Sifu: la recensione

Non temo chi ha praticato diecimila calci diversi una sola volta, ma temo chi ha praticato lo stesso calcio diecimila volte. -Bruce Lee-

Piccola avvertenza prima di lanciarci nella recensione Sifu, il nuovo kung fu game di Sloclap: tenete pollici e polsi molto sciolti ed allenati, vi aspettano diverse ore di mazzate senza pietà e di joypad fumanti. Sloclap è uno studio francese nato nel 2015 e che prima di Sifu aveva dato alla luce il solo Absolver, picchiaduro multiplayer, anch’esso ispirato al kung fu, che per certi aspetti potrebbe essere visto un po’ come il padre di Sifu, seppure per certi versi un po’ incompreso. Il titolo che ci apprestiamo a valutare ne riprende infatti i migliori stilemi per svilupparli e portarli ad un livello di eccellenza, limando le problematiche del primo titolo. Gli sviluppatori hanno le idee estremamente chiare per quanto concerne l’universo di riferimento delle proprie produzioni. Siamo infatti nel mondo dei classici kung fu movie, da Bruce Lee a Jackie Chan, combattimenti stilisticamente piacevoli, orchestrati come fossero una danza, il tutto declinato in una maniera piuttosto moderna, con atmosfere talvolta tarantiniane piuttosto che prese in prestito dalla filmografia di Tony Jaa.

Il canovaccio narrativo ripercorre il viaggio dei più classici revenge movie. Nell’introduzione infatti verremo a sapere che il personaggio principale della nostra avventura è l’unico sopravvissuto a seguito di un sanguinoso scontro tra un misterioso manipolo di lottatori/delinquenti ed il Sifu (maestro appunto in lingua cinese). Pur nella valorosa lotta Sifu soccombe e gli assassini, senza pietà, uccidono (apparentemente) anche il bimbo testimone di questi tragici fatti. Quel bambino tuttavia sopravvive grazie ad un amuleto magico, cresce, si allena, coltiva l’odio insieme ad una indagine estremamente approfondita. Insieme al fisico il nostro combattente infatti allena anche la mente, tracciando i movimenti dei cinque ai quali dovremo dare la caccia, il tutto su un classico tabellone di investigazione al quale avremo accesso per scoprire gli antefatti e ricostruire via via gli eventi che hanno portato a quella tragica notte.

Nella sua versione Switch Sifu ha dovuto subire qualche compromesso dal punto di vista grafico, tuttavia il risultato è comunque piacevole ed appagante. In realtà l’aspetto che forse più di tutto cattura l’occhio è una direzione artistica sublime, in grado di immergerci completamente nel mondo dei kung fu movie. Le ambientazioni ricreate sono stilisticamente impeccabili e credibili, giochi di luci ed ombre, abbinamenti di colori, coreografie di combattimento cinematografiche e molto altro. Questo uso del bello inoltre non è fine a sé stesso ma utile ai fini del gioco stesso. Infatti buona parte dell’ambiente di gioco può essere distrutto ed utilizzato come arma, come le gambe dei tavoli, le sedie, le bottiglie che si possono trovare ovunque e così via. Molto piacevole la scelta di variare talvolta la visuale di gioco, passando dal 3D in terza persona al 2D a scorrimento orizzontale, cambiamento che dona al gioco una certa varietà ed ulteriore piacevolezza.

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