Pixel art, roguelite e Nintendo Switch eShop: un trittico che, nel corso degli ultimi anni ha saputo offrire grandi soddisfazioni, tanto agli sviluppatori quanto agli appassionati. Appassionati acquirenti di numerose produzioni dai diversi valori, dalle diverse direzioni artistiche, dalle diverse nature, spesso però accomunati dall’esito più che positivo di progetti ambiziosi, seppur gestiti da piccole realtà e gruppi di programmatori sospinti più dalla passione che dall’esperienza o dalle possibilità economico-finanziarie, premiati dal pubblico anche di massa in più di un’occasione. Tanti i motivi, tra i quali senza dubbio l’enorme palcoscenico offerto dal successo di un hardware ibrido che, per sua stessa natura, ha anche saputo offrire diverse metodologie di fruizione ed esperienze d’uso, tra il salotto di casa e il mordi&fuggi da portatile, adeguandosi di volta in volta alle esigenze di ognuno e ai contenuti dei vari team di sviluppo. In questo scenario si inserisce pienamente anche Revita, nuova piccola perla potenziale, tutta da scoprire.
Il gioco riprende in maniera derivativa diversi elementi sia in termini di struttura ludica che di impostazione tecnico-grafica da quello che ormai possiamo considerare un filone di moderna tradizione, formato da un blocco di produzioni capaci di offrire una discreta pixel art affiancata alla generazione di livelli di difficoltà crescete da ripetere in maniera consequenziale dopo ogni sconfitta, sperando di riuscire a ogni “run” nell’arduo compito di avanzare un po’ di più lungo il cammino che alla fine ci porterà alla conclusione dell’epopea. In questo caso, inizialmente senza molti fronzoli narrativi, il nostro avatar dovrà affrontare pochi e semplici quadri che fungono da tutorial per i principali comandi di gioco, per poi venire irrimediabilmente sconfitto e, così, scoprire i primi elementi strutturali del loop di giocabilità pensato dagli sviluppatori. Al risveglio, infatti, ci ritroveremo nei tunnel di una metropolitana spirituale semi-abbandonata, nei quali risiede il covo del vecchio saggio che, dall’alto della sua esperienza, ci fornirà i dettagli di una continua risalita verso la luce, per la quale non dovremo farci abbattere dalle continue sconfitte che ci verranno inflitte. Inesorabilmente.
Inutile dire come questo scenario rappresenti l’HUB da cui ripartire a seguito di ogni decesso del nostro rappresentante virtuale, con anche la possibilità di spendere quanto appreso e conquistato durante l’avventura appena terminata, al fine di potenziare il nostro personaggio. Una volta pronti per un altro giro, non ci resta che risalire sui vagoni del treno e ricominciare le sfide dei (solitamente brevi, ma intensi) quadri, con lo scopo di raggiungere l’ascensore capace di farci salire di livello (o di piano), fino allo scontro con il boss dell’area, che da un lato rappresenta ovviamente l’ostacolo più arduo da superare a ogni tentativo, ma dall’altro anche un significativo punto di svolta per storia e crescita del personaggio. Essendo il gioco un roguelite e non un roguelike, infatti, seppur annebbiati dalla necessità di ricominciare sostanzialmente sempre da capo ogni “run” a fronte di una sconfitta, il lato punitivo in Revita è comunque edulcorato da due aspetti: sarà infatti possibile conservare diversi elementi conquistati durante ogni avventura, per riuscire nel giro di pochi tentativi a rafforzare il nostro personaggio in maniera piuttosto significativa; inoltre è presente nel gioco anche un particolare sistema di recupero gemme grazie alle quali sarà anche possibile variare e personalizzare moltissimi elementi di interazione, in grado sostanzialmente di cambiare (e non di poco) il livello di difficoltà di questa interessante produzione.