Anche le fasi di combattimento non risaltano rispetto a quanto offerto dal panorama videoludico moderno: innescato randomicamente dagli scontri casuali, lo schermo di lotta posiziona lateralmente il nostro eroe e i suoi compagni da un lato, fronteggiando il gruppo di avversari. Secondo un passaggio di compiti strutturati coi classici turni, dovremo e potremo selezionare diverse azioni (di attacco, difesa, utilizzo degli oggetti presenti nel nostro armamentario, esercitando anche l’opzione di fuga e così via), cercando di offendere con il più elevato numero di danni i nostri nemici, resistendo contemporaneamente ai loro attacchi. Tutto funziona in maniera piuttosto semplice e lineare, e conseguentemente anche accessibile, ma pecca per l’assenza di qualsivoglia quid di originalità che sappia mettere un pizzico di pepe all’andamento generale degli scontri. Questa generale superficialità dei diversi aspetti che compongono il titolo finisce presto per ridurre il senso di sfida e progressione, lasciando il giocatore in un senso di possibile noia o ripetitività, ammantato da un feeling fiabesco molto accattivante che però, di suo, riesce a soffocare il senso di noia soltanto in parte. Tutto funziona, ma sa allo stesso tempo di già visto e, soprattutto, viene ulteriormente azzoppato nel gradiente di soddisfazione da un ritmo estremamente blando e dalla frequenza assolutamente asfissiante degli scontri casuali.
Niente di negativo a dire, invece, per quanto riguarda il versante grafico, supportato nella sua semplicità da un comparto tecnico all’altezza e capace di non far mai mancare né la giusta pulizia dell’immagine, né la corretta fluidità in un titolo che, in fondo, di azioni frenetiche e d’azione a schermo non ne presenta. Il vero punto di forza del gioco risiede invece nel suo comparto stilistico, sapientemente presentato a schermo con tinte opache, tratti sporchi, una palette di colori tenue per una direzione artistica fortemente legata a doppio filo con i toni di una narrazione fiabesca, fatta di rimandi oscuri ma mai violenti e personaggi dolcissimi, seppur capaci di riflessioni e introspezioni inaspettatamente profonde. Il legame tra la giovane protagonista e il Drago re dei mostri saprà scavare dentro le vostre sensibilità individuali, mettendo radici che, probabilmente, faticheranno a farvi dimenticare le gesta narrate in The Cruel King and the Great Hero per molto, molto tempo.
La recensione
Una indolente ma dolce fiaba, narrata con ritmo fin troppo pacato e toni d'incanto. Se non vi addormenterete tra uno scontro casuale e l'altro, la giovane fanciulla protagonista e il suo regale Drago sapranno raccontarvi una favola difficile da dimenticare.