Al di là del ritmo specifico, piuttosto particolare, DioField Chronicle presenta tutta una serie di situazioni di combattimento piuttosto classiche, ma sempre ben bilanciate, con numerose classi a differenziare i soldati a nostra disposizione e le loro caratteristiche di lotta: cavalieri dotati di grande capacità di spostamento e in grado di andare alla carica anche di più nemici contemporaneamente; agili soldati dotati di coltello, sempre pronti a evitare gli affondi altrui; curatori in grado di utilizzare la magia, ma indifesi davanti agli attacchi dei nemici; arcieri in grado di offendere anche dalla lunga distanza e così via, per un party spesso adattabile alle circostanze specifiche di ciascuna missione, spingendoci a selezionare sempre i 4 migliori avatar da schierare in campo. Una volta sul terreno di gioco, poi, sarà importante anche studiare eventuali elementi interattivi ambientali (come barili esplosivi, da gestire con attenzione, per evitare il fuoco amico); valutare i percorsi più strategici sia per cogliere il nemico alle spalle, che per evitare scontri frontali numericamente impari; raccogliere tesori (in grado di aumentare la nostra possibilità di spesa e acquisto di armi ed equipaggiamento negli intervalli tra una campagna armata e l’altra) e risorse (importanti per recuperare energia, resistenza ma anche potere magico, piuttosto importante in determinate fasi di gioco) mentre ci si sposta lungo le arene che compongono gli scenari bellici di ogni missione. Il tutto arricchito anche dalla presenza di elementi fantasy come gli Orb, pietre magiche che, se opportunamente caricate, ci offriranno la possibilità di evocare veri e propri esseri sovrannaturali in grado di risolvere il conflitto a nostro favore, anche recuperando da situazioni di evidente difficoltà. Un po’ come le invocazioni dei vecchi Final Fantasy, insomma! Da notare poi come, a inframmezzare ogni scontro da quello successivo, intervengano anche delle fasi di esplorazione e gestione del proprio party nell’accampamento che fa da sede principale della nostra armata: questi momenti, con un cambio di punto di vista e inquadratura più ravvicinato, sono molto apprezzati in particolare per l’occasione che offrono di approfondire tutti gli aspetti della trama precedentemente descritti, con sessioni animate e altre dialogate capaci di calare il giocatore all’interno della fitta trama che avviluppa le diverse fazioni in lotta fra loro, tra intrighi di corte, paludi diplomatiche e un contesto politico piuttosto verosimili.
Dal punto di vista tecnico, DioField Chronicle tradisce a volte la limitatezza del budget profuso dalla casa madre al team di sviluppo, in particolare per una mole poligonale non sempre eccelsa e alcuni rallentamenti, stranamente più presenti nelle rilassate fasi gestionali che non sul campo di battaglia, ma nell’insieme il colpo d’occhio è ben più che apprezzabile. La direzione artistica, da un lato, offre personaggi finemente curati tanto sul versante estetico quanto sotto il profilo della caratterizzazione individuale; il passaggio alla visuale dall’alto, a volo d’uccello, delle battaglie tradisce a tratti una certa incoerenza stilistica tra il tratto quasi gotico dei personaggi e un contesto ambientale fin troppo realistico, ma certi piccoli dettagli più fantasy legati tanto alla tecnologica magia esistente in questo particolare mondo, quanto alle sue creature fatate o mostruose riportano tutto a più miti consigli, anche per quanto riguarda l’amalgama estetica. Il comparto sonoro è ben studiato, così come si fanno apprezzare i doppiatori inglesi, capaci di aumentare sensibilmente il senso di immedesimazione in questo Medioevo tanto magico, quanto cavalleresco. Il sistema di controllo funziona ottimamente, così come l’interfaccia non scade nella confusione, nonostante la mole di informazioni sempre a disposizione dell’utente, soprattutto nelle concitate fasi belliche. La longevità, infine, saprà soddisfare la maggior parte degli appassionati, soprattutto se si faranno coinvolgere dal tessuto narrativo, andando alla risoluzione anche delle missioni secondarie, senza correre ad affrontare sempre e solo il filone principale del racconto.
La recensione
Quando un progetto dal budget così limitato riesce a fare così tante cose nel modo giusto, emerge un prodotto da non perdere; figlio forse di un'epoca passata, in cui la cura per il dettagli delle dinamiche di gioco e per i particolari della veste estetica contavano più di tanti altri fattori, ci auguriamo possa essere precursore di un ritorno alle origini, di cui saremmo noi giocatori e fruire maggiormente.