Cari lettori di Switchitalia, come sapete è recentemente stata pubblicata su Switch la raccolta Arcadia Bay di Life is Strange, come avete potuto vedere anche dalla nostra recensione del primo, storico episodio dell’affascinante serie di videogiochi pubblicata da Square-Enix. Una raccolta interessante, che mette assieme il precursore del filone narrativo, ma affiancandoci anche il prequel: Before the Storm, recensito qui, oggi, sulle nostre pagine in esclusiva per voi. Un brand nato ormai diversi anni fa, capace tanto al lancio quanto negli anni successivi anche grazie all’ottimo passa-parola generatosi tra gli appassionati e sui forum di tutto il mondo, di conquistarsi l’amore quasi incondizionato di moltissimi videogiocatori, grazie al coraggio di affrontare argomenti a dir poco spinosi, con una struttura ludica in grado di risaltare gli iconici (poiché profondamente umani) protagonisti delle vicende raccontate con forza e al contempo delicatezza dagli sceneggiatori. Ripercorriamo quindi questa versione, riveduta e corretta sotto il profilo tecnico e grafico, degli eventi che cronologicamente hanno dato la luce all’intreccio appassionante tra Chloe e Rachel.
Il gioco proposto all’interno della collection Arcadia Bay è il prequel fedele al primo capitolo della saga, che ripercorre (come nella sua versione originale, ricordiamolo) le fasi antecedenti agli eventi narrati nel precursore del brand, mettendo in scena gli eventi intercorsi tre anni prima di quanto narrato nel capitolo precedente (ma cronologicamente successivo) tra le due ragazze. Diviso in tre episodi, originariamente pubblicati tra l’agosto e il dicembre dell’ormai lontano 2017, il canovaccio si focalizza in particolare sull’intricato e tormentato principio dell’amicizia tra Chloe Price e Rachel Amber, compagne di scuola che verranno indissolubilmente legate tra loro da tutta una serie di complicati eventi e traumi non poi esclusivamente giovanili. Maggiormente godibile se giocato DOPO il capostipite, come ogni prequel che si rispetti, scalderà i cuori di chi già avesse avuto la fortuna di conoscere le protagoniste, vivendone le disavventure più adulte, potendone apprezzare maggiormente le varie sfumature del caso, ma risulta comunque godibile per chi decidesse invece di esperire le due storie in ordine cronologico. Posto che la scelta è comunque libera, soprattutto acquistando la raccolta, che unisce entrambi gli episodi in un unico, ricco e prezioso pacchetto. Una cosa è certa: per gli amanti del genere, qui di carne al fuoco ce n’è comunque davvero tanta.
Il gameplay, come quanto è avvenuto per il precedente, è basato principalmente sull’uso di dialoghi a risposta multipla e sull’interazione con l’ambiente. Dinamiche proprie di un genere a metà tra la visual novel e l’avventura grafica, che proprio questo franchise ha contribuito a trasportare in un’epoca di innegabile modernità. Vuoi per la sua natura episodica (resa meno potente oggi dal fatto di essere venduto come prodotto unico ed unitario, ma ancora presente in termini di fruizione e fruibilità dell’esperienza di gioco), vuoi per la giocabilità ibrida, vuoi per stile, tematiche e ambientazioni senza dubbio contemporanee, il titolo ripesca dalla tradizione ma riesce ad apparire e a trasmettere un feeling di freschezza non banale, rilanciando il potenziale di intrattenimento proprio di questa particolare tipologia, in qualche modo persino ridefinito nelle sue dinamiche di base. Il merito è della direzione artistica, sempre molto colorata e affascinante; delle fasi di esplorazione libera, appaganti seppur ovviamente piuttosto limitate; dei dialoghi che aiutano non soltanto a proseguire lungo l’avventura, ma anche e soprattutto a delineare personaggi sfaccettati, profondi, umani e non banali, ai quali risulterà facile appassionarsi. E con loro, alle loro disavventure, per altro profondamente malleabili anche dal fruitore, e dalle sue scelte.