione è un’avventura che vede protagonisti due fratelli dai capelli e dagli occhi blu, presumibilmente al centro di una centenaria profezia che li vede come possibili eroi nelle terre fluttuanti di Draconia: enormi ammassi di terraferma sospesi nel cielo, tra un mare di nuvole, a formare i resti di due giganteschi dragoni che, second0 i racconti tramandati da generazioni, decisero di trascorrere in cielo l’ultima parte della loro millenaria esistenza, salvo poi tramutarsi lentamente in pietra. In queste fantastiche lande, molti sono i tesori sepolti, così come molte le fazioni in lotta per accaparrarseli; veri e propri imperi ed eserciti, pirati e contrabbandieri che scorrazzano per le diverse isole, alla ricerca degli scrigni più ambiti: quelli contenenti le rarissime ma preziosissime 7 gemme del drago, dal valore inestimabile e dai poteri misteriosi. I due protagonisti sembrano sin da subito destinati a grandi gesta, in questa cornice narrativa: saranno loro infatti, accompagnati da due simpatici e bizzarri compagni di viaggio, a trovare i pugnali sacri che consentiranno, prima di tutto, di comunicare proprio con le numerose e bizzarre creature che abitano questi territori intrisi di magia, oltre che di aprire varchi e attivare marchingegni sparsi per le diverse isole-drago; saranno loro, inoltre, a ridare vita al sistema di locomozione anticamente presente sull’arcipelago, per mettere in connessione i diversi atolli fluttuanti; saranno loro, infine, a ricoprire un ruolo fondamentale all’interno delle dinamiche esistenti tra le diverse forze in gioco nella ricerca delle gemme, riuscendo coi loro poteri laddove altri avrebbero fallito. Soprattutto grazie alla inedita collaborazione tra umani e mostri, garantita tanto dal loro spirito di scoperta e curiosità, quanto dalle rinnovate capacità comunicative garantite loro dai magici pugnali. Ed è così che, mossi i primi passi nell’universo di Draconia, Erik e sua sorella partiranno alla ricerca dei tesori più disparati e preziosi, esplorando con entusiasmo queste terre fatate, finendo per ritrovarsi loro malgrado, o per loro fortuna, al centro di un canovaccio molto più fitto, intricato e ampio di quanto avrebbero mai pensato.
Tutto questo in termini di fruizione ludica si traduce in un titolo esplorativo, con i due ragazzi che dovranno spostarsi in lungo e in largo per queste terre, affrontando sia fasi all’aperto, caratterizzate dagli scontri con i mostri selvatici (visibili a schermo ma difficilmente evitabili), quanto momenti all’interno di aree chiuse o templi, con tanto di enigmi esplorativi, da superare spesso alternando l’uso di Erik con quello della sorella (per quanto in maniera scriptata e non liberamente gestibile dal giocatore). Entrando nel raggio di azione di un avversario, esso ci attaccherà automaticamente e a quel punto dovremo sfidarlo in combattimento, secondo un sistema in tempo reale e non a turni, come invece avviene nei capitoli principali della saga, sfruttando in particolare tre dinamiche di attacco principale: tramite la pressione di un tasto dorsale, la telecamera si avvicinerà in una sorta di inquadratura sulla spalla del nostro protagonista, con tanto di mirino che ci aiuterà a scagliare i diversi proiettili a disposizione per la fidata fionda; in alternativa, potremo attaccare con l’uso del nostro pugnale magico, semplicemente premendo Y e concatenando i diversi colpi, per eseguirne di sempre più potenti; inoltre, elemento fondamentale del gioco è quello costituito dal nostro party, che ci accompagnerà durante gli scontri, interagendo in maniera automatica attaccando gli avversari. Il tutto, senza dimenticare la possibilità di saltare o effettuare capriole per evitare gli affondi altrui. L’elemento cardine risulta comunque quello del reclutamento delle creature da inserire nel nostro gruppo, perché a quel punto il vantaggio (sia numerico che qualitativo, visto che ciascun essere mostruoso è ovviamente caratterizzato da capacità peculiari, in grado di aiutarci anche a seconda della forza e della natura dei nostri nemici) sarà preponderante. A tale scopo sarà importante tanto scoprire e incontrare sempre nuove creature, così da sbloccare nel nostro centro di comando, che raccogliere monete e pietre preziose lungo il cammino, per poter avere sufficienti fondi per offrire loro un lavoro…da mercenari, al nostro fianco! Alcuni mostri, però, si uniranno al nostro party in maniera spontanea, semplicemente progredendo lungo l’arco narrativo principale, e proprio questi alleati si riveleranno fondamentali non soltanto una volta schierati in battaglia, ma anche durante le fasi esplorative: a seconda, infatti, dei nostri compagni, sarà per noi possibile effettuare mosse e azioni particolari, come rimbalzare su uno Slime per riuscire così a raggiungere una sporgenza altrimenti inaccessibile e così via. Un piccolo elemento in più, in grado di offrire un pizzico di varietà durante le nostre ricerche, e di strategia nella gestione del novero di potenziali compagni di viaggio. La componente di ricerca è davvero centrale, in tutto questo, con una interessante dinamica legata ai particolari poteri dei due ragazzi, grazie ai pugnali magici, che ne intensificano il rapporto proprio con i mostri sparsi per le varie regioni che compongono questo mondo fatato: in alcuni momenti, infatti, la risonanza tra le nostre menti e i ricordi delle creature magiche porteranno alla nostra attenzione delle vere e proprie visioni, che ci daranno indizi visivi sul luogo dove gli scrigni più preziosi sono sotterrati. A quel punto, starà poi a noi esplorare l’area per avvicinarci il più possibile al luogo esatto e, una volta identificatolo, iniziare a scavare per recuperare oggetti, denari o altri elementi (a volte legati anche al proseguimento della trama). La struttura di gioco è ben cadenzata, con intermezzi animati accompagnati dal classico tono spensierato della saga e sottolineati da un discreto doppiaggio e da un ottimo accompagnamento sonoro capaci di alternarsi con sapienza alle fasi di gioco più esplorative, inframmezzate da combattimenti non troppo frequenti e per questo non eccessivamente frustranti, anche se alcune incertezze si riscontrano nella qualità esecutiva delle varie fasi proposte dal team di sviluppo. I combattimenti infatti risultano un po’ ripetitivi, alla lunga, vista la loro estrema semplificazione strutturale e dinamica; le fasi esplorative certo non offrono l’afflato e il respiro ambizioso di produzioni dal budget più sostanzioso, presenti in buon numero su Nintendo Switch; la trama tocca corde già sentite e pertanto fatica ad ammaliare sul lungo periodo, essendo priva di grandi colpi di scena. Nell’insieme, il tutto risulta un buon pacchetto, ma non poi così convinto dei suoi stessi pregi potenziali.
Questa limitatezza di budget e convinzione si rifletta anche sul versante tecnico della produzione affidata a Tose, da parte di Square-Enix. La mole poligonale è piuttosto povera, con il risultato di avere modelli semplici ma anche semplicistici, senza dubbio aiutati dalla direzione artistica mutuata dalla classicità della serie e dal toon shading applicato come leggero filtro ad ambienti e personaggi. Personaggi animati in maniera altrettanto minimalista, con set di mosse non ampio e movimenti a tratti un po’ legnosi. Ambienti piuttosto limitati, collegati da schermate di caricamento piuttosto frequenti, senza la capacità di rendere il concetto di mondo ampio e aperto non diciamo di un vero e proprio open world, ma nemmeno open zone come visto ad esempio in Sonic Frontiers. La fluidità non ci è sembrata superare i 30fps, per un’esperienza anche in questo caso fruibile e piacevole ma mai capace di superare quella sensazione di compitino o, detto in altre parole, di sufficienza senza applicarsi per andare oltre al basilare raggiungimento dei crismi di intrattenimento che progetti di più ampio respiro riescono invece a condividere con il giocatore. Come dicevamo, il comparto sonoro è invece apprezzabile, grazie alla riproposizione sempre gradita e ben implementata delle classiche tracce della saga (ancora oggi portatrici di un senso di epica non indifferente) e a un doppiaggio piuttosto ben congegnato. Il gioco, per la sua struttura avventurosa ma spezzettata, si presta adeguatamente sia alla fruizione portatile che a quella casalinga, vuoi per una risoluzione dell’immagine piuttosto elevata (complice anche la semplicità strutturale sopra descritta), vuoi per la possibilità di gestire i salvataggi in maniera molto accessibile e dinamica.
La recensione
Dragon Quest Treasures è un'avventura piacevole, seppur semplice e semplicistica. Il budget della produzione è evidentemente limitato e non consente di donare al titolo un respiro particolarmente ambizioso, ma le dinamiche di esplorazione, reclutamento dei mostri e individuazione dei tesori si prestano a una fruizione piacevole, supportata anche dal solito senso di epica epopea tipico dell'universo finzionale di Dragon Quest