Fairy Elements: la recensione

Un RPG lungo 200 anni, in arrivo da KEMCO

Nel passaggio dall’epoca d’oro delle pubblicazioni orientali su console e l’era moderna, infarcita da grandi case di produzione occidentali, con team gargantueschi sparsi per il globo e titoli di derivazione PC (processo nato simbolicamente dell’alleanza tra Microsoft e SEGA per fornire l’infrastruttura Windows su Dreamcast) molti team di sviluppo sono andate scomparendo, incapaci di far fronte a tali cambiamenti di scenario competitivo e di mercato. Tra queste, il rischio è stato corso anche da KEMCO, che a un punto però è riuscita a pivotare il proprio business model, indirizzando su produzioni di stampo chiaramente classico, in ambito JRPG, con una forte componente legata alle statistiche di gioco, alla struttura del battle system e alla pura giocabilità, più che ad alti valori di produzione grafica o visiva. Trovando la sua dimensione soprattutto in ambito mobile, ma non solo. Ora i suoi titoli arrivano anche su Switch!

È infatti ora disponibile Fairy Elements, un gioco di ruolo dove impersonare Yamato, un cavaliere reale in lotta per proteggere la pace del suo regno. La sua spada è intrisa del potere magico chiamato Material e, insieme alla fidata assistente Orka, a più volte condotto le proprie schiere alla vittoria contro gli avversari demoniaci che minacciavano le loro terre. Eppure, durante lo scontro finale contro il leader mostruoso della fazione avversaria, uno strano incantesimo lo trasporta 200 anni nel futuro. In questo nuovo tempo, l’eroe incontrerà strane creature e una misteriosa ragazza, e l’avventura avrà davvero inizio. Il gioco si muove nel classico contesto dei giochi di ruolo giapponesi, con una ambientazione fantasy piuttosto tradizionale, tra villaggi immersi nella natura, diversi paesaggi da scoprire, mostri diabolici e demoniaci da affrontare, tanto a suon di ferro quanto di magia, tra spade fatate ed incantesimi, il tutto rappresentato con una visuale a volo d’uccello nell’overworld e una ravvicinata laterale nei momenti di lotta. Insomma, il titolo in questione a tratti sembra di ripercorrere dinamiche ed estetiche di quel periodo d’oro a cavallo tra la fine degli anni ’90 e l’inizio dei 2000.

Tra le particolarità che però differenziano quest’opera da molte altre troviamo diverse soluzioni di gioco, legate a particolari dinamiche necessarie per la crescita dei personaggi e delle loro caratteristiche di combattimento. In particolare, sarà possibile fortificare le vostre ami e armature, aumentando le performance di diversi oggetti, creandone di nuovi , il tutto con conseguenze anche estetiche, visibili a schermo durante i combattimenti. Interessante anche la dinamica legata al passaggio tra le fasi di esplorazione e quelle di battaglia, considerando come la schermata di lotta comparirà non soltanto quando andrete a sbattere, volontariamente o meno, contro un nemico (sempre visibile sulla mappa di gioco), ma anche entrando nel raggio del suo campo visivo. Una struttura che in qualche modo offrirà al fruitore la possibilità di determinare il ritmo e la frequenza degli scontri, lasciandogli la libertà di optare in alcuni frangenti per movimenti più furtivi, anche se non propriamente stealth, piuttosto che per un approccio più guerrafondaio. Il piacere delle fasi di combattimento, comunque, vi spingerà spesso ad affrontare gli scontri con piacere, grazie alla varietà di possibili azioni a vostra disposizione, alla semplicità di accesso alle stesse e, in generale, alla resa spettacolare di questi frangenti, tra mosse speciali ed effetti di luce, senza dubbio espressione dei punti più alti del titolo, sotto il profilo grafico.

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