C’era un tempo in cui praticamente ogni casa di sviluppo di videogiochi aveva una mascotte, solitamente mutuata da uno dei loro titoli di punta, quasi sempre appartenente al genere platform. Vuoi per una maggior limitatezza di possibilità creative a livello anche tecnico, vuoi per il formarsi naturale di quei famosi trend, tramite i quali si cercano di analizzare e giustificare i fenomeni periodi di sovraffollamento di metodologie d’offerta, vuoi semplicemente perché un tempo il panorama console era dominato prevalentemente da team giapponesi e nel Sol Levante un determinato tipo di produzioni “kawaii” è tradizione anche culturale…fatto sta che accanto a Mario e Sonic, era ovvio trovare anche PacMan e…Klonoa. Ebbene sì, esisteva anche questo simpatico esserino d’origini orientali, a deliziare i pomeriggio di tantissimi bambini alle prese con il colorato mondo dei titoli di azione ed esplorazione da giocare su cartuccia. E, figlio di un altro di quei famosi trend (cioè quello del recupero nostalgico delle produzioni anni ’90) eccolo tornare, Klonoa, a ripercorrere le orme di sé stesso, con una raccolta di remaster.
La collection qui presa in esame comprende due titoli della serie: Klonoa: Door to Phantomile , che aveva già visto una nuova edizione su Nintendo Wii nel corso del 2008, e Klonoa 2: Lunatea’s Veil , apparso invece nel 2001 per PlayStation 2. In entrambi i casi, la versione per Switch presenta cinematiche, gameplay, personaggi, fondali completamente aggiornati rispetto al passato, per tirare a lucido l’amato mondo di Klonoa. Il lavoro di pulizia e riammodernamento del comparto tecnico si basa sostanzialmente su un generale rifacimento che non intacca la resa visiva originale, in termini di stile e colpo d’occhio. In qualche modo, potremmo paragonarla ad operazioni simili operate ad esempio su Crash Bandicoot o, per restare in casa Nintendo, su Xenoblade Chronicles DE: non esattamente un remake, ma nemmeno una leggera rimasterizzazione come visto ad esempio per la raccolta dedicata agli episodi 3D di Super Mario su Switch. I modelli sono aggiornati, sia per quanto concerne i personaggi che per quello che riguarda invece gli elementi ambientali; completamente nuovo anche il sistema di illuminazione e il lavoro di texture applicate alle superfici. Insomma, non parliamo certo di uno dei picchi grafici raggiunti o raggiungibili sulla console di riferimento, ma l’insieme del lavoro svolto è comunque di discreta fattura, confermando l’impegno di Bandai-Namco nel riproporre, seppur con uno sforzo contenuto e riprendendo opere del passato (senza cioè lo slancio complessivo di un nuovo capitolo inedito) una delle proprie colonna del portafoglio prodotto degli anni ’90 sperando…chissà, che nuove generazioni si affaccino su questi mondi e ne restino affascinate.
Il paradosso è che esteticamente, quantomeno da un puro punto di vista tecnico, il primo gioco (cronologicamente più datato) appare in realtà tirato più a lucido, proprio grazie al fatto di essere basato sulla versione Wii, in realtà più recente rispetto alla versione PS2 del secondo capitolo della saga. Comprensibile, sapendo appunto quale sia la storia dietro le quinte di questi due progetti, ma comunque curiosa come evidenza: in particolare fa un po’ sorridere, ripensando alle numerose critiche esagerate che accompagnarono, presso un certo tipo di utenza, il lancio della famosa console di Nintendo basata sui sensori di movimento, spesso criticata per essere addirittura inferiore come prestazioni hardware alle concorrenti della generazione precedente (Xbox, GameCube e, appunto, PlayStation 2). Certo, quel prodotto segnò l’abbandono da parte dalla casa di Kyoto della “corsa agli armamenti”, decidendo un approccio hardware più ingegnoso che ingegneristico (se così vogliamo definirlo), ma resta il fatto che in questo nuovo doppio remaster per Switch, il titolo graficamente più appagante è quello tratto dalla console Nintendo di due generazioni passate. Piccole chicche di chi segue da parecchio tempo il mercato dei videogiochi, i suoi prodotti ma anche le reazioni del suo pubblico di appassionati più fedeli, ma anche più intransigenti!