Le vere e proprie fasi di combattimento avvengono in diversi scenari secondo il criterio dei classici giochi di ruolo strategici a griglia. I movimenti sono liberi all’interno di un’area massima che delimita i confini entro i quali ciascun soldato, guerriero o mago sia in grado di spostarsi, evidenziata sul terreno di gioco; svolto il movimento, potremo poi selezionare diverse azioni di gioco, tra attacchi, utilizzo di oggetti del nostro equipaggiamento o posizioni difensive, sempre con lo scopo di arrivare ad eliminare i nostri nemici, facendo sopravvivere i personaggi da noi governati. In questo contesto il gioco offre il meglio del suo profilo puramente ludico, con una buona varietà di arene, un discreto utilizzo degli elementi ambientali per aumentare il senso di coinvolgimento e la necessità di approccio strategico ai campi di battaglia, con diverse possibilità di tattiche relative alla risoluzione degli scenari di combattimento. L’alternanza tra ferro e magia, tra soldati e maghi, ciascuno coi propri punti di vantaggio o svantaggio a seconda dei nemici e dei contesti aumenta a dismisura la qualità strategica del gioco, che tende a comportarsi in maniera onesta anche sotto il profilo della gestione dell’Intelligenza Artificiale, ponendo il giocatore davanti a sfida anche difficili o impegnative, ma sempre lontane dalla frustrazione.
Il versante tecnico del gioco è purtroppo altalenante: al di là della complessa interfaccia utente di cui abbiamo già parlato, anche i tempi di caricamento spiccano in senso negativo, soprattutto nelle fasi di ripresa delle avventure in un nuovo universo diegetico, laddove subentrano le necessità di aggiornamento dell’intero mondo, con il mantenimento e il calcolo delle statistiche di gioco fin lì raggiunte con le nostre scelte. Un aspetto piuttosto fastidioso, per una produzione che fa della morte dell’avatar e del suo intero contesto narrativo un elemento costante, alla base del concetto di riproduzione e ricreazione procedurale di nuovi universi proprio di The Hand of Merlin. Oltre a questo, anche lo stile adottato per mettere in scena la direzione artistica classicheggiante non risalta per particolare slancio estetico né di design, proponendo un colpo d’occhio d’insieme piuttosto banale e privo di grandi spunti creativi. La verosimiglianza della resa ottico-retinica non sfigura su Switch, soprattutto in versione portatile, ma al contempo non riesce nemmeno a risultare memorabile.
La recensione
Troppa carne al fuoco in questo mastodontico tomo fantasy che, nel mettere assieme giochi di ruolo e videogame, carte e dadi, soldati e maghi finisce per soverchiare il giocatore di informazioni mal strutturate e poco organizzate. La bontà delle battaglie strategiche e del presupposto narrativo finiscono per restare sepolte sotto pagine e pagine di intricanti labirinti di difficile interpretazione.