In un panorama di grandi produzioni, enormi team, budget costosissimi e processi di accentramento e assimilazioni di piccoli talenti in gruppi di lavoro e property sempre più massicci, esistono ancora produzioni in grado di ritagliarsi un loro piccolo spazio di respiro e sopravvivenza, proliferando grazie ad ambizioni più contenute e realistiche, nonché affidandosi alla passione dei suoi creatori. Non soltanto nel panorama indipendente, ma anche all’interno di grandi case di produzione che, in piccole bolle tra un macro progetto e l’altro, mantengono vivo lo spirito sperimentale di menti artistiche, capaci di spaziare anche al di fuori dei binari prestabiliti delle pianificazioni commercialmente più pesanti. Progetti che magari prendono vita proprio grazie al successo di alcuni di questi grandi investimenti, affidati alla direzione di figure che poi, quasi in cambio dello sforzo profuso nel seguire le direttive dei piani alti delle loro stesse aziende, chiedono e ottengono di poter portare avanti piccole idee, capaci però spesso di offrire grandi soddisfazioni. Tanto ai loro creatori, quanto a noi semplici appassionati, fruitori delle loro opere. Come nel caso di Voice of Cards, pubblicato da Square-Enix e realizzato dalle grandi menti responsabili di uno dei più grandi successi recenti, quello della serie NieR (Automata, Replicant, Drakengard…).
Questa serie, nata presumibilmente un po’ per gioco e un po’ come valvola di sfogo creativa per le figure di spicco di uno dei maggiori team interni della grande casa giapponese, arriva oggi al suo terzo capitolo, nel giro di solo un anno: a ottobre 2021, infatti, fa il suo esordio sull’eShop il capostipite, seguito poi già a febbraio di quest’anno dal seguito per la composizione di una trilogia che si chiude, appunto, oggi – grazie all’uscita di The Beasts of Burden. Il budget riservato all’operazione è in linea con i precedenti episodi, che denotano l’amore profuso da parte dei creativi, quanto il braccino corto da parte invece delle alte sfere aziendali: il gioco infatti ripercorrere in maniera pedissequa l’alternanza tra tabellone di gioco in pratica bidimensionale, visto dall’altro; fase esplorativa dove l’overworld è composto da carte coperte e una sorta di pedina degli scacchi, a simboleggiare il protagonista, e momenti di dialogo e narrazione portati avanti dalla voce narrante e dalla raffigurazione, sempre su carte ovviamente, di splendidi artwork a simboleggiare sia i personaggi giocanti che quelli non giocanti, sia gli eroi che i mostri. Raffigurazioni però splendide, come dicevamo, poiché laddove non arrivano i finanziamenti, arriva la passione che, unita alle capacità artistiche, è in grado di sopperire in maniera più che degna, donando all’insieme un outlook risicato, eppur fine, modesto, ma accattivante. Tutto in Voice of Cards, infatti, trasuda stile e raffinatezza, dall’accompagnamento sonoro alla cura dei particolari, dalla varietà e qualità complessiva del bestiario, alle sottili ma importanti novità introdotte passo passo, episodio dopo episodio, catturando l’immaginario e l’attenzione del fruitore, ma soprattutto la sua attenzione e il suo divertimento. Sarà infatti difficile non immedesimarsi nel contesto di gioco: basteranno pochi minuti per restare coinvolti nella nuova avventura raccontata in maniera tanto sommessa quanto efficace.
Nell’universo qui rappresentato, gli esseri umani sono da sempre in lotta contro i mostri, in una guerra senza confini e pause, attraverso un conflitto perenne che spesso costringe a nascondersi e barricarsi, in costante tensione per il potenziale prossimo attacco. E’ così che anche la protagonista e il suo popolo vivono, nei meandri di grotte sotterranee allestite con trappole e nascondigli di ogni sorta, per fuggire dai mostri e ricacciarne l’avanzata. Ma spesso, contro l’inesorabile marciare delle creature demoniache niente sembra bastare e così, poco dopo l’inizio del gioco, il piccolo villaggio e i suoi abitanti verranno invasi, generando nella ragazza-avatar il desiderio di vendetta. Si partirà così all’avventura, lungo lande desolate e maledette, popolate da diavoli di ogni foggia, pronti a saltare alla nostra giugulare pur di eliminarci: ma la preparazione di strega combattente della nostra eroina non si piegherà tanto facilmente, anche grazie all’aiuto di altri prodi guerrieri e…dei mostri stessi. Sì perché pur muovendosi in continuità con i precedenti capitoli, come anticipavamo The Beasts of Burden introduce anche alcune interessanti novità, proprio legate alla natura intricata e complessa che, all’interno della cornice narrativa, caratterizza il rapporto tra uomini e bestie.