Dal punto di vista ludico, le due produzioni si somiglino molto, come è logico che sia, essendo l’uno il seguito diretto dell’altro. Trattasi in sostanza di platform a scorrimento, in simil 3D: il tutto è assolutamente poligonale e i percorsi, di per sé limitati a un unico asse di spostamento (sia esso orizzontale o verticale) si articolano a loro volta in ambienti dotati anche di profondità spaziale. Non è quindi un semplice caso di “2.5D”, come ad esempio accade per Donkey Kong Country Returns, quanto invece di un antesignano dei platform puramente 3D. Se il ritmo di gioco ricorda moltissimo i platform puramente bidimensionali (anche se la somiglianza più forte la sentiamo, giocando, con Clockwork Knights, produzione SEGA dei tempi del Saturn addirittura), la struttura ricorda fortemente i Crash Bandicoot della “N’ Sane Trilogy”, mentre la forte spinta alla raccolta di collectible rimanda in maniera piuttosto chiara alle “morbide” avventure di Kirby. Insomma, Klonoa è figlio dei suoi tempi, del suo genere di appartenenza e di uno scenario di platform a sfondo mascottistico piuttosto definito, ma riesce a esprimere nel mix di elementi mutuati da altre produzioni anche un’anima propria, riscontrabile nel primo e nel secondo capitolo qui riassunti per i nuovi fruitori odierni, possessori di Nintendo Switch.
La personalità specifica di questi prodotti emerge soprattutto da due aspetti, l’uno più legato alla giocabilità pura e semplice, l’altro all’estetica dei mondi presentati dagli sviluppatori. Da un lato, il titolo presenta le classiche possibilità di spostamento e salto, arricchite però anche dalla mossa di planata (garantita dalle grandi e lunghe orecchie del protagonista) e dalla possibilità di afferrare i nemici. La combinazione di azioni e movimenti che ne deriva è piuttosto ampia e variegata e, soprattutto, ben integrata con le possibilità esplorative delle ambientazioni, poiché al fine di collezionare tutti gli elementi di gioco sparsi per i livelli sarà necessario sfruttare al massimo tutto ciò che è a nostra disposizione, in termini di abilità. Il ritmo di gioco ne trae giovamento, mettendo nelle mani del giocatore un discreto livello di interazione. Il secondo aspetto è invece legato alla direzione artistica: tutto è molto colorato, vivace, giocoso. Il tratto, la palette cromatica, le forme, il character design sono di chiara ispirazione cartoonesca, diversa da molte delle produzioni quantomeno attuali sul mercato. Forse l’epigono più similare è proprio quel Kirby già citato in precedenza. Un taglio stilistico chiaramente indirizzato anche verso un target d’età piuttosto basso, ma non per questo disprezzabile anche dai più vecchietti come me.
La recensione
Klonoa torna, in una di quelle ormai tante operazioni di "remaster", capaci di guardare al passato e ridargli una spolverata, sperando di riattizzare le braci di una passione antica, presso i videogiocatori di oggi. In alcuni casi (basti pensare a Crash Bandicoot) l'esito è stato più che positivo, tanto da spingere in produzione un nuovo e inedito capitolo, pertanto ci auguriamo che anche la mascotte Bandai-Namco possa trovare lo slancio necessario per una produzione nuova, davvero al passo coi tempi.