Concluso il Maji-Kill entriamo nella fase del livello che lascia più spiazzati, ossia quella dello sparatutto a scorrimento verticale in stile 1942 e successivi per intenderci. Un arcade di questo tipo di primo acchitto c’entra davvero poco con quanto giocato nelle due fasi di indagine precedenti ma va dato atto agli sviluppatori che al tutto è stato dato comunque un certo senso, seppure stiracchiato. Praticamente la nostra odiata Binko ci spiegherà che il condannato viene in questa fase trasportata in una sorta di realtà virtuale nella quale dovremo scardinare (bombardandole con la nostra navicella spaziale) i pregiudizi e le convinzioni del giustiziere, che vengono qui rappresentate sotto forma di navicelle spaziali nemiche. Distruggere quindi tutte le orde di nemici spaziali che ci si presenteranno di fronte significherà alla fine fare dei passi avanti nel convincere il giustiziere della nostra innocenza. A onor del vero anche questa fase di gioco è ben amalgamata e spiazza molto meno del previsto. I giochi di luce e la manovrabilità della navicella sono ben eseguiti, tuttavia il vero problema qui sta in un livello di difficoltà davvero basso che finisce per rendere la parte shooter un intermezzo forzato tra un’indagine e l’altra.
Yurukill riesce a tenere comunque sempre alta l’asticella della tensione grazie ad una scrittura ben realizzata (seppur davvero troppo prolissa) e ad un cast di personaggi ben caratterizzati e sfaccettati. Ad esempio la conduttrice/sacerdotessa Binko riesce per tutta la durata dell’avventura a destreggiarsi al limite tra l’essere una pericolosa psicopatica ed una accattivante spalla dei personaggi principali. Graficamente la realizzazione è piacevole così come la colonna sonora originale in grado di reggere bene ogni fase dell’avventura. Tuttavia il gioco paga lo scotto di un set di comandi un pò legnoso e lento soprattutto nelle fasi di esplorazione. Chi si avvicina a questo titolo probabilmente sarà avvezzo ad interfacciarsi con una grossa mole di testo, come tipico delle visual novel, in particolare quelle di taglio orientale. Tuttavia in Yurukill il procedere è davvero molto lento e tante volte si vorrebbe fare qualcosa, o interagire con qualcuno, mentre saremo invece costretti a scorrere ancora e ancora diverse decine di righe di testo. L’intro iniziale è l’esempio perfetto, dato che per circa tutta la prima ora di gioco non potremo fare altro se non leggere l’introduzione ai personaggi, all’isola di Yurukill, al funzionamento delle stanze e così via. Non è in questione la qualità della scrittura, che è buona, è proprio la quantità e la lentezza del procedere della storia che rischia di mettere a dura prova anche i più pazienti.
La recensione
Tanta carne al fuoco in questa avvincente visual novel. Un mix di generi davvero atipico ma tutto sommato ben amalgamato, sebbene la parte shooter sia un pò troppo semplice e poco varia. La trama è interessante ed in grado di tenere sempre alto il livello di tensione, grazie ad un cast ben sviluppato. Unica pecca il fatto che tutto questo materiale si dipani con una certa lentezza, una mole di testo importante e, perlomeno nelle fasi iniziali, un disequilibrio molto marcato tra parti di giocato e parti di semplice lettura.