Xenoblade Chronicles 3: la recensione

L'atto conclusivo (?) di un'avventura lunga dodici anni sta per svolgersi davanti ai vostri occhi, in esclusiva per Nintendo Switch

Un altro aspetto che si svela piano piano agli occhi del fruitore è poi quello legato alla libera esplorazione delle ampie aree che compongono il mondo di gioco. Un mondo di gioco vastissimo, che non ha nulla da inviare alle opere del passato realizzate dallo stesso team di sviluppo, ma che sarà più restio a lasciarsi andare tra le mani del giocatore. Innanzitutto, chiariamo che l’universo programmato da Monolith Soft per il terzo capitolo numerato non è un puro open world come fu invece Mira (il pianeta protagonista di Xenoblade Chronicles X per WIi U), ma un mondo vasto, costituito da numerose aree di per sé così grandi che in altre produzioni probabilmente costituirebbero l’intero ambiente esperibile dal fruitore durante tutto l’arco narrativo del gioco stesso. Un po’ come nel titolo per Wii (poi rivisitato anche su Switch) e nel suo seguito diretto, esistono vari ambienti molto vasti, collegati sporadicamente da brevi schermate di caricamento. Nulla, in questa scelta strutturale, va a ridimensionare o scalfire l’ambizione semplicemente fuori scala dell’opera di Takahashi che, ancora una volta, domina la scena internazionale in termini di world building. La differenza sostanziale, soprattutto venendo da centinaia di ore di esperienza in ambiti similari, è che le diverse location si sveleranno agli occhi del giocatore in maniera più graduale, soprattutto per quanto riguarda quegli elementi sparsi per le aree che saranno accessibili, attuabili o raccoglibili soltanto dopo aver sbloccato alcune caratteristiche e opzioni di gioco più avanzate. Anche queste, infatti, come per quanto riguarda le tecniche di lotta e battaglia, verranno rilasciate passo passo dal team di sviluppo progredendo nella storia, accompagnate ciascuna da una esaustiva spiegazione di tutti i suoi particolari e di tutte le sue caratteristiche, in modo che qualsiasi fruitore non si senta spaesato e sappia sempre, in qualsiasi circostanza, come comportarsi con le svariate dinamiche di collezione, raccolta, utilizzo delle materie prime che si possono trovare in ogni angolo (anche il più remoto) di ciascun “livello”. Il ritmo graduale studiato da Monolith Soft introduce per altro l’enorme varietà ambientale con parsimonia, proprio per consentire al fruitore di sviscerare tutte le possibilità di interazione a sua disposizione con calma, lasciando inizialmente un leggero amaro in bocca agli appassionati di vecchia data, che agognano sin dalle battute iniziali le meraviglie di cui il team è capace, ma che dovranno invece pazientare un po’ prima di restare completamente a bocca aperta. Un po’ per l’impossibilità iniziale di gestire al massimo le risorse sparse nelle location, di accedere liberamente al viaggio istantaneo tra aree già scoperte e visitate, di spostarsi in maniera più rapida che non semplicemente a piedi facendo lunghissimi giri per arrivare a destinazione o anche solo di attivare determinati punti di interazione nell’attesa che tali dinamiche vengano sbloccate, il senso iniziale è forse un po’ da freno a mano tirato ma possiamo assicurarvi che, per numerose ragioni che preferiamo non svelare, a partire dal terzo capitolo in avanti tutto diventerà semplicemente mozzafiato. Premesso che le prime 10/12 ore di gioco sapranno comunque appassionarvi a storia, trama, personaggi, mostri, nemici, ambientazioni ben più di moltissime altre produzioni presenti a scaffale oggigiorno, va detto che chi saprà pazientare fino al Capitolo 3 non se ne pentirà. Nella maniera più assoluta.

Tutta l’ambizione di questo enorme progetto è sorretta da un comparto tecnico di primo piano. Da sempre il team è stato in grado di mettere sullo schermo ambientazioni di vasta portata, capaci di rendere omaggio alla visione dei suoi rappresentanti più importanti, con dimensioni notevoli, un elevato grado di interattività e una densità di vita inviabili, tra fauna e flora articolate e varie, dotate di pattern comportamentali e coesione ambientale e tempi di caricamento quasi inesistenti. Il tallone d’Achille era rappresentato da risoluzione non particolarmente elevate e, soprattutto in determinati frangenti, un frame rate a tratti zoppicante. In Xenoblade Chronicles 3 l’infrastruttura non varia, conservando intatto tutti gli stilemi di impostazione tecnica tipici di Monolith Soft, ma migliorando notevolmente l’impatto complessivo. La priorità del calcolo computazionale viene ancora una volta riservata alla messa in scena di location vastissime, quasi totalmente esplorabili, densamente popolate e fortemente interattive; anzi per certi aspetti i programmatori osano ancora di più, visto che dai 4 membri del party che caratterizzavano gli episodi precedenti, si passa addirittura a 7 (numero massimo, mentre per gran parte dell’avventura il team di combattimento è formato comunque da ben 6 esponenti), aumentando non di poco la ricchezza delle battaglie rappresentate a schermo, sempre spalleggiate da un congruo numero di avversari e dai tantissimi giochi di luce e effetti speciali che condiscono gli scontri (anche i più basilari). La caratteristica principale che distingue però questa iterazione dai predecessori è che il tutto regge ancor meglio l’urto di un pacchetto d’insieme persino più ricco di quelli di una volta, grazie a due aspetti principali: da un lato l’esperienza accumulata dalla casa di sviluppo rispetto all’hardware di Nintendo Switch (in fondo sono passati ben 5 anni dall’uscita di Xenoblade Chronicles 2 e da allora tra Torna e l’edizione rimasterizzata del primo capitolo in sostanza Monolith Soft non ha mai smesso di apprendere, continuando con un allentamento che dà ora i suoi frutti più maturi); dall’altro una nuova soluzione di renderizzazione dell’immagine che potrebbe essere materia di studio per diverse software house. Se il primo aspetto contribuisce soprattutto al mantenimento di un frame rate veramente stabile, spesso capace di mantenersi fisso sui 30fps e comunque mai fastidioso anche a fronte di eventuali lievi e sporadici cali di fluidità, il secondo permette di proiettare a schermo immagini che nativamente non sono in realtà così più elevate rispetto ai titoli già fruiti nel corso degli anni, ma che risultano più nitidi agli occhi del fruitore grazie a un sistema di ricostruzione dell’immagine davvero all’avanguardia. Con una logica simile al sistema DLSS, in pratica, la fatica relativa all’output grafico che pesa sull’hardware è in linea con quanto visto in passato, ma la tecnica di ricostruzione dell’immagine permette di visualizzare un risultato del tutto equiparabile a quello di risoluzioni effettivamente più elevate. La resa è semplicemente ottima sia su schermo TV che, soprattutto, in modalità portatile, permettendo al gioco di esprimersi in tutta la portata della sua visionaria bellezza. A completare questo splendido pacchetto offerto da Monolith Soft ci pensano poi centinaia di ore di longevità (per completare l’avventura principale potrebbero bastare un’ottantina di ore di gioco, ma dedican

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La recensione

9.5 Il voto

La perfezione non è di questo mondo, né di Aionios, ma il terzo capitolo di Xenoblade ci va dannatamente vicino. Amalgamando assieme in maniera sopraffina gli aspetti più convincenti di tutti i precedenti episodi della serie, il gioco riesce ad offrire un'esperienza dannatamente longeva, qualitativamente magistrale, tecnicamente notevole e, soprattutto, in grado sia di appassionarvi, che di intrattenervi come pochissime altre produzioni disponibili sul mercato.

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