Il mix tra la necessità molto umana di approcciare i livelli cercando di nascondersi agli occhi nemici, visto quanto soverchiante sia la differenza numerica tra il solitario protagonista e l’esercito nemico, e le abilità paranormali dell’avatar forniscono al giocatore un buon ritmo, capace di alternare momenti di attesa più statici (dove la pazienza la farà da padrona) a momenti più adrenalinici fatti sia di combattimenti che di agili interazioni di abilità da parte dell’utente. La disposizione degli elementi ambientali a nostra disposizione per nascondersi dentro all’erba alta, piuttosto che dietro a rocce o staccionate; per saltare sulle sporgenze piuttosto che aggrapparci ad esse; per proseguire accovacviati e rasenti a muri o pareti denota una discreta cura nel level design, coerente con la forzata alternanza tra stealth e lotta proposta dal team di sviluppo. La struttura del gioco infatti sarà piuttosto chiara nello spingervi verso una via piuttosto che un’altra a seconda dei momenti e delle circostanze, andando un po’ a diminuire il senso di libertà di approccio ed esplorazione che invece ci saremmo aspettati; un difetto che per altro va di pari passo anche con la ripetitività delle situazioni di gioco proposte, fiaccando presto la curiosità e la proattività del fruitore, anche per via di un sistema di combattimento poco intrigante, per colpa del quale le fasi di lotta non riescono a mettere quel pepe di varietà che sarebbe lecito augurarsi per spezzare il ritmo compassato delle fasi di infiltrazione.
Sotto il profilo tecnico il gioco presenta alti e bassi, incapaci di elevarsi al di sopra della sufficienza: il comparto poligonale non è certo eccelso, seppur aiutato dalla scelta stilistica minimalista, coadiuvata dalla palette di colori decisa, fatta spesso di accostamenti netti, che in qualche modo sposano visivamente la spigolosità di diversi modelli (sia dei personaggi che degli ambienti circostanti); le aree non sono molto ampie, ma nonostante questo si denotano sia tempi di caricamento piuttosto lunghi, che rallentamenti sporadici in grado di far zoppicare la fluidità dell’esperienza. Anche le animazioni, conseguentemente ai punti sopracitati, finiscono per sembrare spesso poco legate, con un incedere a scatti poco apprezzabile. Dobbiamo anche sottolineare come, quantomeno a livello soggettivo, cioè secondo il nostro gusto, il cambio di direzione artistica rispetto al primo capitolo non convince fino in fondo, con la proposta di qualcosa che spingendo forse più sul toon shading di quanto non avvenisse nel precedente episodio, finisce per avere meno personalità distintiva rispetto ad altre produzioni del panorama videoludico odierno.
La recensione
Le premesse per un buon titolo stealth ci sono tutte, tra fondamenta ludiche e cornice narrativa, ma una eccessiva ripetitività unita alla mancanza di grandi aneliti di libertà d'approccio finiscono per tarpare le ali al ninja silenzioso e letale che si nascondo dentro a ognuno di noi