La struttura più aperta del mondo da esplorare e scoprire a ogni piè sospinto non è l’unica novità di gameplay introdotta nell’ultima incarnazione dei mostriciattoli tascabili più famosi del mondo: l’altro aspetto propriamente anche strutturale è quello del multiplayer, enormemente migliorato e potenziato rispetto al passato, con la possibilità concreta di esperire diverse funzioni ma anche diversi eventi della storia assieme al circolo di amici o di invitati, partecipanti alle vostre scorribande: non soltanto i Raid, infatti, potranno essere fruiti in compagnia di altri giocatori sparsi per il globo tramite la rete, ma anche fasi di esplorazioni in cui potrete vedere a schermo i vostri compagni, mentre combattimenti contro palestre o titani avverranno senza la possibilità di vedere il “party” a schermo, ma attacchi e danni comparteciperanno alla vittoria o alla sconfitta della battaglia. Condividere inoltre la propria versione di Paldea online con amici e invitati vi consentirà anche di collezionare, catturare e scambiare diverse creature, in alcuni casi anche accedendo ai mostriciattoli esclusivi dell’altra versione (anche se non è del tutto chiaro, dopo i primi test fatti in fase di recensione, quale siano la frequenza e la logica di apparizione dei Pokémon esclusivi di Scarlatto o Violetto a seconda dell’host e dell’invitato: è presumibile che compaiano Pokémon del primo, nella versione di Paldea del secondo, ma avremmo bisogno di più tentativi per chiarirci le idee in merito). Sì, perché ovviamente proponendo ancora la doppia incarnazione della stessa generazione, la The Pokémon Company ha conservato anche la presenza di creature specifiche per ogni titolo: al di fuori del Leggendario che alterna Miraidon e Koraidon, ciascun gioco proporrà una dozzina abbondante di nuovi animaletti, con eventuali relative evoluzioni, andando ad ampliare in maniera quantomeno discreta il numero complessivo di nuovi Pokémon introdotti nella regione di Paldea. Seppur non abbondantissimi in termini puramente numerici, dobbiamo ammettere che molti di essi sono davvero ben realizzati, tanto in termini di puro design quanto di inserimento contestuale nell’ambiente di gioco e nelle fasi di combattimento, spingendovi senza sosta ad ampliare il più possibilie il vostro Pokédex, non fosse altro che per attivare un’altra delle novità di questa generazione: la cristallizzazione dei vostri compagni di avventura, attivabile durante i combattimenti (a patto di avere abbastanza energia nella vostra sfera-cristallo), applicabile a tutte le creature in vostro possesso in maniera indiscriminata e capace di cambiare l’aspetto e potenziare le statistiche di lotta dei vostri piccoli amici. Novità che alcuni potrebbero trovare fine a sé stessa, come i Dynamax degli scorsi episodi, e destinata a venire rimpiazzata già dalla prossima incarnazione del franchise, ma esteticamente apprezzabile e ludicamente significativa (anche sullo scenario competitivo), visto l’evidente vantaggio che la mutazione offre (per quanto per un periodo limitato) a tutte le caratteristiche di combattimento. Tutti fattori che come dicevamo andranno a incidere positivamente sulla spinta all’esplorazione del mondo e alla raccolta di Pokémon, per altro ulteriormente sostenuta dalla nuova interfaccia grafica studiata per dare vita al Pokédex, davvero ben riuscita: si tratterà infatti di una sorta di libreria, con una visualizzazione ben più che gradevole e carte di identità davvero ottimamente realizzate, che vi sproneranno ulteriormente a proseguire nell’avventura, pur di collezionare tutte le creature tascabili che incontrerete lungo il vostro cammino! Catture che, rispetto al recente Arceus, non potranno avvenire senza combattere: muovendovi furtivamente alle spalle degli ignari mostriciattoli, infatti, potrete scagliare loro contro una Pokéball ma questo gesto vi consentirà semplicemente di partire con un turno di vantaggio durante lo scontro, e non di rinchiuderli nella vostra sfera come visto nell’avventura ambientata nel Giappone feudale di inizio anno: soggettivamente, questo aspetto finisce forse per rallentare un po’ troppo l’espansione del Pokédex, dovendo sempre passare per una fase di lotta pur di catturare i vari animaletti, ma allo stesso tempo la struttura non rigidamente suddivisa a missioni, bensì più liberamente esplorabile andrà a controbilanciare questo elemento, per una sensazione globale comunque fresca e moderna del tutto.
L’approccio di game e level design per cui GameFreak ha optato nella realizzazione di Pokémon Scarlatto è senza dubbio un passo necessario e ben accetto, naturale evoluzione della composizione completamente tridimensionale di Spada/Scudo e della struttura a vaste zone aperte di Leggende: Arceus. Si tratta infatti di un vero e proprio open world, spezzato solo occasionalmente da alcune barriere strutturali, in grado di trasportare uno dei brand più storici e affermati di sempre in un adeguato contesto di maturità per il fruitore odierno. Purtroppo, forse per il lasso di tempo indubbiamente breve intercorso tra i vari progetti del team di sviluppo (ricordiamo che l’ultima grande avventura è stata rilasciata soltanto a gennaio di questo stesso anno!), forse per un’esperienza ancora acerba nella programmazione di titoli di così ampio respiro, forse per l’inadeguatezza del motore grafico proprietario, il risultato sotto il profilo puramente tecnico è davvero deludente. Se da un lato il brand non si è mai posto come uno showcase tecnologico per i vari hardware su cui è stato realizzato, è anche vero che da uno dei giochi di maggior successo di sempre ci si potrebbe aspettare una maggiore cura. Scarlatto, infatti, non soffre soltanto di elementi eventualmente anche comprensibili o perdonabili, all’interno di una struttura così ampia ed aperta come Paldea (un frame rate ballerino, animazione rallentate per tutti gli elementi visualizzati in fondo al campo visivo, una telecamera non sempre ottimizzata, texture di qualità altalenante), ma anche di veri e propri problemi. Parliamo di compenetrazioni e clipping imprevedibili e difficilmente gestibili, a tratti capaci di forzare la necessità di trasporto rapido tramite mappa, per potersi liberare da ostacoli invisibili e inspiegabili; di intere sezioni di paesaggi che appaiono o scompaiono a seconda di lievi spostamenti della visuale tramite controllo della telecamera; di una telecamera che durante le fasi di combattimento fatica ad inquadrare la totalità della scena (due allenatori più i loro Pokémoon) a causa di una transizione in tempo reale tra l’ambiente esplorabile e la scena di scontro, invece bloccata secondo determinati perni che orientano il cono di visione; di ombre sospese e non correttamente proiettate. Finora nessuno dei glitch è risultato in un blocco forzato del software né tantomeno nella necessità di riavviare la console, e per fortuna sembra che tra i tanti bug non ce ne siano in relazione ai dati di salvataggio (come capita invece spesso ai tanti prodotti AAA che vengono spesso rilasciati in uno stato di completezza soltanto parziale, per poi venire sorretti da patch correttive nei mesi successivi alla loro uscita sul mercato), ma lo stato in cui Scarlatto è arrivato nelle mani di milioni di utenti senza dubbio non è all’altezza del tenore che ci si aspetterebbe da una produzione di punta di questo brand. La maggior parte di queste evidenti insicurezze tecniche affligge prevalentemente il gioco durante le fasi multiplayer online, mentre la fruizione in locale e in modalità single player non ha presentato grossi inciampi, al di fuori di quelli elencati come accettabili, a fronte dell’ampliata struttura di gioco, e dobbiamo anche riscontrare come le performance dal punto di vista della fluidità siano decisamente più costanti in modalità portatile (con rallentamenti maggiori e una gestione della telecamera più scattosa invece se giocato su schermo TV), ma questo non basta a giustificare un comparto tecnico ad oggi sotto la sufficienza. Non sono ancora state annunciati aggiornamenti firmware con interventi correttivi, ma ci auguriamo che GameFreak possa intervenire presto per eliminare quantomeno i bug, o addirittura a migliorare alcuni aspetti legati al frame rate e al comparto texture, non soltanto per noi fruitori, ma anche per rendere giustizia a tutti gli altri aspetti davvero positivi, intriganti e divertenti che la nuova generazione di Pokémon ha saputo mettere sul piatto.
La recensione
Contrariamente a tante altre volte in cui il brand ha giocato sul sicuro, questa volta l'ambizione è forse stata sin troppa: in Scarlatto è palese la volontà del team di far fare un salto verso la modernità più attuale all'amata saga, con un anelito di esplorazione e trovate di gioco cooperative assolutamente ammirevoli, ma il poco tempo a disposizione dall'ultima uscita e la necessità di approfondire ancora le complicazioni di sviluppi così ampi affligge il lato tecnico del prodotto in maniera significativa
Non ci ho ancora giocato, e di sicuro non li recupererò a breve (voglio aspettare per vedere se non faranno uscire ll tradizionale terzo episodio o, come in spada e scudo, una versione completa di dlc), ma confesso che sono molto curioso del nuovo approccio open world.
Certo, i problemi tecnici che avete evidenziato sono incredibili (se consideriamo, appunto, l’importanza della produzione).
Io sono sempre stato di bocca buona sul versante tecnico, ma c’è un limite.
Comunque, non me ne priverò solo per questioni tecniche.
Fai bene, perché se piacciono i Pokémon, questo è senza dubbio divertente, vasto e completo sotto molti aspetti. Spero però che rilascino delle patch almeno per i bug o i glitch, non dico per migliorare frame rate o texture…chissà, motivo in più, come dici, per aspettare di capire che faranno in termini di DLC o terzo episodio della stessa gen..(per me DLC).