SNK VS. Capcom Card Fighters’ Clash: la recensione

Un classico del passato ritorna, in tutto il suo splendore, mettendo assieme il "best of both worlds" delle due case di picchiaduro più famose di sempre, pronte a sfidarsi...a suon di carte!

Una delle forze più chiare e dichiarate di Nintendo Switch (a tratti denigrata, forse per invidiosa incomprensione) è senza dubbio quella di saper far leva su un effetto nostalgia che, tra le altre cose, richiama da un lato un panorama del mercato videoludico troppo spesso bistrattato dalla modernità di approcci e modelli di business discutibili; dall’altro evidenzia quanto semplicistica e irrealistica sia la percezione dell’hardware della casa di Kyoto come primario soprattutto per una fascia di età medio-bassa. Il successo invece di una serie di iniziative atte a esaltare “i giochi di una volta” urlano a squarciagola tutto il contrario: un’enorme fetta di possessori della console ibrida qui presa in esame si posizionano in una fascia di età che, anche solo per ragioni anagrafiche, aborra microtransazioni, battle royale, free-to-play e adora piccole produzioni con grafica retrò, dinamiche di gioco semplici ma profonde e, in sostanza, è pronta a spendere per farsi un giro sul viale dei ricordi.

SNK Vs. Capcom: Card Fighters' Clash Is Not The Game You Expect

In questo contesto, rientra appieno anche l’entusiasmo con cui è stata accolta l’idea di SNK di riproporre alcuni dei titoli di maggior richiamo del suo ormai antico hardware portatile (il NeoGeo Pocket) su Switch, con tanto di interfaccia grafica che richiama in maniera lapalissiana proprio la vecchia console. Tra rilasci singoli o raccolti in svariate collezioni, il Nintendo eShop è miniera prolifica per queste piccole chicche d’altri tempi, in un panorama che va ora ad arricchirsi ulteriormente grazie alla riproposizione di un card game (anzi due, ma qui riuniti in un unico prodotto) che lega due tra le più grandi case di picchiaduro di sempre: SNK vs Capcom Card Fighters’ Clash! Un titolo atipico, definibile crossover sotto svariati punti di vista e, in qualche modo, figlio del suo tempo: un’epoca in cui certi accordi commerciali erano ancora possibili, grazie a una concezione dell’industria forse più ingenua di oggi, così come le sperimentazioni di generi applicati anche a licenze già affermate, soprattutto con la scusa della fruizione portatile, allora chiaramente contrapposta a quella più tradizionale, vuoi sul cabinato da sala o sulle console casalinghe dell’era. Un mondo che, paradossalmente, proprio Nintendo con Switch (la console che oggi ospita gran parte di queste iniziative di recupero) ha contributo a superare in via definitiva, grazie alla concezione ibrida del suo hardware e, conseguentemente, delle sue metodologie di fruizione.

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