Ci sono momenti e progetti nel mondo dei videogame che finiscono per influenzare e avvantaggiare utenti e attori del settore in maniera anche inaspettata, come una sorta di fallout positivo in cui le azioni di qualcuno (sviluppatore, creatore, publisher) ricadono in maniera positiva su aspetti anche non inizialmente previsti come obiettivi dell’operazione specifica, finendo per beneficiare, in sostanza, il movimento nel suo insieme. Tra questi progetti rientra a pieno titolo e senza ombra di dubbio l’etichetta Apple Arcade: ideata dalla casa di Cupertino ormai più di un anno fa, vede il coinvolgimento della Mela con investimenti economici e vantaggi espositivi sullo store digitale più famoso del mondo per tantissimi sviluppatori di videogiochi “veri e propri”, contrapposti dalla stessa volontà di Apple alle così dette “app“, da sempre viste con sospetto se non addirittura fastidio dagli appassionati di apparecchiatura elettronica dedicata all’intrattenimento digitale. Vere e proprie opere videoludiche almeno in parte finanziate direttamente dal publisher, con l’obbligo di un determinato periodo di esclusiva su Apple Store (solitamente di un anno), in cambio di una esposizione mediatica e promozionale piuttosto evidente e significativa. L’enorme disponibilità economica della casa della Mela ha aiutato diversi sviluppatori indipendenti o comunque non dotati di grandi budget o team di sviluppo nel trovare i finanziamenti necessari e, quantomeno occasionalmente, il successo commerciale necessario per far emergere la forza immaginifica e creativa di talenti sparsi per il mondo (basti pensare a come solo grazie a questa occasione un grande nome del passato come Sakaguchi ha potuto trovare il respiro necessario per la sua ultima opera, quel Fantasian che stiamo ancora attendendo fiduciosi anche sul device ibrido di Nintendo), con il piacevole effetto collaterale di vedere poi molte di queste operazioni approdare anche su Switch, esaurito il periodo di inaccessibilità dettato dalle clausole dei contratti tipici di Apple Arcade. Dal fantastico Grindstone al poetico Various Daylife, senza dimenticare l’avventuroso Oceanhorn 2, anche la piccola console della casa di Kyoto ha potuto avvantaggiarsi del processo messo in atto da Apple, ricevendo diversi titoli interessanti, grazie agli investimenti fatti da quello che per molti aspetti è senza dubbio un competitor diretto. Ultimo esempio di questo felice connubio è Pilgrims, piccola avventura in arrivo per Switch.
Il gioco narra una rilassata e rilassante avventura grafica, fatta di enigmi ambientali da risolvere per poter proseguire nell’esplorazione della mappa di gioco e arrivare alla conclusione del racconto. Portato avanti con un delicato tratto disegnato a mano, il gioco alterna la visione dell’overworld a close up sulla specifica area di interazione selezionata, dove sarà compito del giocatore capire quale sia l’interazione necessaria per sbloccare il quadro e poter quindi continuare nel proprio percorso. Nel girovagare per le diverse zone di questo universo narrativ o il protagonista entrerà in contatto con vari personaggi e potrà raccogliere diversi oggetti, collezionandoli nel suo equipaggiamento sotto forma di carte; ogni volta che l’inquadratura si avvicinerà a una specifica scena, l’obiettivo sarà quello di comprendere tra le diverse carte (e conseguentemente azioni) a nostra disposizione quale sia da utilizzare e in quale ordine logico, in modo da causare le conseguenze a noi necessarie per risolvere il piccolo enigma posto davanti ai nostri occhi dagli sviluppatori. La concatenazione logica tra tutte le diverse piccole azioni da eseguire riesce nel non banale compito di solleticare la vostra materia grigia (andando a raccogliere delle patate in un punto della mappa, recuperando un pentolone altrove, per poi riempirlo d’acqua al fiume, posizionarlo sul fuoco per cuocere i tuberi, così da poterli consegnare al pistolero che blocca il passaggio verso il prossimo sentiero sono solo alcuni degli esempi che vi troverete ad affrontare nelle primissime fasi di gioco) e rilassarvi allo stesso tempo, trasmettendo un senso di compiutezza e soddisfazione a ogni minima risoluzione messa a taccuino. Gli enigmi non sono complicatissimi, ma neppure sempre scontati, richiedendo soprattutto una oculata esplorazione di tutte le zone esplorabili fino a quel punto e una conseguente gestione delle risorse a disposizione, immaginando a volte curioso e fantasiose, ma mai forzate, interazioni tra il contesto situazionale e il nostro armamentario, in un risultato d’insieme senza dubbio piacevole.
Uno degli aspetti più apprezzabili di Pilgrims è il suo adattare l’esperienza tra mondo mobile e Nintendo Switch: troppo spesso, infatti, ci si dimentica di quanto sia flessibile e variegata la possibilità di interazione e fruizione offerta dall’hardware ibrido della casa di Kyoto, che invece avrebbe tutte le potenzialità per ergersi a casa prediletta di tantissime metodologie di intrattenimento digitale, compresi i titoli più interessanti e vivaci del panorama offerto su device portatili di varia natura. Nel caso specifico Amanita Design dimostra di sapere il fatto suo e di impegnarsi ad offrire la miglior esperienza di gioco possibile: su Nintendo Switch potrete godere delle simpatiche disavventure di Pilgrims in maniera del tutto tradizionale, giocando su TV o console con la classica proporzione orizzontale del gioco, con tanto di doppio JoyCon come principale metodo di input e controllo, ma non finisce qui. A completa discrezione dell’utente, cui è per altro concessa la possibilità di cambiare impostazioni in qualsiasi momento, alternando le due possibili opzioni di interfaccia, sarà anche possibile mantenere la console in senso verticale, ricreando la sensazione da mobile per cui l’esperienza è stata originariamente concepita, ricavandone un feeling più vicino alla visione iniziale degli sviluppatori (ed evitando ad esempio bande nere laterali a riempimento della grafica di gioco). Cosa ancora più apprezzabile, poi, è la totale e precisa implementazione del touch screen, una metodologia di input troppo spesso lasciata nel dimenticatoio su Switch ma che, quantomeno per questo tipo di progetti, risulta senza dubbio la più naturale ed apprezzabile, rimandando tanto alla concezione Apple Arcade, che ha dato i natali a questa produzione, quanto ai fasti di Nintendo DS e 2DS.
L’opera si comporta bene anche sul versante tecnico, nel quale rientrano anche tutte le considerazioni fatto poco sopra in merito all’implementazione (valida a livello concettuale, quanto a livello di applicazione pratica) delle diverse possibilità hardware offerte dalla console di riferimento per il porting. Essendo una placida avventura grafica, l’impostazione grafica e visiva non è particolarmente ricca o complessa, pertanto ovviamente sul versante della pura prestazione anche Switch non incontra alcuna difficoltà nell’offrire un’esperienza fluida e pulita, priva di difetti o inciampi, compresi tempi di caricamento idonei alla leggerezza della produzione e alla fruibilità anche mordi & fuggi intrinseca a questa esperienza di gioco. Se c’è un aspetto che forse non riesce a convincere fino in fondo il giocatore è la brevità del viaggio: in una manciata scarsa di ore, infatti, vi sarà possibile risolvere i vari enigmi ambientali, superare le diverse scene ideate dal team di sviluppo, sbloccare le aree nascoste della mappa e giungere alla conclusione di quella che però resterà una piacevole avventura.
La recensione
Una piccola, breve e delicata avventura grafica, capace di intrattenervi con un pizzico di curiosità, un apprezzabile stile grafico e un'ottima implementazione delle opzioni di fruizione offerte dalla console di Nintendo. Peccato che il viaggio duri davvero troppo poco, per riuscire a entrarvi nel cuore.