Al di là del già citato aspetto stilistico, che porge omaggio a un’opera diversa da quella di Pikmin, emergono anche altri aspetti di novità nell’opera originale di Tynikin: se il prodotto indie condivide dinamiche di gestione delle risorse “sacrificabili” rappresentate dai curiosi esseri viventi incontrati nella bizzarra abitazione, nonché la necessità esplorativa di location tridimensionali, il ritmo di gioco e la natura del level design differiscono senza dubbio. Gli ambienti sono per lo più indoor e di dimensioni più ridotte, rispetto ai capitoli resi famosi da Olimar, ma non per questo scialbi o privi di elementi di interesse: in particolare, la verticalità degli stessi è molto apprezzata, andando ad aggiungere una dinamica esplorativa maggiore, sotto questo punto di vista, e inserendo per ovvi motivi anche una componente platform piuttosto spiccata. Per compiere le necessarie traversate, infatti, dovremo ad esempio rimbalzare su dei tamburi sparsi sul pavimento, in modo da toccare vette altrimenti inaccessibili; calcolare al meglio il doppio salto seguito dalla planata, per coprire le distanze necessarie e metterci al sicuro su una piattaforma lontana; sfruttare i fili di seta di strani e adorabili ragnetti per muoverci in maniere inaspettate e così via. Questo è un aspetto davvero importante nell’opera qui trattata, sia perché costituisce una gran parte dell’attività interattiva a nostra disposizione, che perché ne afferma e rivendica la natura propria, rispetto alle forti ed evidenti fonti di ispirazione, assieme alla traversata rapida messa a disposizione del fruitore da parte dei programmatori, grazie alla possibilità di “surfare” su una scivolosissima…saponetta! La sensazione complessiva è quella di un titolo capace sia di proporre le dinamiche di raccolta e gestione delle risorse tipica di un Pikmin, che le interazioni più movimentate di un platform 3D degli anni 2000, con un senso di piacevole familiarità, quantomeno per i giocatori più anziani tra voi. Il lato negativo è che tale respiro, a tratti anche più ambizioso in termini prettamente ludici rispetto a tante altre produzioni similari o a svariati titoli indie, si scontra con un sistema di controllo a volte ingannevole: la sovrapposizione tra i personaggi 2D e gli ambienti poligonali, infatti, genera una certa difficoltà di lettura degli spazi e delle distanze che vi porteranno in più di un’occasione a dover ripetere anche i più semplici dei salti, con conseguente frustrazione.
Se l’aspetto di puro platforming quindi finisce per creare qualche grattacapo di troppo, questo è dovuto (oltre che alla già citata giustapposizione complessa tra elementi in movimento bidimensionali e ambientazioni tridimensionali) anche a una fluidità e a una gestione della telecamera rivedibili e, senza dubbio, aperti a margini di miglioramento. Quantomeno nella versione Switch, infatti, il frame rate non genera certo né mal di testa né impossibilità di lettura o fruizione, tutt’altro, ma non appare nemmeno particolarmente elevato né stabile. La cosa appare piuttosto evidente gestendo la rotazione della telecamera, che per altro in ambienti tridimensionali dotati come detto anche di valori di verticalità avrebbe necessità di rispondere in maniera efficace ed efficiente a ogni più piccolo gesto del giocatore. Un consiglio che possiamo darvi, poiché abbiamo sperimentato in prima persona quanto possa migliorare le cose, è giocare coi valori di settaggio nel menù dedicato, per velocizzare gli spostamenti sui vari assi a seconda della vostra personale sensibilità, così da raggiungere i parametri migliori, nel limite di quanto consentito da una programmazione che speriamo possa beneficiare di un paio di patch correttive nel corso delle prossime settimane. Buona invece la qualità dell’immagine, così come la resa complessiva a schermo, arricchita da un look ricco di personalità e capace di strappare ben più di qualche sporadico sorriso. La longevità e la cura dell’aspetto sonoro sono nella norma, senza infamia e senza lode, ma per la durata dell’avventura siamo certi che il gioco saprà coinvolgervi in più di un’occasione.
La recensione
Un po' Pikmin e un po' Paper Mario, l'opera del team responsabile di Splasher e Rayman Legends saprà conquistarvi con il suo ritmo pacato, il suo senso di esplorazione rilassato, la sua amabile direzione artistica e una giocabilità mista ricca di spunti interessanti. Un pizzico di imprecisione nel sistema di controllo e nella fluidità dell'esperienza non gli consentono di spiccare il volo, ma la sua poesia è indubbia.